Ciao a tutti,
le feste stanno per finire e solo ora mi rendo conto che ho sprecato un'altra occasione per cercare di intuire i misteri del Natale. Sono ancora incantato dall'allegria familiare che si crea in questi giorni, è l'anima golosa fa il resto, cosicché alla fine si fa tardi con la pancia piena ecc. ecc.
Fatto sta che oggi, ho trovato uno spazio per riprendere in mano la situazione e ho camminato per varie ore tra le viette di Roma. Non quelle dove si accalcano per i saldi, ma accanto a quelle ci sono viette desolate, vuote, con chiese meravigliose dove trovare l'occasione per un po di silenzio.
Durante la camminata ho ascoltato una conferenza sul Natale di Giovanni Vannucci, cercando di capire se veramente questi fosse stato influenzato dal pensiero di Steiner, e ascoltando quella conferenza del 1982, mi viene proprio da pensare che forse conosceva anche qualcosa di Massimo Scaligero. Se così non fosse, c'è da pensare ad un percorso di letture comune, dal momento che Vannucci citò ai presenti delle strofe tratte da il "Pellegrino Cherubico" del poeta e mistico tedesco Angelus Silesius.
Conferenza
Natale 1982 - Giovanni Vannucci (mp3)Mentre ascoltavo quelle parole, riconoscevo in molti punti, l'influenza steineriana. Questo mi ha confortato, nel senso che ho visto che anche nella Chiesa ordinata, vi sono semi di rinnovamento, che daranno i loro frutti a suo tempo. Non posso pensare che tutta la responsabilità di un cambiamento delle coscienze ricada solo sugli antroposofi, è una questione globale, e nella conferenza c'è un punto in cui Vannucci spiega anche questo punto: il Cristo ha lascito un frammento di sole nei cuori di ogni individuo, senza distinzioni di confessione religiosa o di popolo o altro. Tutti siamo chiamati a formare il corpo mistico di Cristo.
Ma ad un certo punto, alla fine della conferenza, dopo che Vannucci li aveva accompagnati a quei alti pensieri sulla simbologia del Natale, uno dei presenti (si sente pochissimo perché sarà stato lontano dal microfono), dice che ormai per lui è divenuto impossibile credere che il meraviglioso progetto, il meraviglioso orizzonte che Vannucci aveva prospettato per il Cristianesimo nell'era dell'Acquario, potesse avere una corrispondenza con la realtà. Rimaneva solo pura astrazione, un eccesso di ottimismo miope.
Vannucci risponde che non c'è da vedere il bicchiere mezzo vuoto, che la mente porta ad intellettualizzare e confonde. Uno tra il pubblico, palesemente parla (da antroposofo) di aggiungere
Ritmo e
Volontà a quei pensieri di quella sera. Ma anche io non sono rimasto veramente rincuorato da quella risposta. Ovvero quella risposta è profondamente vera, ma a quella risposta, manca il percorso pratico degli esercizi individuali. Evidentemente in quel contesto non si poteva approfondire ulteriormente.
Vannucci dice di ricercare il
silenzio dentro e fuori di sé. Lui infatti si era aiutato in questa cosa, trasferendosi a vivere nell'Eremo delle Stinche:
ma l'uomo comune, che vive in città, per camminare, deve seguire il percorso indicato da Steiner e da Scaligero, deve ricavarsi dei brevi momenti per ritrovarsi da soli, di fronte al divino. E' una strada molto lunga da percorrere. E dopo questo Natale la vedo ancora più insidiosa del solito. Quante abitudini, comportamenti, modi di vivere, ci impediscono di attingere alla vera sorgente della vita: la meditazione/concentrazione.
Quello che credo vada messo a fuoco sin da subito, è la mèta a cui vogliamo arrivare, che deve essere un obiettivo raggiungibile e definito, altrimenti svapora dopo pochi mesi e viene rimpiazzato da altre motivazioni che nel frattempo si innestano.
Camminando per via Giulia, sono incappato presso il detto attribuito a Goethe, di incominciare subito quello che si vuole intraprendere, ma non riesco a trovare in me una chiarezza in questo, e le notti Sante mi avrebbero potuto aiutare in questo. Ma ancora non è tutto perduto, mancano ancora 2 notti.
Un augurio a tutti voi di capire qual è la mèta spirituale che volete realizzare.
Pierfrancesco