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Pierfrancesco:-)
view post Posted on 13/11/2013, 10:59 by: Pierfrancesco:-)
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Ciao Gandolfo, ti ringrazio delle risposta, ho letto con molto piacere la storia di Nicol Dron, effettivamente conferma perfettamente le descrizione che Rudolf Steiner ha dato del dopo morte in molte conferenze.

La cosa che mi ha colpito di più è stato questo passo:
CITAZIONE
Udii la sua voce che sembrava venire dal fondo dell'universo, una voce possente e dolce al tempo stesso. Una voce fatta di forza e d'amore che mi domandò: "Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?". Compresi immediatamente l'importanza della domanda. Al tempo stesso ebbi la visione di una moltitudine di esseri con le braccia tese al cielo, in atteggiamento implorante. Sapevo che quegli esseri soffrivano e io percepivo tutte le loro sofferenze. Che cosa avevo fatto per loro? Non ero stata cattiva, ma non avevo fatto niente di particolare. La domanda che mi era stata rivolta esigeva, per usare le parole di Emerson, "di fare tutto il bene che esiste nell'individuo", e io capivo adesso che ciò richiedeva tanto amore. Richiedeva anche una crescita, una trasformazione, che a sua volta avrebbe aiutato gli altri a trasformarsi. Sentii allora che l'umanità è un solo essere le cui membra sono interdipendenti una dall'altra per il loro progresso e la loro sopravvivenza. Mi ridestai a una responsabilità nuova. La comprensione di tutto ciò, semplice in apparenza, continua ad approfondirsi nel tempo.

proprio ieri sera, parlando con un amico, mi manifestava un senso di incompiutezza, come me è errivato ai quaranta, il tempo in cui ci sentivamo liberi e vivi è lontano nei ricordi, oggi le incombenze della vita, ci hanno ridotto a un'ombra di quello che eravamo un tempo. Oggi ci vediamo come spenti, senza un orizzonte, incastrati nei doveri, ma senza una comprensione delle cose. Solo ieri intraprendevamo azioni, dettate dall'entusiasmo dell giovinezza che oggi non riesco neanche ad immaginare se ero proprio io quello di quelle esperienze. I grandi ideali si sono drasticamente ridimensionati e il cambiare il mondo (così come può pensarlo un ragazzo) ha ceduto il passo a come cambiare il "fine settimana".

Così quando arriverà il momento di quelle parole "Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?" mi troverò nella stessa condizione della Dron, ma con l'aggravante che io già sapevo il mio compito, già conoscevo cosa avrei dovuto fare, invece che sprecare i fine settimana al centro commerciale, ma non ne ho avuto il coraggio e la forza.

Certo ci sono momenti in cui, so che il mio amore deve essere indirizzato a coloro che mi sono vicini, alla famiglia, agli amici ecc. Ma quanti extracomunitari mi passano vicino e tolgo lo sguardo per non incrociare i loro occhi?

Così ho iniziato il percorso antroposofico del rafforzamento del pensiero. Se non riesco neanche con quello, figuriamoci per il resto! Ma la mosceria interiore di cui prima è così conclamata, e l'anima così abituata a continue emozioni per non sentirsi morta (che è la reale situazione), che anche qui si sperimentano dei fallimenti. E allora ritornano alla mente le parole che Rudolf Steiner disse in un capitolo di Iniziazione:

CITAZIONE
CONTROLLO DEI PENSIERI E DEI SENTIMENTI

Quando qualcuno cerca le vie della scienza occulta coi mezzi descritti nel capitolo precedente, non deve trascurare di fortificarsi durante tutto il corso del suo, cammino per mezzo della costante azione di questo pensiero: deve cioè tener sempre presente che dopo qualche tempo può aver fatto dei progressi importanti, senza che questi gli si palesino nel modo ch'egli forse si aspettava.
Chi non rifletta a questo, perderà facilmente la costanza e rinunzierà dopo poco tempo a qualsiasi tentativo
.

Le forze e le capacità che si devono sviluppare, sono dapprima di natura tenue e delicata, e la loro essenza è affatto diversa da ciò che l’uomo si poteva prima rappresentare.
Egli difatti era abituato ad occuparsi soltanto del mondo fisico; quello spirituale e quello animico sfuggivano ai suoi sguardi ed anche ai suoi concetti.

Non vi è dunque da meravigliarsi, se egli non sì accorge subito delle forze spirituali ed animiche che ora si sviluppano in lui.
In questo fatto risiede la possibilità di un errore per chi, senza attenersi alle esperienze raccolte dagli occultisti esperti, si avvia sul sentiero dell’occultismo.

L’occultista conosce i progressi conseguiti dal discepolo molto tempo prima che questi ne diventi a sua volta consapevole; egli sa che i delicati occhi spirituali si stanno formando, prima che lo sappia il discepolo.

E gran parte delle istruzioni date dall'occultista consistono appunto nel provvedere a che il discepolo non perda la fiducia, la pazienza e la perseveranza, prima di arrivare alla conoscenza del proprio progresso.
L’occultista non può veramente dare al suo allievo niente che già in questo - nascostamente - non risieda; non può che guidarlo verso lo sviluppo delle capacità latenti.


Ma ciò che egli comunica delle proprie esperienze servirà di appoggio a colui, il quale dall'oscurità vuol penetrare nella luce.

Molti abbandonano il sentiero della scienza occulta poco tempo dopo esservi entrati, perché il progresso raggiunto non riesce loro immediatamente visibile.
E anche quando le prime esperienze superiori diventano percepibili per l’allievo, questi spesso le considera illusioni, perché sono completamente diverse dall'idea ch'egli sì è fatta di ciò che deve sperimentare.
Egli perde coraggio, o perché non attribuisce valore a quelle prime esperienze, o perché le giudica talmente insignificanti da non e credere che possano condurlo in tempo prevedibile a risultati importanti.

Ma il coraggio e la fiducia in sé stesso sono due fiaccole, che non si devono lasciar spegnere sulla via della scienza occulta.
Chi non sa risolversi a ripetere sempre di nuovo con pazienza un esercizio, che sembra esser fallito innumerevoli volte, non potrà arrivar lontano.

Oggi che di maestri spirituali, ce ne sono pochi, specialmente durante l'inizio del percorso del ricercatore, la facilità di abbandonare la via, per i motivi sopra descritti è molto alta.

L'utilità di un punto di incontro tra aspiranti ricercatori, secondo me potrebbe sopperire a questo momento iniziale, in cui le forze date dall'esercizio sono ancora deboli, e un aiuto animico nello stimolare il coraggio e la fiducia in sé stessi potrebbe essere quella piccola scintilla iniziale che accende il fuoco, ma poi certamente la legna da bruciare dovrà essere fornita dal ricercatore.

Un augurio a tutti, che questo spazio possa fungere a questo scopo.

Pierfrancesco
 
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5 replies since 12/11/2013, 13:38   375 views
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