lorenzo s |
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| ciao e grazie come non essere d'accordo su quanto dici, ovvio che un pensare vivente restituisce la realtà quale essa è e non rinchiusa entro la morta materialità! sicuramente mi sono espresso male, se possono sorgere tali equivoci ma quando un antroposofo descrive il seme, non importa se ne abbia o meno la visione eterica consapevole, dovrà necessariamente usare il linguaggio quotidiano, la "dialettica" ordinaria, anche se ne farà un uso creativo, artistico, costruendo le frasi e articolando il discorso in modo da dare un'immagine vivente... ... detto questo, mai e poi mai potrei pensare di "comprendere il Mistero del Golgota con lo stesso pensare con cui non riusciamo a comprendere il mistero di un semino di mela" ciò che solo intendevo evidenziare sono due descrizioni a mio avviso contraddittorie della "forza del Cristo", una prima volta descritta come ascendente e l'altra invece discendente che spiegazione ne diamo? Scusami se mi permetto di essere ancor più didascalico: facciamo l'esempio che un chiaroveggente descriva gli abitanti dell'antica India prima come molto più alti degli uomini attuali, e poi invece come molto più bassi arriva uno e gli dice: mi scusi, ma come fa a conciliare due descrizioni così diverse di una stessa popolazione nello stesso periodo storico? e il "veggente" per tutta risposta gli contesta di non poter pretendere di descrivere quanto appare alla cronaca dell'Akasha utilizzando la normale dialettica... caro C spero che adesso non mi dirai che sono troppo sofistico, o che mi attengo ai dettagli e perdo la visione generale: io credo che il problema esista e sia un dovere per tutti cercare di rispondervi
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