Sul Tormentone, considerazioni su Il Tormentone di Isidoro

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view post Posted on 9/4/2014, 18:10
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Riguardo ad un pensero di Isidoro, di qualche settimana fa, ovvero faccio riferimento all'articolo "Il Tormentone" su Ecoantroposophia, volevo dire che ritengo legittima la critica secondo la quale, molto spesso, l'anima si riempie di belle parole: amore, fraternità, Cristo ecc., anche se effettivamente non ne conosce il contenuto e un giusto controllo dei penseri e dei sentimenti, dovrebbe sempre stare allerta, quando tali parole vengono portate avanti nel discorso.

Questa critica è reale e ringrazio Isidoro, che continuamente la propone nel blog.

Voglio dire che questa differenziazione in fazioni, che io ho sempre cercato di riunificare (con scarsissimi risulatati tra l'altro), tra Fiancheggiatori e Arieti dell'antroposofia, un topic che aprii nel forum ecoantroposophia.forumfree.it, e che ora mi accorgo con dispiacere che è stato cancellato, comprendo che è vera, ma sono convinto che i due ipotetici gruppi abbiano tutte le potenzialità per una fecondazione reciproca.

Il fatto che ciò non accada, lo reputo principalmente un problema animico. Non credo che sia un problema di "verità da difendere". Si faccia crescere assieme, il grano con la gramigna, dice Gesù nel vangelo, al momento della mietitura, sarà chiaro chi ha portato frutto e chi no. Non credo che esista una verità assoluta a cui qualcuno di noi possa essere giunto. Voglio solo ribadire che tutte le esperienze spirituali, servono solo affinché in esse troviamo la forza di sacrificarcio per chi mi sta vicino.

Dice Massimo Scaligero in una lettera ad un discepolo sull'Archetipo di questo aprile:
CITAZIONE
Vera gioia è quella che si accende per servizio divino, e che sia tale da aiutare gli altri a superare il proprio dolore: anzitutto ad accettarlo per superarlo. Non può essere accettata da noi una condizione gioiosa, che costi l’altrui dolore. Perciò il sacrificio è la via del Sacro Amore: il sacrificio che vada oltre ogni limite umano, onde realizzi il reale superamento dell’umano.
Grande comprensione, infinita tolleranza: perché non c’è nessuno che non erri con innocenza, cioè incosciente. Ciascuno va perdonato. Questa è la Forza che distrugge l’errore umano: l’Amore, che in sé è Sacro Amore.

Penso che la causa pricipale del motivo per cui non c'è questa devozione nei confronti gli uni degli altri, sia dovuta ad una sottovalutata considerazione dei pericoli a cui il discepolo va incontro durante l'esecuzione degli esercizi di concentrazione e meditazione, ma soprattutto di una sottovalutata considerazione dei relativi rimedi (i 5 complementari).

Quindi nonostante credo legittima la critica fatta sul tormentone (1 passo nella conoscenza, 3 passi nella morale), come di un ritornello senza un reale contenuto, una frase detta per automatismo, mancante di vera libertà interiore, passivamente ascoltata da qualche antroposofo a cui concedevamo un'autorità su di noi, e senza verificarne il contenuto, l'abbiamo ripetura a pappagallo. Credo che non si possa escludere anche la critica contraria, ovvero quella di non accettare autorità che non sia quella del proprio pensare o quella dei grandi maestri (Steiner, Scaligero, Colazza).

Dice Steiner nello scritto sotto riportato:
CITAZIONE
Se qualcuno mi comunica una cosa e io l'accolgo per il peso della sua autorità, allora non sono libero. Ma sono altrettanto poco libero se mi chiudo al buono che in tal modo potrei ricevere: in questo caso infatti, la parte peggiore che porto nell'anima esercita su di me una coercizione. E nei riguardi della libertà non importa solo che io non mi trovi sotto la costrizione di un'autorità esterna, ma soprattutto ch'io non stia sotto la costrizione dei miei preconcetti, opinioni, sensazioni e sentimenti.

Spero che in questo periodo di quaresima, abbiamo tutti l'opportunità di ripensare a queste divisioni, e a cercare una via per cui, l'uno sia fecondo per l'altro e viceversa.

Un saluto e vi lascio uno scritto di Steiner in cui parla dei pericoli dell'attività spirituale e dei relativi rimedi.

Pierfrancesco

CITAZIONE
Rudolf Steiner - Sulla via dell'iniziazione.

I GRADI DELLA CONOSCENZA SUPERIORE


Nel libro L'iniziazione, la via della conoscenza superiore è stata seguita fino all'incontro con i due «guardiani della soglia». Ora vogliamo descrivere anche i rapporti nei quali l'anima sta con i diversi mondi, quando percorre i successivi gradi della conoscenza. Così viene dato ciò che si può chiamare la gnoseologia della scienza occulta.

Prima di inoltrarsi sul sentiero della conoscenza superiore, l'uomo conosce soltanto il primo di quattro gradi di conoscenza, quello cioè che gli è proprio nella vita ordinaria entro il mondo dei sensi. Anche quella che di solito viene chiamata scienza si muove su questo primo grado di conoscenza, poiché questa scienza non fa che elaborare in modo più fine il conoscere ordinario, e renderlo più disciplinato. Essa arma i sensi di strumenti (il microscopio, il telescopio, ecc.) per scorgere con maggior precisione ciò che i sensi nudi, come si suoi dire, non vedono. Sennonché il livello della conoscenza rimane sempre lo stesso, sia che si guardino ad occhio nudo oggetti di grandezza normale, sia che si scrutino con l'aiuto di lenti, oggetti e processi di dimensioni molto piccole. Anche nell'applicare il pensiero alle cose e ai fatti questa scienza rimane ferma a ciò che già si svolge nella vita quotidiana. Si ordinano gli oggetti, si descrivono e si confrontano, si cerca di farsi un'idea delle loro modificazioni, ecc. In fondo, il più rigoroso scienziato non fa altro, a questo riguardo, che sviluppare a regola d'arte il modo di osservare che è proprio della vita quotidiana. La sua conoscenza diviene più ampia, più complicata, più logica: ma egli non va verso una diversa qualità di conoscenza.

Nella scienza occulta, questo primo grado di conoscenza è chiamato «conoscenza materiale». A questa si aggiungono poi, per cominciare, tre forme di conoscenza superiore, e a queste, in seguito, altre ancora. Prima di procedere nella descrizione del «sentiero della conoscenza», vogliamo qui descrivere queste tre forme di conoscenza superiore. Se consideriamo come primo grado la conoscenza ordinaria (e scientifica per gli oggetti sensibili), possiamo distinguere i seguenti quattro gradi:

1. La conoscenza materiale.
2. La conoscenza immaginativa.
3. La conoscenza ispirata, detta anche «volitiva».
4. La conoscenza intuitiva.

Vogliamo ora occuparci di questi quattro gradi; e prima di tutto occorre rendersi conto con chiarezza di che cosa siano queste diverse forme di conoscenza. - Nella conoscenza sensibile ordinaria sono in giuoco quattro elementi: 1) l'oggetto che fa un'impressione sui sensi; 2) l'immagine che di quell'oggetto l'uomo si forma; 3) il concetto per mezzo del quale l'uomo giunge ad afferrare spiritualmente un oggetto o un processo; 4) l'io che, sulla base dell'impressione dell'oggetto, se ne forma immagine e concetto. Prima che l'uomo si formi un'immagine, una «rappre-sentazione», esiste un oggetto che gliene porge l'occasione: questo oggetto egli non lo forma, lo percepisce. Sulla base dell'oggetto nasce l'immagine. Finché si guarda un oggetto, si ha a che fare con esso. Dal momento in cui se ne distoglie lo sguardo, non se ne ha più altro che l'immagine. Si abbandona l'oggetto, ma l'immagine rimane «aderente» alla memoria. Però non possiamo limitarci a questa semplice formazione di «immagini»: dobbiamo giungere ai «concetti». La distinzione tra «immagine» e «concetto» è assolutamente necessaria per giungere qui a completa chiarezza. Supponiamo di avere dinanzi agli occhi un oggetto di forma circolare. Poi ci voltiamo dall'altra parte, conservando nella memoria l'immagine del cerchio. A questo punto non abbiamo ancora il «concetto» del cerchio. Il concetto risulta soltanto quando ci si dice: un cerchio è una figura nella quale tutti i punti sono equidistanti dal centro. E solo quando ci siamo formati un «concetto» di una cosa, siamo arrivati a comprenderla. Vi sono molti cerchi: piccoli, grandi, rossi, azzurri, ecc.; ma c'è un unico concetto di «cerchio». Torneremo più avanti su tutto questo; per ora mi propongo soltanto di caratterizzare sommariamente i primi quattro gradi della conoscenza.

Il quarto elemento che entra in giuoco nella conoscenza materiale è l'io. In questo si forma l'unità delle immagini e dei concetti. L'io conserva le immagini nella sua memoria; se ciò non si verificasse, non si avrebbe una vita interiore continuativa. Le immagini delle cose sussisterebbero solo finché le cose stesse agissero sull'anima. Ma la vita interiore dipende dal fatto che una percezione si congiunga all'altra. L'io si orienta «oggi» nel mondo perché di fronte a determinati oggetti gli sorgono le immagini dei medesimi oggetti di «ieri». Si rifletta un momento a come sarebbe impossibile la vita dell'anima, se si possedesse l'immagine di una cosa soltanto finché la cosa ci sta davanti. - Anche riguardo ai concetti l'io forma l'unità. Esso connette i suoi concetti, creandosi così una visione d'insieme, cioè una comprensione del mondo. Questa connessione dei concetti avviene nel «giudicare». Un essere che possedesse soltanto concetti isolati, non potrebbe orientarsi nel mondo. Tutta l'attività dell'uomo poggia sulla sua facoltà di connettere concetti, cioè di «giudicare».
La «conoscenza materiale» si fonda sul fatto che l'uomo, attraverso i suoi sensi, riceve un'impressione di cose e processi del mondo esterno. Egli ha la facoltà di sentire, la sensibilità. L'impressione ricevuta «da fuori» viene chiamata « sensazione». Perciò nella «conoscenza materiale» sono da considerarsi i quattro elementi: sensazione, immagine, concetto, io. - Nel grado successivo della conoscenza viene a mancare l'impressione sui sensi esterni, la «sensazione». Non c'è più alcun oggetto sensibile esterno. Degli elementi che sono familiari all'uomo nella conoscenza ordinaria, ne rimangono solo tre: l'immagine, il concetto, l'io.

Nell'uomo sano, la conoscenza ordinaria non forma alcuna immagine e alcun concetto, se non c'è un oggetto sensibile esteriore. L'io resta allora inattivo. Chi si forma immagini a cui dovrebbero corrispondere oggetti sensibili, là dove in realtà non ve ne sono, vive nella fantasia. Ma il discepolo della scienza occulta acquista appunto la facoltà di formare delle immagini anche dove non ci sono oggetti sensibili. Per lui allora deve subentrare qualcos'altro, al posto dell'oggetto esteriore. Egli deve poter avere delle immagini anche quando nessun oggetto colpisce i suoi sensi. Al posto della «sensazione» deve subentrare qualcos'altro: si tratta della immaginazione. A questo grado, si presentano al discepolo occulto delle immagini, precisamente come se un oggetto sensibile facesse un'impressione su di lui; immagini vivaci e vere come quelle dei sensi, ma non provenienti dal mondo «materiale», bensì da quello «animico» o «spirituale». Intanto i sensi rimangono completamente inattivi.

È chiaro che l'uomo deve prima conquistarsi questa facoltà di avere delle immagini piene di contenuto, in assenza di impressioni sensoriali. Una tale conquista avviene per mezzo della meditazione, degli esercizi che sono stati descritti nel libro L'iniziazione. L'uomo ch'è limitato al mondo dei sensi vive soltanto nella cerchia di un mondo d'immagini che prima hanno trovato accesso in lui attraverso i sensi. L'uomo immaginativo possiede invece un mondo d'immagini che gli affluiscono da una regione superiore. Occorre una disciplina molto accurata per distinguere l'illusione dalla realtà, in quel mondo superiore d'immagini. Ed è facile che quando tali immagini cominciano a presentarsi alla sua anima l'uomo si dica: «Oh, sono solo fantasie, derivate dal mondo delle mie rappresentazioni!». Ciò è fin troppo comprensibile, poiché l'uomo, a tutta prima, è abituato a chiamare «reale» solo ciò che gli si offre senza il suo intervento, per mezzo della solida base della sua percezione sensoria. Egli deve prima abituarsi a considerare «reali» cose che hanno tutt'altra origine. Del resto, in queste cose egli non sarà mai abbastanza cauto, se non vuoi diventare un visionario. Che cosa sia «reale» e che cosa sia solo «illusione» nelle sfere superiori può venire deciso solo dall'esperienza. Questa esperienza si deve acquistare mediante una vita interiore quieta e paziente. In un primo momento dobbiamo essere assolutamente preparati a che l'«illusione» ci faccia dei brutti scherzi, poiché da ogni lato ci insidia la possibilità che insorgano immagini provocate esclusivamente da inganni dei sensi esteriori, da una vita anormale. Tutte le possibilità di questo genere devono essere eliminate preliminarmente. Occorre prima eliminare tutto ciò che è vita fantastica, e solo in seguito si potrà pervenire all'immaginazione. Giunti che si sia a questo punto, ci si renderà conto che il mondo nel quale così si penetra non solo è reale quanto il mondo sensibile, ma lo è di solito assai di più.

Al terzo grado della conoscenza vengono a mancare anche le immagini. L'uomo non ha più a che fare se non col «concetto» e con l' «io». Se al secondo grado egli ha ancora intorno a sé un mondo d'immagini, che ricorda gli istanti in cui la memoria evoca dinanzi all'anima le impressioni del mondo esterno senza che tali impressioni vi siano in realtà, al terzo grado non si hanno più neppure tali immagini. L'uomo vive tutto in un mondo puramente spirituale. Chi è abituato ad attenersi soltanto ai sensi sarà tentato di credere che quel mondo sia scialbo e spettrale. Ma non lo è affatto; e anche il mondo di immagini del secondo grado non ha nulla di pallido, di scialbo, come sono per lo più le immagini che rimangono nella memoria, quando gli oggetti non sono più presenti. Le figure dell'immaginazione sono invece d'una vivacità e ricchezza di contenuto, a cui non si possono paragonare le pallide immagini che la memoria conserva del mondo sensibile, ma neppure il mondo stesso dei sensi in tutta la sua varietà e mutevolezza. Persino il mondo dei sensi, confrontato col regno dell'immaginazione, è come un'ombra. Figuriamoci poi il mondo che si schiude al terzo grado della conoscenza! Della sua ricchezza e pienezza, nessuna cosa del mondo dei sensi può dare un'idea.

Ciò che per il primo grado è la sensazione, e per il secondo l'immaginazione, è per il terzo grado l’ispirazione. L'ispirazione dà le impressioni, e l'io forma i concetti. Se proprio si vuol confrontare quel mondo con qualcosa di sensibile, si può paragonarlo unicamente al mondo dei suoni percepibili a mezzo dell'udito. Non si tratta però di suoni come quelli della musica sensibile, bensì di un risuonare «puramente spirituale». Si comincia a «udire» ciò che avviene nell'interno delle cose. La pietra, la pianta, ecc. diventano «parole spirituali». Il mondo comincia davvero a pronunciare da sé il proprio essere, di fronte all'anima. Può sembrar strano, ma è letteralmente vero che a questo grado della conoscenza «si ode spiritualmente crescer l'erba». Si percepisce come suono la forma del cristallo; il fiore che si schiude «parla» all'uomo. L'ispirato può annunziare la natura interiore delle cose; ogni cosa risorge in modo nuovo dinanzi alla sua anima. Egli parla un linguaggio che proviene da un altro mondo, e che pure è il solo a rendere comprensibile il mondo d'ogni giorno.

Infine, al quarto grado cessa anche l'ispirazione. Degli elementi che siamo soliti considerare dal punto di vista della conoscenza quotidiana, ormai non c'è più che l'«io». Il discepolo si accorge di essere asceso fino a questo grado, per effetto di un'esperienza interiore ben determinata. Essa si esprime nel sentimento che egli ha di non trovarsi ormai più fuori delle cose e dei processi che egli conosce bensì all'interno. Le immagini non sono l'oggetto: lo esprimono soltanto. Neppure ciò che offre l'ispirazione è l'oggetto: essa non fa che pronunciarlo. Ma ciò che ora vive nell'anima è davvero l'oggetto stesso. L'io si è effuso su tutti gli esseri, è confluito in essi. Il vivere delle cose entro l'anima è appunto l'intuizione. E va presa proprio alla lettera l'affermazione che mediante l'intuizione si penetra nelle cose, ci si insinua in esse.

Nella vita ordinaria l'uomo ha una sola intuizione: quella dell'io stesso, in quanto l'io non può in alcun modo essere percepito dall'esterno, ma solo sperimentato nell’intimo. Ciò può risultare da una considerazione semplice, che però gli psicologi non fanno col rigore che sarebbe desiderabile; e per quanto semplice possa sembrare, essa è della massima portata per chi la comprenda fino in fondo. Si tratta di questo: ogni cosa del mondo esterno può essere indicata con lo stesso nome da tutti gli uomini. La tavola può essere chiamata «tavola» da tutti, il tulipano può essere chiamato da tutti «tulipano», e il «signor Bianchi» può essere chiamato «signor Bianchi» da tutti. Esiste però una parola che ognuno può riferire soltanto a se stesso: la parola «io». Nessun altro può chiamarmi «io»; per ogni altro, io sono un «tu» . D'altra parte ogni altro è un «tu» per me: lui solo può dire «io» a se stesso. Ciò dipende dal fatto che non viviamo-fuori, ma dentro l'io. Analogamente mediante la conoscenza intuitiva si vive in tutte le cose. La percezione del proprio io è il modello per tutta la conoscenza intuitiva. Certo, per penetrare in tal modo entro le cose, occorre prima uscire da se stessi: occorre spogliarsi del proprio sé per fondersi col sé, con l'io di un altro essere.

La meditazione e la concentrazione sono i mezzi sicuri per ascendere a questo grado, come pure ai precedenti. Ma esse devono venire esercitate in modo calmo e paziente. S'inganna chi crede di poter salire ai mondi superiori in modo tumultuoso, con mezzi violenti. E a questo errore soccomberebbe chi credesse che nei mondi superiori la realtà gli si possa presentare allo stesso modo che nel mondo dei sensi. Per quanto siano vivi e ricchi i mondi ai quali si ascende, essi sono tenui e delicati, mentre il mondo sensibile è denso e grossolano. E’ della massima importanza imparare a chiamare «reale» qualcosa di completamente diverso da ciò che si chiama a quel modo nel mondo dei sensi: e non è facile. Perciò più d'uno che pur vorrebbe percorrere il sentiero occulto arretra spaventato già ai primi passi. Si aspettava di incontrare cose simili a tavoli o seggiole, e invece trova degli «spiriti». E poiché gli «spiriti» non hanno la consistenza di sedie o tavoli, gli appaiono come fantasie. Ciò è dovuto soltanto al fatto che si tratta di esperienze insolite. Occorre acquistare prima il giusto sentimento per il mondo spirituale; allora non solo si percepirà lo spirituale, ma lo si riconoscerà come tale. E gran parte della disciplina occulta è rivolta a questo giusto riconoscimento e apprezzamento dello spirituale.

Per farsi un'idea della conoscenza immaginativa, occorre per prima cosa osservare lo stato di sonno. Finché l'uomo non ha raggiunto una conoscenza di un grado superiore alla conoscenza materiale, durante il sonno la sua anima vive, ma non può percepire nulla del mondo in cui dormendo vive; è come un cieco nel mondo materiale, il quale vive nel mondo della luce e dei colori, ma senza percepirli. Nel sonno l'anima si è ritirata dagli organi dei sensi esterni, dall'occhio, dall'orecchio, dalla consueta attività del cervello, ecc. Essa non riceve impressioni dai sensi. E che cosa fa dunque l'anima durante il sonno? Sappiamo che durante la veglia l'anima è in continua attività: riceve le impressioni sensoriali esterne e le elabora. Quest'attività resta sospesa durante il sonno, ma non per questo l'anima è inattiva. Mentre dorme, essa lavora intorno al proprio corpo. Infatti durante il lavoro diurno, nella veglia, il corpo si logora, e ciò si esprime nella stanchezza. Durante il sonno l'anima si occupa del proprio corpo per renderlo nuovamente adatto all'ulteriore lavoro diurno, in stato di veglia. Da questo si vede quanto sia essenziale per la prosperità del corpo un sonno adeguato. Chi non dorme a sufficienza impedisce alla sua anima di compiere sul corpo il necessario lavoro di riparazione; ne deriva il deperimento del corpo. Le forze con le quali l'anima lavora sul corpo durante il sonno sono le stesse che essa adopera anche durante la veglia; solo che durante la veglia esse servono ad accogliere ed elaborare le impressioni dei sensi esterni.

Quando poi nell'uomo si instaura la conoscenza immaginativa, una parte delle forze che nel sonno vengono rivolte al corpo deve essere usata in modo differente. Mediante queste forze vengono ora formati gli organi dei sensi spirituali che rendono possibile all'anima non solo di vivere in un mondo superiore, ma anche di percepirlo. Così, dormendo, l'anima lavora non più soltanto sul proprio corpo, ma anche su se stessa. Questo lavoro è l'effetto della meditazione e della concentrazione, nonché d'altri esercizi. Chi ha esperienza in questo campo può misurare quale effetto debba prodursi nelle diverse persone, quando esse si accingano a sottrarre al corpo la propria attività animica per esplicarla in un modo più alto.

La meditazione, la concentrazione ed altri esercizi fanno sì che l'anima ritiri per un certo tempo dalla sua connessione con gli organi dei sensi. Allora essa è immersa in se stessa, la sua attività è rivolta all'interno. All'inizio di una tale concentrazione questa attività interiore dell'anima non si distingue però gran che da quella quotidiana: nel lavoro interiore essa deve adoperare le stesse rappresentazioni e sensazioni, gli stessi sentimenti che ha anche nella vita ordinaria. Ma quanto più si abitua ad essere, in certo senso, cieca e sorda di fronte al mondo sensibile circostante, quando più vive in se stessa, tanto più atta si rende al lavoro interiore. E ciò che è riuscita a compiere immergendosi nel proprio intimo, porta i suoi frutti anzitutto durante lo stato di sonno. Quando di notte l'anima è libera dal corpo, perdura in essa l'effetto di quanto è stato suscitato dagli esercizi diurni. Si formano in essa degli organi mediante i quali entra in relazione con un ambiente spirituale, proprio come era in relazione prima con l'ambiente fisico mediante gli organi di senso esteriori. Dall'oscurità dell'ambiente notturno emergono i fenomeni luminosi del mondo superiore. In un primo momento questo rapporto è intimo e delicato, e l'uomo deve assolutamente aspettarsi che, per lungo tempo, al suo risveglio la luce del giorno stenda immediatamente un fitto velo sulle esperienze della notte. Solo a poco a poco si comincia a ricordare di avere percepito qualcosa durante la notte. Infatti non è facile per il discepolo apprendere a prestare attenzione alle tenui configurazioni della propria anima, che nel corso del suo sviluppo si frammischiano alle grossolane esperienze della vita quotidiana. Da principio tali configurazioni gli appaiono simili a quelle che si chiamano impressioni casuali dell'anima. Quel che importa è che egli impari a distinguere quanto egli deve al mondo ordinario da ciò che si manifesta dei mondi superiori per il tramite della sua propria entità. Egli dovrà conquistarsi questo discernimento in una vita interiore calma e raccolta. E’ necessario che acquisti per prima cosa un sentimento del valore e del significato delle delicate configurazioni animiche che si frammischiano come «ispirazioni casuali» alla vita quotidiana e che invece sono davvero ricordi di rapporti notturni avuti in un mondo superiore. Se si afferrano queste cose in modo rozzo e si misurano alla stregua della vita sensibile, esse svaniscono.

Da quanto precede risulta che, per effetto del lavoro compiuto in un mondo superiore, l'anima deve sottrarre al corpo una parte della sua provvida attività abituale; per certi riguardi, lo abbandona a se stesso. Esso allora necessita di una compensazione per ciò che prima riceveva dall'anima; non ricevendola, si espone al pericolo di soggiacere a forze perniciose. Bisogna infatti rendersi conto che l'uomo è continuamente esposto agli influssi del suo ambiente: in fondo egli vive solo grazie a tali azioni ambientali. Prima di tutto vanno considerati come suo ambiente i regni della natura visibile. L'uomo ne fa parte. Se intorno a lui non esistessero i regni minerale, vegetale e animale, nonché quello degli altri uomini, egli non potrebbe vivere. Se immaginiamo l'uomo portato via dalla Terra e sollevato nello spazio cosmico, egli dovrebbe subito soccombere, come uomo fisico; non diversamente da come si dissecca una mano se la si separa dall'organismo. Come la mano s'ingannerebbe se credesse di poter vivere senza il resto del corpo, così s'ingannerebbe l'uomo se affermasse di poter esistere, come essere fisico, senza i minerali, le piante, gli animali e gli altri uomini.

Ma, oltre i regni menzionati, ne esistono altri tre che di solito sfuggono all'attenzione umana. Sono i tre regni elementari. Vi sono esseri che non giungono fino alla densità del minerale, ma che nondimeno esistono ed esercitano la loro influenza sull'uomo. (Si veda quanto scrissi in proposito nei miei libri Cronaca dell' akasha e Teosofia). Così l'uomo è esposto a influssi da parte di regni naturali che in certo senso si debbono chiamare invisibili. Ora, quando l'anima lavora sul corpo, una parte essenziale della sua attività consiste nel regolare gli influssi dei regni elementari in modo che essi siano favorevoli all'uomo. Ma nel momento in cui l'anima sottrae in parte al corpo la propria attività, possono impossessarsi di esso forze nocive dei regni elementari. In ciò sta un pericolo dello sviluppo superiore. Occorre quindi provvedere a che, appena l'anima si ritrae dal corpo, esso per forza propria sia accessibile soltanto a influssi buoni da parte del mondo elementare. Se non vi si presta attenzione, l'uomo ordinario, pur acquistando l'accesso ai mondi superiori, si corrompe in certo senso fisicamente e anche moralmente. Mentre l'anima vive in sfere più alte, nel denso corpo fisico e nel corpo eterico si annidano forze nocive. Questa è la ragione per cui, se non si prendono le necessarie precauzioni, possono manifestarsi certe cattive qualità che prima dello sviluppo superiore erano state tenute a freno dall'azione equilibratrice dell'anima. In tali condizioni certe persone, che prima erano di natura buona e morale, accostandosi ai mondi superiori possono mettere in mostra ogni sorta di basse inclinazioni: esagerato egoismo, mendacità, vendicatività, ira, ecc. Nessuno deve lasciarsi spaventare da questo fatto e rinunciare all'ascesa ai mondi superiori: deve però provvedere affinché tali cose non accadano. La natura inferiore dell'uomo deve essere fortificata e resa inaccessibile agli influssi elementari pericolosi attraverso l'elaborazione cosciente di determinate virtù. Tali virtù sono indicate negli scritti che trattano dello sviluppo superiore. E proprio in questo sta la ragione per la quale occorre coltivarle.

Esse sono le seguenti.

Prima di tutto l'uomo deve preoccuparsi, in modo del tutto cosciente, di distinguere in ogni cosa ciò che è permanente, imperituro, da ciò che è transitorio, e di rivolgere a quello la propria attenzione. In ogni cosa, in ogni essere si può supporre o riconoscere qualcosa che permane quando il fenomeno effimero scompare. Quando vedo una pianta, posso in un primo momento osservarla quale si presenta ai sensi. Ciò non va certamente trascurato, e nessuno scoprirà nelle cose l'eterno, se prima non avrà imparato a conoscere a fondo il perituro. Alcuni si preoccupano sempre che rivolgendo lo sguardo allo spirituale-imperituro si debba perdere «la freschezza e la naturalezza della vita»: essi però non hanno ancora un'idea di ciò che vuoi essere veramente lo sviluppo superiore. Ma se osservo a quel modo la pianta posso scoprire che essa racchiude in sé un impulso di vita permanente, il quale si manifesterà in un'altra pianta, quando quella attuale sarà scomparsa da un pezzo. Questo modo di mettersi di fronte alle cose va accolto in tutta la disposizione del nostro animo. Bisogna poi attaccare il proprio cuore a ciò che ha valore reale e sostanziale, e imparare ad apprezzarlo più di quanto è transitorio e insignificante. In ogni sentimento e in ogni azione va tenuto presente il valore che una cosa ha in connessione con tutto l'insieme. - In terzo luogo si devono elaborare in noi sei qualità: controllo dei pensieri, controllo delle azioni, capacità di sopportare, spassionatezza, fiducia nel mondo che ci circonda ed equilibrio interiore.

Il controllo dei pensieri si consegue se ci si sforza di vincere la tendenza a lasciar vagare disordinatamente i pensieri e i sentimenti, che nell'uomo ordinario sono in continuo flusso e riflusso. Nella vita d'ogni giorno l'uomo non guida da sé i propri pensieri, ma ne viene sospinto. E naturalmente non può essere diversamente, poiché la vita spinge l'uomo, e s'egli vuole agire deve seguire questa spinta della vita. Durante la vita abituale non potrà dunque essere diversamente. Se però si vuole salire a un mondo superiore, bisogna isolarsi almeno per brevissimi momenti durante i quali rendersi padroni del proprio mondo di pensieri e di sentimenti. Allora, in perfetta libertà interiore, si pone al centro della propria anima un pensiero, mentre di solito le rappresentazioni ci s'impongono da fuori. Si cerca poi di tener lontani sentimenti che vengono presentandosi, e di collegare a quel primo pensiero soltanto ciò che noi stessi vogliamo collegarvi. Tale esercizio è benefico per l'anima e quindi anche per il corpo: lo mette in una condizione armonica che lo sottrae agli influssi dannosi, anche quando l'anima non opera direttamente su di esso.

Al controllo delle azioni consiste in un'analoga regolazione di esse in libertà interiore. E un buon inizio sta nell'accingersi a compiere regolarmente delle azioni che la vita ordinaria non ci avrebbe portato a fare. Nella vita quotidiana l'uomo viene infatti spinto da fuori alle proprie azioni. Ma la minima azione che s'intraprenda per iniziativa propria, agisce nella direzione indicata più di qualsiasi cosa a cui siamo sospinti dalla vita esteriore.

La sopportazione sta nell'evitare quello stato d'animo in cui si alternano l'esagerata esultanza e l'esagerata afflizione. Nella vita ordinaria l'uomo è sospinto continuamente da uno stato d'animo all'altro; il piacere lo rende felice, il dolore lo deprime. E ciò è anche giustificato. Chi però cerca la via alla conoscenza superiore deve potersi moderare tanto nella gioia quanto nel dolore: deve diventare «capace di sopportazione». Deve potersi abbandonare con misura sia alle impressioni piacevoli, sia alle esperienze dolorose, passando sempre con dignità per queste e per quelle. Non deve lasciarsi sopraffare, né sconvolgere da nulla. Questo non uccide il sentimento, ma fa dell'uomo un saldo centro in mezzo ai flutti della vita che si agitano da ogni lato intorno a lui. Egli si domina continuamente.

Una qualità particolarmente importante è quella della «positività». Può venir sviluppata da chi in ogni cosa rivolge l'attenzione ai lati buoni, belli, utili, e non in prima linea agli aspetti riprovevoli, brutti e assurdi. Nella poesia persiana si conserva una bella leggenda su Cristo, che mette in evidenza ciò che s'intende parlando di questa qualità. Lungo una strada giace un cane morto; tanta gente vi passa, ed anche Cristo. Tutti gli altri distolgono lo sguardo dalla sgradevole vista dell'animale morto; solo Cristo osserva con ammirazione i bei denti dell'animale. Così si può sentire di fronte alle cose: in tutto, anche nella cosa più disgustosa, chi cerca seriamente può trovare qualche cosa di apprezzabile. E il lato fecondo delle cose è ciò ch'esse hanno, non ciò che manca loro.

E’ inoltre importante sviluppare la qualità della «spassionatezza». Ognuno ha fatto le proprie esperienze e s'è formato così una certa quantità di opinioni che gli forniscono le direttive per la vita. Per quanto da un lato sia naturale regolarsi secondo le proprie esperienze, altrettanto è importante, per chi voglia svilupparsi spiritualmente verso una conoscenza superiore, il mantenersi sempre lo sguardo libero per tutto quanto di nuovo, di ancora sconosciuto gli si presenti. Egli sarà quanto più possibile cauto nel pronunciare il giudizio: «questo è impossibile», «quello non può essere». Qualunque cosa gli dica la sua opinione, secondo le esperienze precedenti, egli sarà pronto in ogni momento a lasciarsi portare a un'altra opinione da qualcosa di nuovo che avrà incontrato. Deve sparire in lui ogni amor proprio relativo alle proprie opinioni.

Quando le cinque qualità fin qui nominate sono state conquistate dall'anima, un'altra se ne stabilisce del tutto spontaneamente: l'equilibrio interiore, l'armonia delle forze spirituali. L'uomo deve trovare in sé come un centro spirituale di gravità che gli conferisce saldezza e sicurezza di fronte a tutto quanto nella vita lo trae ora in qua, ora in là. Non si deve certo evitare di partecipare a ogni esperienza, di lasciar agire su di sé tutte le cose. Giusto non è fuggire davanti ai fatti, a volte contraddittori, della vita; al contrario, giusta è la piena dedizione alla vita e, ciononostante, la salda e sicura conservazione dell'equilibrio interiore e dell'armonia.

Infine è importante per il cercatore «la volontà della libertà». Questa volontà è propria di colui che, per ogni cosa che compie, trova il fondamento e il sostegno in se stesso; ed è tanto difficile da acquistare perché richiede un delicato equilibrio tra lo schiudersi a tutto ciò che è buono e grande, e il contemporaneo rifiuto di qualsiasi costrizione. E’ facile dire: l'accogliere un influsso da fuori e la libertà non sono compatibili. Ma quel che importa è proprio che le due cose si accordino nell'anima. Se qualcuno mi comunica una cosa e io l'accolgo per il peso della sua autorità, allora non sono libero. Ma sono altrettanto poco libero se mi chiudo al buono che in tal modo potrei ricevere: in questo caso infatti, la parte peggiore che porto nell'anima esercita su di me una coercizione. E nei riguardi della libertà non importa solo che io non mi trovi sotto la costrizione di un'autorità esterna, ma soprattutto ch'io non stia sotto la costrizione dei miei preconcetti, opinioni, sensazioni e sentimenti. La cosa giusta non è di assoggettarsi ciecamente a quanto si riceve, ma di lasciarcene stimolare, di accoglierlo spassionatamente, per seguirlo «liberamente». L'autorità di un altro deve agire in modo che possiamo dire a noi stessi: io mi rendo libero proprio in quanto seguo il bene che mi viene da essa, in quanto lo faccio mio. E un'autorità fondata sulla scienza dello spirito non vuole agire altrimenti: essa dà ciò che ha da dare, non per acquistare lei stessa un potere su chi riceve, ma solo perché questi, mercé quel dono, diventi più ricco e più libero.

Si è già parlato in precedenza [nel volume L'iniziazione, N.d.T.], a proposito dei «fiori di loto», della importanza delle qualità indicate, mostrando quali relazioni esse abbiano con lo sviluppo del fiore di loto a dodici petali, nella regione del cuore, e delle correnti del corpo eterico che ad esse si riallacciano. Da ciò che s'è detto ora risulta invece ch'esse hanno essenzialmente il compito di risarcire il corpo del discepolo delle forze che di solito lo avvantaggiano durante il sonno, e che ora, a cagione dello sviluppo occulto, devono venirgli sottratte. Sotto l'azione di tutto ciò si sviluppa la conoscenza immaginativa.
 
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view post Posted on 15/4/2014, 19:37

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Credo che il vero tormentone ce l'abbia FG nel cranio: sono lustri che se la prende con chi afferma che “Bisogna fare tre passi nella morale e uno nella conoscenza” e nel suo reiterato livore arriva a scrivere
CITAZIONE
E’ un vero peccato che Rudolf Steiner non abbia mai pronunciato (scritto) questa frase.
Essa gira abbondantemente solo nelle teste e nel sistema ritmico dei disattenti, dei pessimi lettori e dei tanti che usano l’affettato di antroposofia coerentemente: come fosse salame. Gustoso nei panini delle scampagnate spiritualistiche.

Bene, dopo avergli fatto già notare che quella frase l'ha usata pure Mimma Benvenuti
http://antroponordest.altervista.org/viewt...php?f=46&p=1023
in una pagina che coerentemente ecoantroposofia ha provveduto a cancellare
adesso tocca provare a calmarlo citandogli nientemeno che Massimo Scaligero
CITAZIONE
il pericolo per uno che rafforza la coscienza è di dimenticare una serie di regole, tra cui principalmente questa: tre passi nella moralità ed uno nella conoscenza; poi quella di accompagnare con la comprensione e la compassione per gli altri questa capacità di grande calma; quando l'uomo conquista una calma più alta è portato proprio per questo ad una indifferenza, perché essa gli da un senso di indipendenza dai pericoli nei quali gli altri si dibattono.

https://it-it.facebook.com/notes/la-scienz...otal_comments=3
Confesso che l'indifferenza e l'indipendenza io non ce l'ho e mi scuso con Pierfrancesco se dò l'impressione di voler vanificare i suoi sforzi irenici.
 
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view post Posted on 17/4/2014, 09:06
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Un saluto a Lorenzo e a tutti,

volevo farvi partecipi di una singolarità che mi è capitata ieri mattina mentre stavo leggendo il post di Lorenzo...

Da qualche tempo sono stato trasferito di sede lavorativa, e mentre prima prendevo i mezzi pubblici, ora la nuova ubicazione, mi rende molto più scomodo utilizzarli. Se prendessi i mezzi pubblici, dovrei utilizzare circa 4:30 ore del giorno, tra andata e ritorno. Quindi ho preferito iniziare ad andare in automobile. Questa decisione ha portato non poche conseguenze, in verità la maggior parte delle mie letture spirituali, per non dire la totalità, si svolgevano in questo frangente.

Così mi sono adoperato per poter continuare questa buona abitudine, anche in altra maniera.

Munito di uno smartphone, scaricai una applicazione Text-to-Speech (Ivona Reader), ovvero voce elettronica (quasi naturale) capace di leggere del testo scritto. Accanto ad essa scaricai da google play, una app (Web Page Reader): ovvero un browser che permette di navigare il web e di utilizzare la voce elettronica, per leggerne il contenuto. Cosicché in mezzo al traffico del GRA, potevo tenermi aggiornato sulle ultime vicende dei miei siti di riferimento.

Devo dire che ho sempre avuto una specie di presentimento di stare troppo immerso nei territori di ahrimane e di poterne essere influenzato in maniera inconscia, ma avevo risolto il problema nel dirmi che, il futuro è arrivato, e rinunciare alla tecnologia per principio, mi sembrava un errore. Il punto non era, rinuncare alla tecnologia, ormai sempre più penetrante nell'intimo dell'anima, ma far crescere accanto ad essa una super-coscienza capace in qualche modo di equilibrare gli influssi sub-coscienti che da quella derivavano.

Sia Scaligero che Steiner avevano parlato della tecnologia e dei relativi pericoli di disumanazione, ma la conferma assoluta l'avevo avuta su indicazione di lonblu/contemplactivo (mi sembra), che riferiva che un famoso antroposofo (Ben Aharonn?) vedeva nella persona di Raymond Kurzweil, uno dei rappresentanti della scuola di ahrimane sulla terra. E leggendo la sua vita e il suo pensiero, e in particolar modo la sua specifica applicazione della teoria del Transumanesimo rappresentata dai suoi scritti:
- L'era delle macchine intelligenti;
- L'era delle macchine spirituali;
- La singolarità è vicina;
ero giunto alla conclusione che oggi siamo nel bel mezzo di questa trasformazione epocale, di risucchio dell'umano nella sub-natura attraverso il cavallo di Troia delle nuove tecnologie che incantano-incatenano l'anima umana ancora non liberata dall'influenza corporea. Ma non ci si può opporre a questa immanente trasformazione sociale, se non, sviluppando e rafforzando in noi, la capacità di attingere coscientemente, tramite quello che Scaligero ha definito il pensiero vivente, alla super-natura. E solo questo contro-peso porterà nella nostra anima la possibilità di equilibrio, e quindi la possibilità di dominare la tecnologia immanentemente legata alla sub-natura (elettricità in primis).

Voglio ricordare anche che Kurzweil è stato l'inventore della tecnologia Text-To-Speech.

Così durante il tragitto casa-lavoro, avevo cominciato a usufruire di questa app: il lettore elettronico.

Ieri mattina però leggendo il post di Lorenzo in cui citava un passo di Scaligero e specialmente la frase del tormentone di cui si parla, il lettore lesse, non
CITAZIONE
... tre passi nella moralità ed uno nella conoscenza;

ma
CITAZIONE
... tre passi nella mortalità ed uno nella conoscenza;

Se non fossi stato perfettamente sveglio e attento, in mezzo al traffico, sarebbe potuto sfuggirmi, ma tale parola sarebbe entrata nel mio sub-cosciente provocando i relativi disastri. Mi prese un accidenti, andai a controllare, se forse Lorenzo si era sbagliato, ma la parola era scritta bene. Provai a far rileggere la frase incriminata, ma continuava a dire mortalità, allora decisi che avrei approfondito tale cosa.

Quindi sono andato su altri siti che contenevano la parola moralità, ma questa veniva letta correttamente, allora cercai dei brani che contenessero le parole moralità e conoscenza, ma ancora venivano lette correttamente, allora linkai all'url inviato da Lorenzo, della citazione di Scaligero su Facebook, e lì il lettore leggeva mortalità.

Ho provato ad indagare altri brani, ma non sono riuscito a trovare la "combinazione di parole", che qualche programmatore avrà inserito per far si che in determinati casi il lettore legga una parola diversa da quella scritta. Il fatto è che comunque nel brano in questione, tale combinazione è presente.

Questo fatto mi ha fatto pensare che effettivamente ci sono degli uomini che si adoperano per aumentare l'incantamento dei popoli attraverso mezzi tecnologici appositamente modificati. E' sempre difficile aderire alle teorie complottistiche, ma già Steiner ce ne dava un quadro in "Il movimento occulto del secolo XIX e il mondo della cultura", ma quelle figure di iniziati neri, sembravano comunque lontane da noi. Ora attraverso la tecnologia è possibile raggiungere l'intimo delle anime umane, senza il bisogno di scatenare una guerra mondiale, ma subdolamente sfruttare la scarsità di coscienza per infiltrare pensieri e sentimenti addomesticanti.

Volevo solo ribadire, ora più che mai, della necessità degli esercizi complementari dati da Steiner, e dell' esercizio di concentrazione descritto da Scaligero, per contrapporre un minimo contrappeso, alle inevitabili influenze animiche a cui la tecnologia ci espone.

Un saluto Pierfrancesco

Edited by Pierfrancesco:-) - 17/4/2014, 10:51
 
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view post Posted on 17/4/2014, 09:40
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Per chi avesse la curiosità di ascoltare il brano in questione, l'ho registrato e si può scaricare a questo link:

moralita.wma
 
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mitteleuropeo1
view post Posted on 21/4/2014, 13:30




Caro Pierfrancesco,
proprio oggi è stato pubblicato su "Eco" un post di "isidoro" che ritengo dia una "chiusa" alla questione, nel senso che ora è tutto piu' chiaro. Per due motivi. Il primo riguarda la rispettabilissima e senz'altro potente esperienza personale dell'estensore dell'articolo, il cui errore , se così posso permettermi di dire, è stato quello di assolutiizzarla, mostrando- e questa è la cosa non sopportabile,almeno da parte mia- di disprezzare, di pari passo, le "povere anime" che non hanno saputo o voluto percorrerla (credo di essere anch'io alquanto "povero"....) Fin qui,comunque poco male. Ma c'è un altro punto, assai piu' profondo e problematico, ovverosia il mancato riconoscimento, da parte di "isiidoro" , come da parte del pagano "gigliolhugo", del valore spirituale di Mimma Benvenuti, di cui-al di là della mia diretta esperiuenzxa,come di quella di tante "povere animelle", Massimo parla nella sua autobiografia ,come della "piu' elevata personalità spirituale presente nel mio gruuppo"...portatrice di un "grande evento trascendente" (e molti sanno di cosa si tratti...). La diatriba in corso si è quindi ben definita: non si tratta di "beghe da cortile" ma di ben piu' importanti e profondi motivi spirituali, che hanno addsirittura a che fare col cuore stesso della Scienza dello Spirito. La figura del Cristo.

Un abbraccio (sull'articolo di Savitri-Sofia...hai ragione!)
 
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mitteleuropeo1
view post Posted on 22/4/2014, 09:35




Macchè......non c'è mai limite al peggio! Nel senso che sono purtroppo usciti i commenti dei corifei all'"artticolo-testamento"...E qui veramente ci si indigna: gente che non ha vissuto nulla di quel periodo, che non ha mai conosciuto Massimo nè tempoco Mimma, si permette di pontificaree giudicare ed infine addirittura ironizzare sulla medesima persona testè nominata! Tutto per farsi vedere pronti ed obbedienti alla "linea del partito"...Qui siamo nel campo che il Codice Penale dedica alla "circonvenzione d'incapace".... Sveglia, vi stanno PLAGIANDO!!!!
 
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view post Posted on 22/4/2014, 09:57
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CITAZIONE (mitteleuropeo1 @ 21/4/2014, 14:30) 
proprio oggi è stato pubblicato...

Buongiorno Mittel, è un po' che non ci scriviamo, e spiace che l'occasione debba essere questa.

Perfino nel folto della Maremma, dove ci eravamo rifugiati per cercare di trascorrere una Pasqua che, nel silenzio esteriore, potesse risuonare nell'interiore, sono giunte voci allarmate: così siamo corsi a leggere.

Certuni invecchiano male; si direbbe, a dispetto dell'anagrafe, che "non hanno l'età"; e dire che Mimma amava tanto i "gatti"! Sic transit gloria mundi.

Neppure io posso dire di aver attraversato del tutto indenne, dopo Massimo, il decennio con Mimma; seppi poi che alcuni amarono praticare, perfino con Mimma, lo sport più antico del mondo, quello della maldicenza, e chi si ritrovava da Mimma per approfondire soltanto aspetti del cammino interiore, alle volte era impreparato a chiarificare, nè Mimma esercitava la sua chiaroveggenza su ogni aspetto delle vicende esistenziali in cui si trovò coinvolta: nessuno dovrebbe.

Al di là di queste infime miserie umane, due cose emergono da quel decennio, il profondissimo legame spirituale che unì Mimma e Massimo, e l'aver potuto riconoscere l'uno nell'altra, oltre le inevitabili differenze e colorazioni del contingente umano, l'identico impulso metafisico che ci animava.

Leggere di "scorrettezze nei confronti del cugino", specie se non adeguatamente motivate, specie per i nuovi che non possono aver contezza di quel legame spirituale, mi lascia un po' amareggiato.

Comprendo anche che, chi rinunci a sondare l'abisso della propria anima, troverà sempre fuori di sè un avversario, a cui opporsi per sentirsi spiritualmente vivo. Ma non bastava tifare per l'Inter o chessò io?

Questo è quel che mi sento di scrivere oggi; e la gioia che illuminava sempre gli occhi di Mimma, ogni volta che le si parlasse di un'accensione del Logos nella coscienza, è quel che oggi mi sento di ricordare.
 
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view post Posted on 22/4/2014, 11:28
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Salve a tutti,
un saluto sincero a tutti, a Lorenzo, che non vede l'ora di prendersi una rivincita, ad Andrea che s'è messo l'anima in pace e finalmente ha avuto la prova di ciò che sempre sospettava, e un saluto non può che andare a Isidoro, che prima di uscire di scena, dice alcune di quelle cose che gli ho sempre chiesto di dire, soprattutto per liberarsene. Naturalmente spero e prego perché lui non esca assolutamente di scena, almeno fino a quando sarà ricostruito l'humus su cui nuove generazioni di antroposofi possano crescere.

Vorrei ancora una volta ribadire la mia grande considerazione per Isidoro, per la sua volontà indefessa, che è stata la discriminante di qualità di ecoantroposophia. Naturalmente questo non significa che io sia sempre stato daccordo sulla maniera di esposizione, ma i contenuti sono stati sempre fonte di approfondimento. Le mie considerazioni sui "pericoli" legati al percorso antroposofico (e in particolare al troppo benefico influsso della concentrazione), non hanno mai significato che questo percorso non sia valido, ma semplicemente che tale percorso, va affrontato con grande consapevolezza. E che l'unica cartina tornasole per verificarne costantemente la validità, è il rapporto con chi ci sta accanto.

Naturalmente, nel rapproto con l'altro, è vero anche il contrario ovvero il pericolo del perbenismo: il famigerato "volemose bbene". Comunque solo oggi, vengono formulate delle critiche a Mimma Benvenuti, anche se comprensibili solo a coloro che sono più addentro nei fatti. E ancora una volta ritporna il rischio che ognuno si trinceri nelle sue posizioni, e che la verità non esca fuori. Ma non una verità palesata come "sfogo represso", ma una propria visione della storia, che porti ognuno di noi alla definizione di un proprio pensiero. Giustamente come veniva ricordato, la verità non la si può imporre, ognuno deve trovarsela da solo, ma basandosi sulle tracce che altri hanno lasciato.

E così oggi, io tengo ben presenti le critiche che Isidoro ha da sempre lanciato nei confronti di coloro che prendono solo una parte del lascito di Scaligero, ovvero quella parte a cui ognuno individualmente sente più affinità, e ne distorcono così il messaggio completo. Della serie che una "mezza verità è una bugia intera". Proprio per questo motivo oggi urge più che mai un confronto serrato tra tutti i discepoli del maestro, perché credo che nessuno sia esente da questo pericolo.

Isidoro e tutta ecoantroposofia, ribadiscono con sempre più forza, l'essenzale della concentrazione? Ok, ben venga, e non finirò mai di ringraziarvi, ma non abbiate anche voi la pretesa di avere la Verità in tasca. Anche a te Isidoro, potrebbe esserti girata la stessa critica, di prendere solo una parte dell'insegnamento del maestro. Nessuno è esente da questo pericolo.

Naturalmente mi si potrebbe ribadire: "ma di che caspita parla questo imbecille, che non conosce niente di niente?".

Parlo di quello che sono riuscito a comprendere, di quello che ho visto e che vedo. Non ho conosciuto, né Scaligero, né Mimma. Ho conosciuto Romolo, il venerdì di Pasqua dell'anno che è morto, per circa una mezz'ora a casa sua, anziano e ... molto anziano, di lui non ho avuta nessuna particolare impressione. Quindi parlo per quello che posso leggere, dei loro scritti.

Però io credo, che se vogliamo far fare il salto di qualità, da questa antroposofia dell'"amico che m'ha portato un giorno a via Pindemonte", dei gruppetti con più o meno imprimatur, delle verità dette e non dette, o dette solo in maniera che le capisca solo colui che ha i mezzi per decifrare certe allusioni, se rimaniamo su questo livello, morta la vostra generazione (dei conoscitori di Scaligero), rimarrà ben poco, in aggiunta agli scritti del maestro.

Che hai aggiunto all'opera del maestro? Hai aggiungo la tua specifica colorazione: la corretta esecuzione degli esercizi, ma tu stesso ammetti che meglio di come Scaligero descrive la concentrazione, chi può scriverne? Ma tantissimo solo tu puoi fare nel campo della preparazione di una terra che sia in grado di far germogliare i nuovi semi dell'antroposofia. Ci sono ancora tutte le possibilità aperte, per creare l'humus fecondo perché molti semi possano fiorire. MI permetto di dire, che si tratta forse di passare da: "quattro amici, me lo hanno confermato", ad "approfondiamo scientificamente la questione", senza patemi d'animo, alzate di voce ecc.

E proprio di questa equanimità, positività e spregiudicatezza, credo ci sia oggi più bisogno.

Io non ho mai voluto essere contro di voi, mai! mai!

Eppure, non so bene ricostruire come, mi sono ritrovato tacciato di infamità, menzogna, di essere apostolo della fede, di essere cattolico, ecc. comunque non degno di partecipare ad ecoantroposofia. Eppure non sono mai scaduto nel linguaggio, non mi sembra di aver mai fatto delle critiche campate in aria. Le argomentazioni che propongo, naturalmente possono essere criticabili a loro volta, ma questo tipo di confronto è proprio quello che reputo necessario nella relazione con altri antroposofi. Fino a quando non si giunge all'illuminazione, per forza di cose, il confronto con l'altro è l'unico appoggio che abbiamo per non staccarci dalla realtà.

Ad esempio, se a volte ho parlato bene di Tomberg, e lo facevo su determinati punti, non ho ricevuto una critica specifica del tipo: guarda Tomberg sbaglia in questo punto e quest'altro, cosa che avrei poi meditato con calma, e alla fine, prima o poi, la verità avrebbe vinto sull'errore. No! ho avuto risposte di insulto, come se da parte mia fosse in atto una cosciente e subdola strategia per intorbidire le cristalline acque della concentrazione e modificare il pensiero del maestro con innesti esterni. Solo Andrea Franco, assolutamente contrario alla figura di Tomberg, ha avuto parole di comprensione di quanto stava accadendo nel vecchio forum ecoantroposophia. Ma alla fine, ogni voce non allineata è stata di fatto tacitata, anche la sua, tanto è stato che alla fine è dovuto allontanarsi anche lui.

Quindi, se in questi casi si è agito così, posso immaginare quello che è accaduto tra i vari gruppi, che hanno fatto molto di più di quello che ad esempio, ho potuto fare io, dalla mia tastiera. Eppure anche a Scaligero era toccata questa incomprensione, frutto di una mancanza di destità, frutto dell'ostacolatore non visto o colpevolmente sottovalutato.

Forse è una mia illusione, pensare che con l'aiuto dei 5 esercizi complemetari, possiamo dialogare insieme? La chiusura, non paga. Il creare un oasi di pace, dove non si è contraddetti, abbiamo visto che non è possbile, e si criticano, sneza citarli direttamente, altri siti in cui ipotetici detrattori, si inventano una nuovo antroposofia e si chiude la possiblità di copiare i propri scritti, si mettono in mezzo le leggi del copyright. Ma che significa, che se uno vi copia gli articoli, voi lo denunciate all'autorità? E che ne rimane delle parole di Gesù-Cristo e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello? In nome della "verità" si agisce in maniera contraria al vangelo?

La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. (Ef 6,12)

Riprendiamo il dialogo, vi supplico, non caschiamo nel tranello del maligno che ci mette gli uni contro gli altri!

Nell'articolo, "Quasi un testamento" di Isidoro, mi ha un poco rattristato la parola testamento, perché l'associo alla morte e non mi risuonava in armonia, con le letture di risurrezione di questi giorni. Ma voglio essere positivo, voglio pensare che questo testamento sia l'inizio di un nuovo corso di eventi, i cui effetti si vedranno in futuro. Vorrei che Isisoro non ritornasse, ma che invece giungesse tra noi FG. Quel FG che ho ancora la voglia di ascoltare, e che fu proprio un suo "schiaffone metafisico" a farmi iniziare veramente gli esercizi, e di questo non lo ringrazierò mai abbastanza.

Nel vangelo del giorno dell'Angelo, Cristo dice alle donne: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno», la galilea era la casa dei discepoli, ma soprattutto era la terra di gentili e pagani, era un misto di ebrei al margine dell'ortodossia e di pagani, ovvero coloro che erano più liberi di altri, per ascoltare una nuova parola, una buona notizia.

Un agurio a tutti noi, affinché possiamo scorgere una resurrezione nei nostri rapporti personali. E un augurio di pronta guarigione per Isidoro.

Pierfrancesco
 
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mitteleuropeo1
view post Posted on 22/4/2014, 12:23




grazie Pierfrancesco e grazie anche al "siculo" che conoscendo Mimma non poteva che riamnere anche lui basito di fronte a certe esternazioni dei "duriepuri2 (ma ddeche....) ..vabbè "abbassiamo i toni...."
Dunque: personalmente avrei anche evitato di continuare ad "inseguire" Eco e le sue elucubrazioni se ,non si fossero palesate certe erronee unilateralità, che Pierfrancesco e molti altri sul web e altrove hanno colto condite con il continuo attacco al "resto del mondo".
Francamente, caro Pierfrancesco,, non so se il tuo accorato appello-che ti fa onore- avrà l'esito che tu speri: vedo tali segni di dogmatismo,chiusura,complesso dell'accerchiamento su Eco, da farc disperare in futuri dialoghi. Per me "Eco" è un'avventura finita, e per motivi non banali. Ma "Eco" è un insieme di personalità, e con i singoli il discorso forse potrà, un giorno,essere ripreso.
Vedi ci sono le cose che poi,veramente, contano, ben al di là del web. Il fatto,ad esempio, di averti conosciuto di persona e di aver potuto parlare con te a quattr'occhi in piu' d'una occasione ha senz'altro contribuito alla cirostanza che, pur non condividendo io alcune tue posizioni, si sia rimasti capaci di dialogo e scambio. E sì, il web è veramente una terribile "arma a doppio taglio",benefico o esiziale a seconda di dove "si gira".
 
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view post Posted on 22/4/2014, 12:54
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CITAZIONE (Pierfrancesco:-) @ 22/4/2014, 12:28) 
Isidoro e tutta ecoantroposofia, ribadiscono con sempre più forza, l'essenzale della concentrazione?

Pierfrancesco, è sempre giusto ribadire la centralità della concentrazione; io per esempio faccio da trentacinque anni quasi solo concentrazione. Ma non c'è bisogno di ribadirla contro qualcuno; nessuno, dei discepoli di Massimo che io conosca, fa altro che questo! :)

CITAZIONE
Ma che significa, che se uno vi copia gli articoli, voi lo denunciate all'autorità?

Mi è parsa una caduta di stile, un javascript per disabilitare il tasto destro, a sua volta facilmente disabilitabile cliccando col tasto destro da un'altra parte.

Si è gelosi dei propri scritti? Si può esserlo anche con discrezione ed eleganza.
 
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view post Posted on 22/4/2014, 15:36

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poiché mi fa l'onore di tirarmi in ballo, voglio assicurare ad Isidoro i miei migliori auguri
nonostante le divergenze e le incomprensioni, mi ha fatto piacere "dialogare" sia pure a distanza con una persona del suo calibro
mentre continuano a rimanermi incomprensibili certe contiguità solidali e certe mancanze di "discrezione ed eleganza"
-
riguardo eventuali rivincite (ma de ché?) ho dovuto verificare che dal vecchio eco non sono state cancellate solo le parti passibili di denuncia per calunnia ed alcuni post ma TUTTO, esattamente come era successo con il forum di rudolfsteiner.it e quello di unicornos
si potrebbe affermare con non valeva la penna conservare nulla... magari è anche vero, ma questo giudizio non dovrebbe emetterlo qualcuno sul contributo degli altri (affinché non me lo si faccia notare, è ovvio che sul piano normativo non c'è proprio nulla da eccepire)
-
ha ragione Andrea che la conoscenza personale serve a smussare certe asprezze tipiche del mezzo elettronico, ne approfitto per scusarmi delle mie.
 
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mitteleuropeo1
view post Posted on 23/4/2014, 08:49




Parole giuste e sensate, Sandro. Personalmente ho seguto,partecipando attivamente, tutta l'evolizione-involuzione del gruppo che ora si è "chiuso in Eco" , sin dai tempi di "antroforum" sul sito della "Rudolfsteiner.it". e non posso che sottoscrivere. Anche sulla questione relativa a Mimma Benvenuti: mi sfugge come chi si professa "depositario assoluto" del lascito scaligeriano possa non aver afferrato la grandezza della sua figura, ma questi sono i segreti del karma di ognuno e vanno rispettati. Non posso peraltro che deprecare quando chi dovrebbe almeno tenere alla propria dignità "reghiniano-massonica" se non antroposofica o semplicemente UMANA si "traveste da donzella" e va su FB ad attaccare la medesima figura. Ancor di piu' depreco chi ,senza aver mai conosciuto la persona di Mimma , si compiace di ironizzare, invece di dedicarsi ad altre meno richiose ed imbarazzanti attività. Ma questo succede ad ogni pie' sospinto: uno dei "santoni" di Eco ha ironizzato perfino sulle stimmate di Judith Von Halle....ci sarebbe da dire qualcosa su "Spirito e volgarità" ma lasciamo perdere.
 
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view post Posted on 23/4/2014, 08:53
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CITAZIONE (Sandro17 @ 22/4/2014, 21:38) 
Scusatemi se m’inserisco nella discussione...

Buongiorno Sandro,

anzitutto non scusarti, siamo in forum, quindi il dialogo è la forma che abbiamo scelto per condividere. Come ben scrivi, non si tratta di un blog dove ognuno lancia proclami, conditi dai "bravo, grazie" degli astanti.

Io poi, e credo di averlo già scritto, reputo il dialogo aperto l'unica forma in cui oggi lo Spirito possa, seppur minimamente, fluire. Preferisco assai l'anarchica Usenet alla rassicurante moderazione dei Forum, ma capisco anche che si tratta dell'Internet del secolo scorso, figuriamoci il "Social".

Sandro, ognuno trova, fuori di sè, solo quel che ha nel cuore; così ci radunammo attorno a Massimo, principalmente negli anni '70: ognuno credeva di vedere il Sole, ma chi attraverso una tenda, chi tra spesse nubi, chi lanciando anatemi e indicando il lampione a cui s'aggrappava, forse ci siamo capiti poco, forse proprio per niente.

Perfino Mimma ci rammentava sempre, a proposito delle maldicenze di cui ieri ho scritto, "nell'umano, come fai sbagli"; alludeva così, sinteticamente, alle interminabili baruffe che la coinvolsero per un decennio, e che contribuirono non poco, ahinoi, a minarne la salute fisica.

Tutto sommato giudico positivo che oggi certe posizioni siano più chiare; riconoscersi per quel che si è, aver finalmente il coraggio di dire "pane al pane", chiarire stati d'animo e atteggiamenti che abbiamo colto per decenni nell'inespresso animico dei nostri amici, è certamente positivo.

E non è neppure questo gran scardinamento delle Leggi cosmiche; sempre, dove fiorisce una luce spirituale, s'addensa la tenebra: insomma, nulla di nuovo sotto il Sole.

Ti auguro una splendida giornata, Cosimo
 
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view post Posted on 23/4/2014, 09:42
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Ciao Lorenzo, Sandro, Cosimo e Andrea,
sono contento di leggere le vostre parole, anche se in una occasione triste come questa.

Sembra quasi che ci sia oggi la possibilità di toglierci tutti quei sassolini dalle scarpe, che per troppo tempo abbiamo tenuto dentro. Ma credo che non sia questo il momento adoperarci in questa opera.
Oggi siamo schiacciati da una imponente croce cardinale che proprio ieri ha avuto il suo culmine, e che rimarrà nel nostro cielo ancora per mesi, questo significa che è l'occasione più propizia per dei cambiamenti radicali, ma anche l'occasione per dare ognuno il peggio di se stesso.

Volevo solo ricordarlo a tutti noi. Naturalmente chi ha provveduto per tempo ad esercitarsi con i 5 esercizi, riuscirà forse a mantenere, un pensiero pulito, una volontà ferma, equanimità, positività, spregiudicatezza e aggiungo, quella certezza ci dice che quello che sembra impossibile all'uomo, non è impossibile, con l'aiuto di Dio.

Quello che poniamo come fondamento in questi giorni, sarà la base per i prossimi anni. E allora impegnamoci a creare un ambiente non ostile tra noi, ma cerchiamo di avvicinarci, di preparare la nostra anima come luogo accogliente, perché il Cristo si trova dentro ognuno di noi, nessuno escluso. E se vogliamo vedere Cristo, dobbiamo cercarlo nel profondo del cuore dell'altro. Ma nessuno apre il cuore a chi gli è ostile.

Un grandissimo abbraccio a voi.

Pierfrancesco

uSgMQvn
 
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mitteleuropeo1
view post Posted on 23/4/2014, 10:08




Grazie per queste parole....i tempi sono "aspri". apocalitticamente amari.. e si vede...
 
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21 replies since 9/4/2014, 18:10   1842 views
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