Posts written by Pierfrancesco:-)

view post Posted: 28/11/2013, 11:59 Come sviluppare l'Immaginazione - Antroposofia
Elika del Drago, principessa D'Antuni, ospitò Rudolf Steiner e l'allora sua collaboratrice e organizzatrice, signorina Marie von Sievers a Roma tra il marzo e l'aprile del 1909, in questo palazzo Vasi35bl, come anche viene indicato da Eduard Schuré in una sua lettera al suo amico Angelo de Gubernatis, in cui lo invitava alle conferenze che Steiner avrebbe tenuto nel palazzo.

La principessa, fu anche presente, a Monaco, durante la rappresenazione dell'opera I figli di Lucifero, scritta da Schuré, tradotta dalla von Sievers in tedesco e curata dallo stesso Steiner, così bene che la stessa principessa, seduta accanto allo Schuré, pronunciò queste parole: «Sono sconvolta. Non li avrei creduti capaci di ciò». Lo stesso Schuré commenta così la rappresentazione:

CITAZIONE
Steiner si è rivelato un professore di dizione, uno scenografo di prim'ordine, un costumista, un tecnico geniale, che stupisce gli operatori con le sue conoscenze meccaniche (per esempio nella sistemazione della stella di Lucifero che appare e brilla in diversi modi in parecchi momenti del dramma). Ciò che era ammirevole e che ha notato anche la Principessa d'Antuni, con il suo gusto greco-latino, è l’armonia generale, il carattere religioso e sacro che egli ha saputo imprimere al tutto.

Secondo alcuni, la principessa Elika del Drago, partecipò al gruppo di UR, con lo pseudonimo Alba. Ur nel 1927 pubblicò postumo il saggio "De Naturae Sensu", che credo di aver trovato in internet, e che mi ha colpito parecchio nel suo complesso. Si intravede come nasce la facoltà immaginativa, grazie all'osservazione della natura e alla relativa risposta interiore. Moltissimi spunti di riflessione di cose che ci accadono speso nella vita, ma che se non coltivate, vanno nel dimenticatoio.

Poiché l'ho trovato su un sito kremmerziano, in cui erano state evidenziate le parole Rito e Fuoco nel finale, come per evidenziare, un particolare rito del fuoco conosciuto in quell'ambiente, volevo chiedere se questa evidenziazione, secondo voi, è stata un'aggiunta postuma. Qualora fosse così, secondo voi a quale rito, la principessa ha fatto riferimento? Potrebbe essere quello della concentrazione o meditazione quotidiana?

Alba - De Naturae Sensu
Lungo è il cammino da percorrere per giungere al risveglio, prima che la coscienza gradatamente avverta, s’impadronisca e fissi mediante il ricordo, le istigazioni più o meno frequenti, gli improvvisi, inaspettati richiami, la cui gamma è infinita e varia, sempre nuova e meravigliosa: di avvertimenti della nostra comune vita, di cose che ci circondano e suscitano un susseguirsi di pensieri e di esperienze interiori, di voci misteriose che sorgono dal profondo dell’essere ed affiorano alla coscienza, che allora prova con un fremito d’ali che tentino di spiegare il loro libero volo verso la luce.

Due vastissimi campi offrono una messe inesauribile di tali richiami: l’animo nostro e la natura.

Osserviamo intorno a noi: il mondo è il libro dell’uomo, dell’uomo però che sappia vedere ed udire la voce delle cose e sia capace di sentire la relazione tra la propria vita e la vita di esse; poiché vita è nelle piante, nell’acqua, nel vento, nel fuoco, nelle stelle, nelle migliaia di esseri visibili ed invisibili che sono ovunque; vita, spirito, è ciò che noi non vediamo e che ci circonda: Ade, l’invisibile.

Guardiamo la terra: la natura è madre feconda, inesausta, ovunque e comunque sia possibile la più elementare forma di vita, anche nel fango. Tra le tegole d’un tetto, tra gli alti ruderi di una torre, il vento ha portato dei semi che hanno strappato ad un granellino di terra, tra due sassi, il modus della vita: ed ecco, un ciuffo d’erbe è nato e vive.

La terra, questa immensa quantità di materia che si trasforma, si rivolge, si sgretola, s’unisce producendo in innumerevoli, continue realizzazioni, innumerevoli vite, altro non è che il simbolo del nostro corpo, della nostra carne. Ciò si riconosce facilmente sapendo comprendere l’analogia esistente fra la nostra vita fisica e la natura, tra il nostro corpo e la vita d’un albero, exempli causa.

Si osservino taluni alberi, che nella terra hanno solamente parte delle radici, ed il resto scoperto, apparentemente privo di nutrimento, ma vivo per il succo vitale che riceve dalle più profonde radici, e si senta che attraverso quelle nude radici ed il rude tronco dell’albero scorre una linfa vitale simile a quella che nutre il nostro corpo. Da allora la vita vegetale non sarà più una cognizione morta e senza significato. Chinatevi sopra una tenue foglia verde, sentite quasi palpitare fra le dita le sue fibre sottili; aspirate il profumo soave d’una fiammea rosa, coscienti che forse domani non vi sarà che un gambo nudo tra petali sparsi; ma che per breve tempo la natura ha sorriso nel fiore, felice di espandersi al sole, e vi ha trasfuso la gioia sua di madre feconda ed inesauribile sempre e mai stanca.

Di sera, alcuni alberi emanano un acuto profumo: si possono non vedere, ma il loro profumo è come un richiamo al passaggio: si accolga quella voce, linguaggio muto di esseri amici, si sentano vicine nell’ombra le grandi ombre, viventi nella loro immobilità, in più diretto contatto con la terra. E’ anche l’impressione di questo contatto con la terra, vibrante nel respiro delle foglie, che gli alberi ci comunicano. La neve, coprendo ogni cosa col suo candore, da un senso di tristezza simile a quello che emana dagli alberi nudi e brulli d’inverso, perché allora si sente la natura chiusa nel suo letargo, ed isolata nel raccoglimento.

Si osservi il continuo fluire d’un fiume, si senta scorrere l’acqua nella terra, come il sangue nelle vene – come il calore solare che dà vita e luce; simile al calore del corpo. – Oppure sulla sponda di un lago, fissando a lungo le acque si senta un quid vivo e reale, che dal lago s’innalza e s’avvicina. Non è necessario avere alcuna visione, od evocare oltre il Genio; basta comprendere come le masse d’acqua ovunque sparse, di cui ci si rende conto più o meno chimicamente, scientificamente, ecc., sono manifestazioni di intelligenze spirituali esistenti, ma invisibili.

La terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, tutti gli elementi, ci sono continuamente sott’occhio nelle loro manifestazioni, ma troppo si tralascia di comprenderli. All’aria, che pur respiriamo, si pone raramente attenzione, non la si pensa, non si sente intorno la sua essenza fluidica che tutto circonda e penetra.

Per comprendere il profondo significato dell’aria, si scelga una sera, di primavera, realizzando la percezione nei contrasti. Camminando tra il brusio assordante di una strada chiusa tra alti palazzi, sentire la folla multiforme che brulica, chiusa nella nebbia degli organi quotidiani, col nero tarlo di mali fisici e morali, mentre la sera discende pian piano e s’accendono i primi lumi ed in alto permane il cielo azzurrissimo, ancora dolcemente luminoso. Un senso improvviso, quasi di malessere ci invade e con esso un desiderio di liberazione. Si riconosca allora nella profondità il senso della pesantezza della terra, contrastante coll’impalpabile aria. Si proceda, fino alla solitudine, nella meditazione.

Un’onda di purezza vivificante invade l’animo dinanzi alla luce ed al calore di una fiamma: una preghiera è più fervida ed alta, se compiuta presso ceri accesi. Oggi si è quasi perduta la possibilità di essere vicini al fuoco: non più caminetti illuminati da un grosso bruciante ceppo, non più deboli lucerne tra vaste zone d’ombra, ma la luce elettrica che dirada improvvisa le tenue ombre crepuscolari.

Sentire il sole, in un’ardente estate, come se si fosse divenuti una lampada perfusa di tenue luce rosata: - il Sole è in me, la sua luce, il suo calore sono in me – pensare, ed abbandonarsi alla sensazione di gioia luminosa, mentre si sente il corpo leggero e trasportato verso l’alto; sentire nascere in sé l’adorazione verso l’astro luminoso, verso la Luce, e richiamare l’antico culto degli adoratori del fuoco.

L’impressione del tutto spirituale della luce, del sole in noi, comunica il desiderio di salire verso l’alto, mentre il senso di benessere fisico che dà il calore del sole, provoca un moto di esaltazione, di espansione della vita fisica.

Più o meno latente, più o meno sviluppata, noi tutti abbiamo la possibilità di udire queste voci che ci vengono dalle cose, dalla natura, da noi stessi, voci che ci giungono per mezzo di sensazioni, di impressioni non create né volute da noi, ma che ci pervengono quando meno ci si pensa, in un momento di abbandono mentale, in un momento di calma interiore: esse sono sempre precedute da un arcano senso di meraviglia compenetrata d’attesa, mentre l’occhio vaga sopra una pianta, sopra un fiore, sopra un paesaggio … La volontà non opera direttamente su ciò; essa, od anche il desiderio di conoscenza, hanno soltanto il compito di organizzare le esperienze e di svilupparle armonicamente, di avviarle su piani di realizzazione e di ulteriori adattamenti.

Così, essendo avviati a conoscere quale forza vitale, simile alla nostra, sia in tutto ciò che ci circonda, dal filo d’erba all’atomo invisibile, dalla goccia di rugiada alla forza luminosa del fuoco, è facile arrivare a comprendere il profondo significato d’ogni cosa: ciò che è reale e visibile per noi, altro non è che ombra proiettata da ciò che esiste egualmente, invisibile. L’uno e l’altro hanno per legame il simbolo. Ciò che è fuori di noi, è sotto differente aspetto in noi; sentirsi in armonia con la vita delle cose, è realizzazione di questa legge.

La terra è la nostra carne, l’Acqua è la forza purificatrice di cui essa ha bisogno, l’Aria è media tra la terra e il Cielo, tra il corpo e lo spirito, che è il fuoco che tutto vivifica e illumina, che fuga le ombre della materia, che tende col suo guizzo continuo verso l’alto.

Non solo è simboleggiata la nostra vita fisica nella natura, ma noi troviamo nei suoi vari aspetti analogie profonde con gli stati d’animo: abbiamo le ire, la calma, le melanconie, le crudeltà del mare; la tenuità dell’erba; l’aridità, la fecondità della campagna; il turbinio fantastico del vento. Nell’adamantino luccichio stellare, tanto lontano dalla terra, è l’isolamento che talvolta è in noi, nel fecondo inaccessibile ed abissale dell’Io.

Nella natura è costantemente e chiaramente manifestata la legge della dualità, dell’equilibrio, risaltante fra i continui contrasti della forza e della debolezza, del + e del - : tra i cicloni, le bufere e la grazia infinita di un piccolo fiore; muschi ed erbe tenui e montagne rocciose ed inviolate che sembrano innalzare la loro massa pesante verso più alte sfere, con sforzo tenace, asilo di farfalle ed aquile.

L’uomo appare come forza creatrice, violenta ed assoluta, la donna come capacità comprensiva, ricettiva che sviluppa e riflette tale forza.

Il sole, il vento: forza e violenza.

La terra, il verde: assorbimento e fecondità.



Per uno sviluppo graduale del senso della natura, è bene innanzitutto cercare di far risuonare in noi le sue varie voci, seguendone lo svolgersi nel respiro annuo, dal suo fiorire a primavera, alla pienezza, alla maturità, al declinare, fino al suo breve ed apparente letargo, che è profondo raccoglimento e preparazione. Ci si volga quindi ad osservare l’ambiente in cui si vive.

Ogni oggetto ha nella sua forma, un’impronta particolare che ne dà il profondo significato e può suscitare uno svolgersi indefinito di idee, di impressioni, di esperienze interiori, che variano anche per ciascun individuo, secondo le sue particolari attitudini.

Si noti, per es., che non si percepisce il colore, ma la forma di alcuni oggetti colorati: una prima idea del colore informe può essere suggerita dal fluttuare di veli colorati, quantunque l’immagine sia ancora molto inadeguata alla realtà trascendente del colore.

E’ opportuno il ricordare quanto influisca sullo spirito la gamma varia dei colori: il senso di riposa che aiuta a concentrarsi può esser dato dall’azzurro e dal verde, in graduazioni tenui, non dal rosso o dal bianco. Vari sono gli aspetti dei paesaggi in stagioni o regioni diverse: un gelido paesaggio lunare, una landa sconfinata, un deserto infinito, non suscitano le stesse impressioni di una vallata ridente nel verde primaverile, dei campi fecondi di messi, o di dolci laghi tranquilli. Si intuisce come l’indole degli abitanti varia nelle varie regioni: i poeti spesso sentono e traducono nelle loro poesie, paesaggi che sono veri e propri stati interiori.

E’ noto che la forma fisica degli uomini, il loro profilo, il sorriso, può rivelarci l’indole, le virtù e i vizi loro. Se la forma fisica osservata è la nostra, con profonda meraviglia notiamo, che fissandoci a lungo in uno specchio, quasi riconoscendosi a stento, pensiamo: attraverso questo corpo, attraverso questo volto, Io sono palese a me ed agli altri. La mano ha un espressione profonda quasi quanto l’occhio, che rivela se la persona è più o meno spiritualmente vicino a noi. Alcuni hanno la possibilità di conoscere a fondo un altro, solo dopo pochi momenti o poche ore di conversazione. Avviene talora un fatto semplice e meraviglioso: tra una folla, in un luogo qualsiasi, una persona sente in se l’improvvisa rivelazione dell’essenza di un altro, che, naturalmente, è affatto inconsapevole di ciò, in quel momento; è l’impressione che si prova in tali casi è tanto spontanea, quanto vera. Molto può rivelare anche la voce umana: si ascolta volentieri un bel canto, nel quale una voce spiega le sue varie tonalità e modulazioni: se il canto o la voce è la nostra, si ha la perfetta sensazione di uno sdoppiamento, di una persona che parli, agisca, e di un’altra che osservi; ciò non si avverte solitamente, perché quando si parla si segue il proprio pensiero, non si ascolta la propria voce.

In particolari momenti spirituali, nella solitudine perfetta, invisibili vite transumane si manifestano; lo spirito può avvertirle, ma ciò non è sempre, ne da tutti. Talvolta, soli nella nostra stanza, leggiamo o scriviamo: ad un tratto può accadere di non sentirsi più soli; talvolta la presenza dell’entità che si avvicina è cosi nettamente avvertita, che si è quasi costretti a guardare in una determinata direzione, donde si sente qualcuno, invisibile , osservare; si ha talvolta l’impulso di inchinarsi, e si comprende allora di essere in presenza di Enti Superiori – ed alla meraviglia segue un senso di pace, di profonda calma interiore, di maggiore fermezza.

Lo spirito sembra elevarsi,

sospinto dal palpito d’invisibili ali.

Si avvertono queste presenze improvvisamente, involontariamente, ma esse sono quasi sempre precedute da un periodo di grande purezza di vita, esteriore ed interiore.

Accade talvolta di sentirsi chiamare per nome, tanto da svegli, che nel sonno. Da chi?

Si può anche avvertire la presenza di esseri ben diversi anzidetti, esseri esistenti molto vicini all’uomo, si da comunicargli con molta facilità sùbite paure, o diverse e estranee, inspiegabili impressioni; qualche volta sembra di sentire come delle grandi bocche ghignanti intorno, in un pauroso atteggiamento di scherno di tali esseri, non invisibili, ma non visti dall’occhio volgare.

Dall’invisibile mondo può essere comunicato talvolta, come un’onda di terrore improvviso, vertigini d’abisso aprentesi sotto i piedi, il panico gelido del buio, della solitudine di un luogo vasto, il terrore di improvvise, orrende visioni: manifestazioni tutte del mondo della Paura esistente oltre i limiti della coscienza umana: e allora o lo spirito è tanto forte da sussistere fermo, incrollabile e vincere fugando ogni ombra, o la Paura, come fuoco alimentato dal vorticoso vento, si abbatte con conseguenze in vario modo gravi.

Il sonno non è che una pausa, un’ombra tra la luce dell’addormentarsi e del risveglio. Ci si desta riposati nel corpo, ma si ha spesso l’impressione di essere stati per alcune ore distaccati dalla vita e non si ricorda nulla, salvo caotiche immagini di sogni. Altre volte, invece, ci si ridesta sereni, diversi, e possiamo quasi dire di non aver dormito, poiché v’è stata in noi, ad occhi chiusi, una vita. Abbiamo due vie che ci tolgono alla veglia quotidiana: per una il corpo riposa e lo spirito, imprigionato nella materia, in essa s’adagia, ed allora si ha nell’addormentarsi la sensazione dell’abbandono, della discesa nel nulla; - la seconda, mentre il corpo dorme vegliando, porta lo spirito oltre, verso una luce, attraverso gli spazi infiniti, ed il corpo ne ha un senso di freschezza riposante, malgrado qualsiasi stanchezza fisica. E’ in questo stato di coscienza che non è veglia, né sonno nel comune senso, che numerose visioni appaiono, aeree, luminose, folgoranti di bellezza o indicibili mostri, forme umane, comunissime, intente hai più strani lavori che tralasciano ad un tratto per fissarci con uno sguardo che ci da una strana impressione, quasi di trasalire. Così, fino a quando non si sia raggiunta una certa armonia mediante il ritmo del Rito, si hanno visioni spesso slegate e caotiche, che man mano si coordinano e si formano in manifestazioni visibili di un simbolismo vivo e lucido, il cui significato profondo, balenando, chiarisce tanti perché, tanti misteri inesplicabili alla mente umana.

In tali zone lo spirito non fermo, lotta, passa vertiginosamente talora da uno stato ad un altro, s’inabissa in baratri immani, tenebrosi, per assurgere, attraverso lunghi, tortuosi cammini, alla luce che lo penetra e lo racchiude in se mentre esso è trasformato interamente in un corpo luminoso.

Qualche rara volta possono manifestarsi persone viventi, a noi vicine per affinità spirituali, con fisionomia affatto diversa. Più facilmente si ha la percezione di uno sdoppiamento: appare come una visione di noi stessi riflessa in uno specchio, od in una sottile lastra di vetro; talvolta la visione è chiarissima e la forma è completamente esteriorizzata: talora il volto assume un’espressione altamente spirituale, talaltra il doppio ci fissa con occhi che sembrano dilatarsi smisuratamente: il profondo dell’essere trasale, all’ora, per un brivido di gelo.

Qualche volta visioni e simboli ci vengono spiegati dall’Ignoto che ci guida e ci parla, invisibile. Col progredire, ci si accorge che visioni e simboli si presentano con uno svolgimento armonico, con un legame, un mirabile nesso tra loro, spesso anche in relazione con avvenimenti della nostra vita passata o futura. Molte sono anche le percezioni luminose, esterne od interne: innumerevoli scintille, luce diffusa attorno, globi luminosi, fino alla visione dell’occhio astrale, grande e luminosamente rosso – fissandolo, si perde completamente la percezione di essere particolarmente distinto, per giungere a vedere e sentire l’Universo in noi, oltre i limiti del tempo, dello spazio e delle cose.

Tra i richiami più notevoli sono le voci misteriose che sorgono dal profondo, in attimi d’astrazione, o quando meno le attendiamo, mentre si conversa o si lavora. Dalle ime profondità dell’essere sorgono barlumi improvvisi, ad illuminare un mondo un tempo conosciuto, ma poi smarrito dal ricordo; sorgono come voci e parole di cui non s’intende il significato, ma il cui suono sembra renderci più felici e migliori: l’anima ascolta questa musica lontana, inebriandosene, mentre la mente si perde inutilmente dietro i perché senza risposta, entro gli inviolabili limiti che soltanto lo spirito può trascendere.

Nell’ascoltare tali voci, si ha talvolta il desiderio di creare un assoluto silenzio attorno, di far tacere anche i battiti del cuore, affinché si possano percepire le fuggevoli armonie delle sfere cosmiche. Si può ascoltare anche il suono del proprio cuore.

Talvolta, quando non si percepisce più alcun rumore, si sente nel silenzio un Silenzio, ed il cuore si scuote come se palpitasse per i suoni dell’aria: attimi: il Silenzio sorto dal profondo ci ha per un momento quasi distaccati della vita – cessato ogni suono esterno, ogni pensiero, si ha la sensazione della solitudine, della libertà nel centro dell’universo. Allora, rientrando in noi, si trasale avvertendo lo scorrere del tempo, il fluire dell’onda di vita: è un palpito di vita eterna in contrasto con la vita che si vive, di mortali.

Talvolta pare sentirsi fluidi come l’onda: si hanno delle fissazioni di pensiero, durante le quali qualcosa di lieve, di tenue, di dolce, sorge dal profondo, per affiorare ai limiti della nostra sensibilità; ciò che si prova allora è simile alla sensazione di chi si abbandoni, supino, nell’acqua e senta fluire lentamente il fresco di essa.

Qualche volta tale senso di distacco è più netto: si ha l’impressione del volo attraverso incommensurabili spazi, senza altra percezione che il senso ascensionale, la leggerezza dell’essere sospesi nell’aria, completamente liberi da ogni legame corporeo – un attimo di sollievo, come un gran respiro dopo un momento di oppressione – e l’essere abbandonati i legami che lo avvincono alla terra, è libero nel suo regno, nel regno dello spirito. Indicibile allora è lo stato di gioia luminosa che pervade l’animo.

? Haec ad magicam Mysterii portam aperiendam claves ?

Sembra, talvolta, di non vivere, ma di sognare, come se fosse in noi distrutta l’essenza stessa della vita, mentre il pensiero lontano ci ascolta vivere, ci osserva, come se si trattasse di altri. Ciò accade spesso in improvvisi impeti di desiderio di una liberazione, che si trova isolandosi interiormente; ma bisogna essere capaci di questo atto interiore, altrimenti, per i contrasti irritanti tra la vita reale e tale senso di sogno, si crea uno stato di tensione e di sofferenza acuta. Ricordiamo le profonde, inesplicabili tristezze della adolescenza, quando, appena compiuto lo sviluppo fisico, lo spirito sembra destarsi: si susseguono allora crisi di scetticismo, di misticismo, ecc., che sono vere prove e conducono alla vittoria dello spirito se questo sa aver fede in una Luce senza volto e senza nome, che fissa in sé.

Noi, in generale, sappiamo benissimo di vivere, di esistere, ma non di essere: possiamo affermare questo, quando sentiamo realmente divampare in noi una fiamma del fuoco sacro che anima il Cosmo: ci si sentirà allora come un punto luminoso, vivo, nell’Universo. E solo allora si potrà quasi sicuramente superare le crisi spirituali che inevitabili in noi sorgeranno, simili ad onde rincorrenti altre onde, sempre più ampie ed alte, contro le quali deve essere opposta una forza di resistenza attiva sempre maggiore, se non si vuole rimanere sommersi. I fantasmi dello smarrimento buio, del Vuoto senza suono, dell’Isolamento che gela, del non-valore completo, ci sbarreranno il cammino, tanto più orribili quanto più inaspettati, sorgenti all’improvviso senza un legame logico con le vicende della vita d’ogni giorno, sgusciando tra la gioia ed il dolore, indifferentemente. Si sappia creare in noi stessi una forza invincibile per la sua stessa virtù, ed ogni fantasma svanirà appena formato.

Tale forza è costituita dalla costante volontà di esser calmi e fermi, dal saper allontanare ogni ombra di tristi o malvagi pensieri proiettati dall’elemento più denso; dal saper impadronirsi delle onde nervose nostre ed altrui; dall’aver creato in noi la serenità che talvolta può venirci dalla solitudine, dalla campagna, dal nostro mondo interiore – rimanendovi assorti. Sulla gioia e sul dolore, sull’avvicendarsi di bene e di male, deve vibrare, sfavillando invitto, lo spirito, come il corso delle generazioni umane, sempre uguale e freddo, è il luccichio stellare.

In questo stato di calma spirituale fluiranno a noi, dalla natura, dal nostro mondo interiore, i richiami innumerevoli: voci, impressioni, presenze, visioni, stati d’animo che possono manifestarsi con chiarezza varia ai vari individui, durante un periodo qualunque di vita, astrazione fatta di qualsiasi norma di essa, da qualsiasi Rito; messaggi dapprima oscuri, decifrati poi dallo spirito, ci rivelano un mondo nuovo, reale, esistente intorno a noi e in noi; questa conoscenza ci donerà una doppia vita, il cui divenire continuo e meraviglioso ci metterà in contatto con altri piani di esistenza.

Questi richiami, quasi sempre saltuari e caotici, finché il Rito, non li abbia armonizzati nel suo ritmo, ci giungono perché, non più schiavi, ma padroni della carne, ci si desti spiritualmente, perché si diventa pienamente coscienti che lo spirito che ci anima è una scintilla del grande Fuoco che vive nell’universo, e che la sua natura ignea tende costantemente verso l’alto.
view post Posted: 25/11/2013, 15:52 Come bambini. - Antroposofia
Ricordo che anni fa, durante un convegno, mi colpì un pensiero di Pietro Archiati. Questo pensiero faceva riferimento alla differenza di direzione che si esplica tra il pensare e l'agire di un bambino e quello di un adulto.

Il bambino, diceva Archiati, agisce dapprima per imitazione di un adulto, un'azione esterna a determina il suo comportamento e lui la imita, poi forse quell'azione che fa gli piace, e qui siamo a livello di sentimento, e forse alla fine arriva a pensarla, ovvero a capirne il significato.

Quindi questa è la direzione in cui impara a conoscere il bambino:
3. Volere (esegue un'azione per imitazione esterna)
2. Setire (impara ad amare o odiare quella azione)
1. Pensare (capisce il significato di quell'azione)

Tale dinamica è ravvisabile anche nella successione con cui il bambino normalmente apprende: 3. Camminare (manifestazione della volontà), 2. Parlare (manifestazione del sentimento), 1. Pensare.

Nell'adulto, diceva Archiati, questa direzione si inverte, l'uomo adulto prima pensa qualcosa, poi interviene il sentire che fa si che quel concetto che aveva pensato acquisti una bellezza, un fuoco interiore, il calore necessario affinché quello si realizzi. Ed infine, tramite il volere, l'uomo agisce nel mondo affinché quel pensiero trovi compimento.

Quindi la direzione di manifestazione nella coscienza dell'adulto, si inverte:
1. Pensare
2. Sentire
3. Volere


Ieri sera stavo meditando sulla meditazione che Rudolf Steiner diede a Giovanni Colazza per il gruppo Novalis, conosciuta con il nome "Mantra della RosaCroce"
CITAZIONE

Nel segno della croce,
circondata di rose,

sentendolo,

vediamo il risveglio dello Spirito del mondo.

Si staccano dalle profondità dell'anima
le forze nascoste del mistero,
forze che agirono in principio,
forze che devono agire alla fine,

forze nelle quali noi

pensando siamo,
amando viviamo,
la devozione respiriamo.

Così ci fu una certa sorpresa, nell'accorgermi che Steiner, in questa meditazione, non utilizzava nessuna di quelle direzioni a cui ero abituato nei miei ricordi. Steiner introduce questa nuova direzione:
1. Pensare (pensando siamo)
3. Volere (amando viviamo)
2. Sentire (la devozione respiriamo)


Stavo con questo pensiero, quando iniziai a leggere il capitolo 2 di Manuale Pratico della Meditazione di Massimo Scaligero:
CITAZIONE
LA LIBERTA'.

La libertà a cui l'uomo aspira, dandole sensi diversi a seconda del grado della propria evoluzione, è in realtà e soltanto un evento del pensiero.
Colui che toglie la libertà ad altri, ha in sostanza il potere di dare corpo al proprio pensiero non libero: con tale pensiero agisce come se fosse libero, ideologicamente ed eticamente persuaso del proprio diritto.
La libertà è il pensiero che attua la sua reale natura, normalmente alterata nel processo dialettico. Il pensiero dialettico può essere libero solo sul piano dialettico, ma tale libertà spiritualmente è nulla. Il pensiero è libero quando ritrova la sua connessione con l'Io. Questa connessione non si dà mai realmente, perché il pensiero dialettico è riflesso, e nell'essere riflesso non ha congiunzione con l'Io, bensì con la sua proiezione psichica, l'Io razionale-senziente, l'ego, il riflesso dell'Io.

Per realizzare la sua vera natura, il pensiero deve sperimentare il proprio essere libero: è la più alta esperienza dell'anima. Il pensiero, infatti, normalmente si dà come mediatore di ogni conoscenza sensibile o estrasensibile, mai di se medesimo. Esso può percepire se stesso soltanto se, mediante la concentrazione, si isola, sia pure temporaneamente, dalla psiche, dagli istinti, dai sentimenti, dai contenuti sensibili, dalla propria espressione intellettuale e da ogni contenuto che non sia il proprio essere puro. In questo essere puro, attua la propria reale natura: diviene vivente, esprime come contenuto la sua essenziale forza: indipendente dal meccanicismo dell'intelligenza dialettica. Con tale contenuto può realmente incontrare il mondo sensibile, recandogli l'essere interiore di cui esso, nell'apparire, manca: simultaneamente può penetrare, come veicolo dell'essenza, nell'anima.


Volontà e libertà procedono di pari passo nella disciplina. La elevazione e la intensità creatrice del sentimento scaturiscono dall'accordo del pensiero con la volontà. L'educazione della volontà risponde alla liberazione del pensiero. La consonanza delle tre forze è la via della reintegrazione della Luce di Vita dell'anima, capace di modellare la corporeità fisica: il senso ultimo dell'esperienza terrestre dell'uomo.

Il problema della libertà riguarda solo il pensiero, in quanto questo smarrisce la propria reale natura, dipendendo dalla sfera delle sensazioni e della psiche, col dipendere dall'organo cerebrale, mediante cui tuttavia diviene cosciente al livello sensibile. Tale dipendenza è uno stato di alienazione del pensiero: dal quale nasce la dialettica, l'interpretazione logico-quantitativa del mondo e la serie delle ideologie che assumono la realtà riflessamente, fuori del fondamento.

La dipendenza del pensiero dall'organo cerebrale è contingente e provvisoria, servendo solo, in una determinata fase dell'evoluzione dell'uomo, a rendere indipendente il pensiero dall'antica autorità spirituale, perché esso gradualmente realizzi nell'intimo del proprio autonomo movimento tale autorità. E’ la dipendenza strumentale che ha dato luogo alla conoscenza quantitativa del reale, di là da quella qualitativa - rispondente alla sfera eterica, astrale e spirituale - si da isolare il mondo sensibile-quantitativo dal suo fondamento metafisico. L'errore dell'uomo moderno è assumere come normale l'alienazione del pensiero e considerare reale la visione quantitativa che ne risulta, mentre l'epoca dell'esperienza esclusiva della «quantità» è esaurita: avendo già dato al pensiero ciò che questo si aspettava da essa, la possibilità logica della libertà. Il male del presente pensiero è il suo mancare di coscienza di ciò che ha veramente voluto mediante l'esperienza della scienza e della tecnica.


Il pensiero, dipendendo dall'organo cerebrale, epperò dalla sfera sensibile, obbliga i sentimenti, gli impulsi volitivi e le aspirazioni dell'anima a risonare secondo la sua alienazione. La brama codificata, il culto dell'animalità, la negazione dello spirituale, gli istinti e le passioni correlativi, nascono dalla assolutizzazione di uno stato di deterioramento della funzione del pensiero: la reale alienazione dell'uomo.

Il tema della libertà riguarda appunto l'elemento interiore mediante cui l'anima si vincola all'organo cerebrale, per conseguire la conoscenza logica del sensibile. Il vincolo consiste nella irreversibilità della dimensione sensibile: irreversibilità illegittima, perché dovuta all'impotenza del pensiero a ripercorrere il proprio movimento, mentre appunto il suo reale compito è ripercorrerlo.


Il tema della libertà perciò riguarda esclusivamente il pensare: non il sentire, né il volere. Dalla non libertà del pensiero dipende l'alterata funzione del sentire e del volere, epperò la serie delle contraddizioni della vita psichica.

Dalla liberazione del pensiero dipende la liberazione dell'uomo: non v'è altra liberazione. Mediante la disciplina della concentrazione, il pensiero si libera dall'elemento sensibile, dal suo risonare animino e dal suo risonare eterico: si libera dal meccanismo delle strutture logiche, in quanto muove secondo la propria logica pura: diviene veicolo dell'Io nell'umano. L'uomo risorge dalla sua alienazione. L'azione del pensiero libero diviene liberatrice, quando, per consonanza con le Potenze cosmiche sorreggenti l'umano, giunge a operare sino al corpo eterico.

Sul corpo eterico il discepolo agisce mediante la volontà, cioè operando su esso mediante il pensiero liberato. L'azione diretta del pensiero liberato sul corpo eterico è soltanto stimolatrice: l'azione trasformatrice invece può essere operata soltanto dalle Potenze cosmico-trascendenti evocate dal rito del pensiero liberato: il pensiero della concentrazione, il meditare, l'idea pura, in realtà l'atto dell'Io: che fa appello a tali Potenze, anche se non ne suppone l'esistenza.

Giungere a operare ritualmente sul corpo eterico significa procedere verso il senso finale della liberazione, l'Iniziazione: superare la natura, i vincoli della razza, della famiglia, dell'ente animale collettivo: cominciare a tessere la vera relazione con gli esseri, secondo la realtà interiore: l'effettiva fraternità. La quale non può essere la correlazione stabilita sulla base della necessità psicofisiologica: la reale fraternità è di per sé sufficiente a risolvere anche i problemi inerenti a tale necessità.
La natura inferiore possiede l'uomo attraverso la memoria animale e istintiva del corpo eterico, che è, come nell'animale, associativa: l'associazione si sottrae alla luce dell'Io, funziona come automatismo, conseguendo normalmente l'assenso impotente dell'Io. L'associazione eterica sottratta all'Io, è la base delle malattie della psiche: fenomeno coltivato oggi dalle scienze analitiche della psiche, come dallo Spiritismo e dai facili sistemi yoga propagati nel mondo, con tecniche di concentrazione di tipo medianico.
La libertà, come restituzione della natura originaria del pensiero, è una liberazione della memoria superiore, o spirituale, dalla memoria inferiore, o animale, sedimento degli impulsi della specie, della famiglia, del sangue, ecc. La memoria inferiore normalmente domina l'uomo, facendo suo il pensiero e la sua capacità associativa. La memoria reale, invece, contiene il ricordo della sua storia sino a quella delle precedenti incarnazioni: tale memoria, nell'uomo alienato, è in stato di sonno: affiora depotenziata nella psiche come memoria istintiva, che si estrinseca mediante l'organo cerebrale: al cui livello si forma secondo il sistema del sapere razionale.

La memoria animale dell'uomo usa le forze della memoria spirituale, mediante la contingente dipendenza del pensiero dalla cerebralità. La Scienza dello Spirito mostra come il cervello dell'uomo sia l'organo che in epoche remote lo Spirito ha modellato per poter, mediante esso, agire come Io sulla natura fisica. Dapprima il pensiero si rende autonomo dall'antica natura metafisica, vincolandosi gradualmente allo strumento cerebrale: dalla necessità di determinarsi mediante questo, trae l'istanza alla libertà.


Ciò che è animale nell'uomo si fa valere attraverso la cerebralità: mediante l'organo per via del quale egli pensa. L'ascesi solare inverte tale processo: realizza l'indipendenza del pensiero dalla cerebralità e stabilisce con l'elemento istintivo un rapporto rettificatore: è un'azione reintegratrice, talora drammaticamente contrastata, mediante cui l'Io riconquista le proprie potenze primordiali legate alla fisicità.

Tale lotta si svolge nella coscienza, grazie a forze di pensiero via via liberate, epperò della memoria, in una zona, in cui la natura inferiore e la natura superiore s'incontrano. La memoria non è legata alla cerebralità: le sue forze, essenzialmente sovrasensibili, tuttavia, normalmente vengono usate da ciò che ascende nel mentale come corrente istintiva, mediante il pensiero alienato, ossia condizionato dalla cerebralità: verificandosi un'inversione della reale funzione della memoria, tendente a divenire costituzionale.

Che uno stimolo della memoria possa essere conseguito, secondo il dato di recenti esperimenti, mediante l'introduzione di un ago nel cervello, non significa che il cervello contenga la memoria, ma che è stato meccanicamente sollecitato il corpo eterico del cervello, così come viene sollecitato dalla percezione attraverso gli organi dei sensi. Mediante l'ago, la percezione dell'etere è diretta, ma estranea all'Io, in quanto provocata senza la mediazione degli organi di percezione: il cui contenuto, di solito, quando non sia presente l'Io, si congiunge per i canali cerebrali con la memoria senziente, suscitando un'associazione che dà luogo alla risposta istintiva (sino alla nota fenomenologia dei «riflessi condizionati»), in cui l'assenso dell'Io è passivo: l'Io non afferra il contenuto concreto della percezione, ma ciò che viene suggerito dalla memoria associativa: che è l'associazione dei ricordi sul piano astrale-eterico, secondo un meccanicismo proprio alla natura animale. In tal caso, la connessività del corpo eterico, pur essendo un processo estrasensibile, si sottrae all'Io, funziona come automatismo.

E' la via mediante la quale normalmente i ricordi disturbano l'uomo debole di pensiero, o lo invadono sino all'ossessione: il corpo senziente si sottrae all'Io, usando tuttavia la sua forza, che normalmente opera nella coscienza con potere centripeto. Tale potere centripeto, in sostanza viene rovesciato, epperò agisce contro il suo principio. Ogni droga, ogni allucinazione, ogni ebbrezza alcolica, ogni cedimento medianico, ogni facile yoga con concorso di enfatici mantra, propizia un potere di concentrazione automatico avverso all'Io, preparando guasti dell'anima e del corpo. A tale situazione il rimedio è anzitutto un rimedio volitivo-fisico: la rimozione delle cause e il ricorso a una terapia disintossicante. Ma la guarigione radicale è la capacità dell'Io di ristabilire il flusso della forza, mediante la retta concentrazione, ossia mediante l'uso legittimo della forza centripeta. Il cui senso finale è la liberazione del pensiero, mediante la quale soltanto l'Io può operare sull'animalità psicosomatica, ritrovando nel profondo Potenze di cui essa è la degradazione.

Il senso ultimo delle discipline è la libertà. Liberazione vera non è lo scatenamento di se stessi, che è sempre l'esplosione della natura fisica - con le sue codificazioni ideologiche - bensì l'incatenamento di se stessi. Costringere se stessi secondo un programma ferreo, quando sia un atto del pensiero libero, ossia libero di scopi umani epperò di brame, restituisce la luce originaria al corpo eterico.


Il pensiero è in sé libero, ma il corpo eterico legato alla natura animale non gli obbedisce: perciò il pensiero è normalmente privo di vita. Quanto più il corpo eterico viene costretto da una disciplina rigorosa a sottrarsi alla sua consonanza con la brama insita nelle funzioni della natura, tanto più esso diviene arto dello Spirito, strumento di liberazione. Costringersi, comandarsi, seguire la via più difficile, assumere positivamente la sopportazione di tutto ciò che è pesante e condizionante, è la via della liberazione: quanto più la natura animale viene portata a obbedire e a rispondere a un ritmo che la domina, tanto più ritorna potenza del Principio superiore dell'Io, epperò cooperatrice della reintegrazione dell'uomo.

Se si è bene inteso il senso di ciò che qui viene chiamata costrizione, come ascesi del corpo eterico, non sarà difficile comprendere che un tale costringere non è un forzare, o un coartare, ma un mediare interiore assolutamente libero, ossia un agire per via di rappresentazioni consapevoli sulla corrente della volontà, ponendole compiti a cui il corpo eterico, per abituale consonanza con la natura animale, tende a sfuggire.
Non v'è creazione o elevazione umana, che non esiga un lungo sacrificale sforzo di affrancamento dall'inerzia della natura psicofisiologica. In tale direzione è riconoscibile la missione del pensiero. In realtà, l'uomo cosciente strappa la virtù formativa del concetto alle forze più nobili del corpo eterico, facendo risonare nella sfera fisica, come struttura della conoscenza, il loro potere di sintesi metafisica.


Quindi la direzione di coscienza dell'adulto: Pensare-Sentire-Volere, non significa che dia maggiore libertà di quella del bambino (Volere-Sentire-Pensare), anzi poiché, come dice Scaligero, è proprio il pensare, dipendendo dal cervello fisico, il primo ad essere soggiogato dalla struttura psico-fisica attuale dell'uomo, possiamo dedurre che è proprio l'adulto ad essere meno libero del bambino. Forse a questo si riferiscono le famose parole di Gesù-Cristo sul ritornare bambini.

In quei passi del vangelo, Gesù-Cristo parla di un diventare come bambini, non di un rimanere bambini. Quindi dalla situazione adulta, attraverso la propria volontà, ci si dovrà sforzare nell'alternare momenti in cui invertire il processo senziente. Questi momenti, sempre più ritmati, iniziano ad influire nel corpo eterico dell'uomo e
CITAZIONE
Quanto più il corpo eterico viene costretto da una disciplina rigorosa a sottrarsi alla sua consonanza con la brama insita nelle funzioni della natura, tanto più esso diviene arto dello Spirito, strumento di liberazione.

Da questo ritmo: pensare --> volere, volere --> pensare (1° e 2° degli esercizi complementari), per assonanza risorge un nuovo sentire purificato dall'ingerenza psico-fisica, un nuovo sentire dono dello spirito, delle entità spirituali che amano l'uomo e il comprendere ciò fa si che ... la devozione respiriamo.

A questa dinamica finale mi sembra faccia riferimento anche il finale della Meditazione della Pietra di Fondazione. Questa meditazione inizia con la struttura:
3. Volere (Anima d’uomo! Tu vivi nelle membra ...)
2. Sentire (Anima d’uomo! Tu vivi nel battito di cuore e dei polmoni ...)
1. Pensare (Anima d’uomo! Tu vivi nel riposo del capo ...)
ovvero come la dinamica di conoscenza dei bambini. Steiner ci invita nel meditare, a invertire in nostro sistema di conoscenza di adulti. Poi però nella parte finale della meditazione
CITAZIONE
...
O Luce divina,
Sole di Cristo
Riscalda
I cuori nostri;
Illumina
I capi nostri;

In modo che il bene diventi,
Quello che
Noi fondiamo nei cuori nostri,
Quello che
Dai nostri capi
Vogliamo dirigere risolutamente.
...

potrebbe significare proprio che questo rinnovato sentire, rinnovato dal Cristo-Sole, dal centro fecondi sia il pensare sia il volere. E' il sentimento rinnovato che riscalda il cuore per dargli la forza di agire, ed è l'organo spirituale di conoscenza situato all'altezza del cuore, che illumina i pensieri, bypassando il cervello fisico (il pensare del cuore).

Ieri, nella festività di Cristo Re dell'Universo, la chiesa proponeva un vangelo che come ricordava padre Giovanni Vannucci in una sua omelia, può essere considerato il testamento spirituale di Gesù-Cristo al mondo:
CITAZIONE
L'ultimo testamento.
Sul Golgota Cristo è agonizzante sulla Croce: è la fine! Due delle sue ultime parole, riportate dall'evangelista Luca, esprimono l’ultima consegna che Cristo affida all'umana coscienza. La prima è l’invocazione: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34); l’altra è rivolta al ladrone pentito: «Oggi sarai con me in Paradiso!» (Lc 23, 43).

La prima indica una misericordia, una comprensione verso i limiti della natura umana, e vieta ogni giudizio, ogni condanna sulle opere dell’uomo, anche le più
mostruose; la seconda ci indica che mai dobbiamo disperare dell’uomo, ne di noi, ne di nessuno: le più incomprensibili strade possono condurre all’istante della suprema liberazione. Il ladro ha incontrato Cristo compiendo i suoi misfatti, come l’adultera ha ottenuto il perdono sbagliando nell’impostazione del suo amore.
Queste due parole, ultimo testamento di Cristo alla nuova umanità, rivelano le qualità essenziali, indispensabili del suo Regno che non è di questo mondo violento e vendicativo. Comprensione e rispetto per gli errori dell’ignoranza umana, sospensione di ogni forma di giudizio e di condanna per le esperienze dolorose del male che ogni figlio dell’uomo può compiere. Esse sono le due componenti specifiche del glorioso Regno di cui Gesù Cristo è il Re.
Cosa c’è infatti dietro le intransigenze moralistiche, la volontà di imporre agli uomini dei particolari canoni di bene e di male, se non la sete di potere, l’imperiosa passione di dominare gli altri, considerati come pecorelle prive di discernimento e di senso morale? La sete del potere, la volontà di imperare sugli altri, anche se giustificate con teorie di investitura divina, costruiscono il regno di questo mondo, non il regno extramondano di Gesù Cristo.
Se Gesù nel suo ultimo anelito chiede perdono per i suoi crocifissori, per il popolo ingrato da lui beneficato, per i sacerdoti che non seppero dire la parola di verità, per i dottori che non lasciavano entrare nel Tempio, per tutti gli infelici avvolti nella colpa suprema di uccidere l’innocenza, se introduce nel Paradiso il ladrone pentito senza chiedergli alcuna pena espiatoria, possiamo noi suoi fedeli promuovere il suo Regno con i tribunali, i giudizi inappellabili, gli autodafé, le inquisizioni, gli ostracismi, le condanne che spesso non tengono conto dei diritti di chi condanniamo? Possiamo aver ombra di rancore verso chi ci ha calpestato e spezzato il cuore? Se non perdoniamo, se conserviamo rancore, se ricordiamo ciò che ci è stato fatto, che senso ha la Redenzione che dobbiamo diffondere a tutte le creature?

Non è col difendere una particolare e contingente figura del regno di Cristo che possiamo annunciare la Buona Novella, ma col viverla nelle sue componenti di amore per tutte le creature, di compassione e di pietà per tutto ciò che esiste e vive. La posizione di difesa di una transitoria figura del regno di Dio ci rende combattivi, intransigenti, giudici e moralizzatori, e questo è il nostro male che ci incatena, ci lega, ci rende aridi e intolleranti. Le grandi energie di amore, di perdono, di pietà che sono scaturite dalle ultime parole di Cristo, rimangono sterili e infeconde finché rimaniamo chiusi nella nostra empietà
e durezza. Come Cristo si è consumato nell’amore, i sudditi del suo Regno non hanno altra missione che quella di consumarsi nel più generoso amore.
La celebrazione della festa di Cristo Re, che quest’anno cade dopo il vangelo della fine dei tempi (vedi meditazione precedente), ci presenta l’immagine del nuovo Re, mentre morente ci affida la misericordia e la pietà come eredità ultima ed essenziale e assume l’aspetto di un severo giudizio delle nostre opere come cittadini e costruttori del Regno extramondano.

Su Lui, il misericordioso, il pietoso, l’innocente, si riflettono la nostra violenza, i nostri insindacabili tribunali; i genocidi compiuti nel suo nome, i linciaggi morali vengono misurati e condannati.
Il giudizio di condanna potrà essere cambiato solo quando un immenso amore abiterà nelle nostre anime, un infinito desiderio di reciproca pietà ci renderà mansueti e misericordiosi, quando soffriremo della sofferenza di chi ebbe la sventura di bagnare le mani nel sangue e nelle lacrime. Allora nel mondo ci saranno la pace e la giustizia, allora le sparse membra del Corpo divino saranno unite in un unico essere vivente e respirante, allora il Regno extramondano della misericordia e della pietà apparirà sulla terra. Liberati da tutti i sogni di potenza, di dominio, di intransigenza nel giudicare, di trionfalismo, avremo un gran vuoto intorno a noi e in questo vuoto una strana pace, la pace di Dio, la pace del regno di Dio in mezzo agli uomini.
Il regno di Cristo non è di questo mondo, è vero, ma è compito dei cristiani di operare in maniera che il suo Regno possa avvenire. Regno che è spirito d’amore, di concordia, di reciproca remissione delle offese, di comprensione, di pietà. Davanti a Cristo che muore, immerso in una compassione e pietà immense, tutti abbiamo errato, tutti fummo colpevoli; perdoniamoci e perdoniamo, rivestiamoci della compassione di Cristo che nasce dalla conoscenza del dolore, dalla completa e assoluta comprensione verso tutto e verso tutti. L’amore del nostro Re divino sia nelle nostre anime come la rugiada notturna che ravviva i fiori, e ci guidi a diffondere i suoi doni di misericordia e di pietà, ci aiuti a riconoscerlo nei nostri fratelli, ad amarlo nei nostri fratelli, a essere orgogliosi di servirlo nei nostri fratelli, perché il suo Regno venga attuandosi nella nostra compassione e comprensione di uomini.

Solo un sentire rinnovato può far comprendere il perché, Cristo dice al ladrone, che quello sarà con Lui, quello stesso giorno, in paradiso.

Un abbraccio e buona settimana a tutti. Pierfrancesco

Edited by Pierfrancesco:-) - 25/11/2013, 23:17
view post Posted: 17/11/2013, 23:41 Lupus in Tabula - Attualità
Un saluto a tutti. Sono molto felice che questo forum abbia ripreso vita. Sento la vostra vicinanza spirituale, questo rafforza in me la sensazione di non essere solo.

Per quello che diceva Maurizio sul web, devo dire che anche io la penso un po come Piero, e tale pensiero si è rafforzato in me all'ascolto delle parole che lo stesso Gesù-Cristo pronunciò nel suo periodo di presenza tra di noi. Proprio oggi la chiesa cattolica propone questa lettura:

CITAZIONE
Vangelo: Lc 21,5-19

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Sul fatto che io abbia citato la chiesa cattolica, vi prego di comprendere che questa è solo un canale attraverso il quale possono giungere dei pensieri che ebbe Gesù-Cristo e che quella si impegna a richiamare alla memoria. Voglio cioè porre l'attenzione sulle parole di Gesù e non importa il fatto che a ricordarle sia stato qualcuno che può essere considerato degno o meno.

Mi spiego meglio. Durante la II guerra mondiale, la Francia fu occupata dai tedeschi. Alcuni francesi durante l'occupazione, tradirono i loro connazionali e si misero al servizio dei tedeschi. La mattina del 6 giungno del 1944, gli americani sbarcarono in Normandia, per combattere contro i tedeschi e liberare la Francia dall'oppressore. Le prime persone che si accorsero dell'accaduto furono delle prostitute, che erano sveglie quella notte. Alcune di loro, andarono per le vie del paese e iniziarono a gridare che gli alleati erano sbarcati. Questa notizia, di per sé, aveva un peso specifico, automaticamente rispondeva a coloro che si sentivano schiavi e li stimolava alla reazione, mentre a coloro che erano passati dall'altra parte, li situava dalla parte dei traditori. Che fosse una prostituta a dare la notizia non era assolutamente importante, quelli non si misero a dire: "ma le prostitue non possono giudicare nessuno, sono le prime ad essere moralmente sotto accusa", quelli iniziarono, i primi a gioire, i secondi a scappare.

Dico questo per ribadire che in quello che scrivo, non credo sia onesto dire che sia considerabile come una regressione ad una visione superata dall'antroposofia. Per me i vangeli sono fonte di meditazioni e di ispirazioni al pari di altre meditazioni dateci dai Maestri dei tempi nuovi. Ed in particolare lo dimostra questo vangelo di oggi.


Padre Giuseppe Trinchero, era un prete cattolico che fece parte della prima classe esoterica (vedi qui) e a cui Steiner stesso consegnò una Meditazione, fu consigliato da Steiner di non lasciare la chiesa, ma di mantenersi al suo interno "come un profeta dei tempi a venire".

Un confrantello di padre Trinchero, e anche conoscitore dell'antroposofia di Steiner, fu padre Giovanni Vannucci.

Oggi leggendo una sua omelia, specificamente riguardante la lettura del giorno di oggi, ho trovato delle parole che mi hanno colpito:

CITAZIONE
I tre volti dell’anticristo

II brano evangelico di Lc 21, 5-19 non ci annuncia ne una novità, né una scoperta: il mondo va male, ore tragiche incombono sull’umanità.
Quasi due millenni or sono Cristo disse: «Del Tempio e dei Templi costruiti dalla mano dell’uomo non rimarrà pietra su pietra [...]. Vedrete popoli scagliarsi contro popoli, incontrerete opposizioni e persecuzioni, sorgeranno dei falsi profeti [...]. Non vi turbate della desolazione che vi circonderà, non pensate neppure alle parole da dire in vostra difesa; non un capello della vostra testa cadrà, vincerete con la vostra perseverante pazienza» (cfr. Lc 21, 5-19).

Due millenni hanno confermato ora per ora, istante per istante, la verità di queste parole; esse sono sospese minacciosamente nei cieli, e oggi le viviamo. Segni appaiono nei cieli, segni appaiono sulla terra, gente contro gente, cristiani contro cristiani [evidensiazioni mie ndr], fratelli musulmani contro fratelli musulmani, compagni contro compagni, e la desolazione di una terra che va inaridendosi. Di questo
stato di cose l’uomo è responsabile e ognuno di noi ha parte in questa responsabilità.


Il cristianesimo è milizia, il cristianesimo è una chiara presa di posizione nell’esistenza di fronte ai «molti che verranno in nome mio dicendo: sono io l’atteso, il tempo è giunto, ma voi non seguiteli» (Lc 21, 8).

Questi molti Anticristi possono, nel nostro tempo, esser sintetizzati in tre forme, in tre nomi.

Uno è l’edonismo: bramosia del benessere e del piacere, avidità del guadagno e della ricchezza, desiderio del quieto vivere, del pingue pascere, del tranquillo dormire. A esso dobbiamo contrapporre la certezza che l’uomo non è solo carne, che non è un bruto, ma che è anima, spirito,
coscienza, intelletto e che non può acquietarsi nel pascolare il fango della terra.

L’altro nome è la paura: paura dell’uomo, dell’aria che respiriamo, dei poteri terreni, della persecuzione, della morte. Il Maestro ci dice: «Non temete coloro che hanno il potere di uccidere il corpo, temete colui che uccidendo il corpo ha il potere di funestare la parte più vera del vostro essere, l’anima» (cfr Lc 12, 4-5; Mt 10, 28).

Il terzo volto dell’Anticristo, il più atroce e il più inguaribile, è il fanatismo religioso. Quando gli uomini si scaglieranno contro gli uomini in nome di Dio che a tutti è Padre, quando la mano dei sacerdoti si alzerà a benedire le armi omicide, allora è segno che l’abominazione ultima è entrata nel Santuario.

Ognuno di noi potrà considerare in se stesso a quale di questi volti appartiene, di quale è schiavo; allora ognuno potrà liberare se stesso, e liberando se stesso libererà coloro che lo circondano.

Se siamo schiavi delle ricchezze, ricordiamoci che esse sono pula che il vento spazza. Distribuiamo quanto abbiamo, procuriamo di far sorridere intorno a noi, finché sorridere si può, siamo generosi, divinamente prodighi: «Da’ a chi ti chiede, non domandare il tuo a chi te lo toglie!» (Lc 6, 30), dice il Maestro. Contro la cieca avidità del denaro, contro la folle e cieca cupidigia che muta i figli di Dio in lupi intenti a strapparsi un osso, facciamo della nostra ricchezza, del nostro benessere, un’arma per vincere la battaglia della luce.

Se siamo angosciati dalla paura, dalla paura di morire, dalla paura per i nostri figli, dalla paura per i nostri vecchi, ripetiamoci: qual male massimo può recarci l’uomo se non la morte? Ma cos’è la morte se non il volo verso la verità inconcussa, verso la giustizia senza violazione? Non
lasciamoci spaventare da niente e da nessuno.

Se nel nostro cuore divampa lo spirito del fanatismo, diciamoci che la fede non è un segno di separazione e di discordia, che Dio è l’unione e la concordia dei cuori e delle menti. Qualunque sia la nostra religione, qualunque sia la nostra idea politica, esse valgono la religione e le idee
politiche dei nostri fratelli. Guardiamoci dallo spirito fanatico, dallo spirito di violenza che ci fa guardare una parte dell’umanità come nemica di Dio. Dio non ha nemici, e nessuno potrà esserci nemico se guardiamo a tutti gli uomini con gli occhi del Padre.

Questi tre aspetti dell’Anticristo dei nostri tempi vanno affrontati con <b>perseverante pazienza. Affrontati e superati prima di tutto nell’ambito della nostra personale esperienza. La lotta nello spirito di Cristo è prima di tutto intima, completa, assoluta e ha per base il riconoscimento dell’unità spirituale dell’umanità. I falsi profeti, i nemici del padrone della messe seminano il loglio nel buon
grano, acciocché classe sia nemica a classe, uomo sia lupo all’uomo.

L’acquisizione della coscienza cristiana invece rende spontaneo l’atteggiamento che ci fa dire: quello che è mio non è mio, ma di chi ha bisogno; quello che io so, non lo so per me ma per comunicarlo a chi non sa; quello che possiedo lo possiedo per distribuirlo, perché io sono l’altro,
perché io non conto ma conta il fratello. Nell’opposizione avviene la divisione tra classe e classe, uomo e uomo, e infallibilmente ci si incammina per la strada che conduce alla distruzione.

Con la perseverante pazienza impariamo a rinunciare a noi stessi per trasfonderci nell’altro: apprenderemo ad agire secondo coscienza, in ogni uomo ci sarà volontà d’amore, l’uomo non sarà più costretto ad aver paura del fratello che gli dorme accanto, nessuno avrà torto perché nessuno
avrà ragione. In quest’ora, che è una delle più tragiche della storia dell’umanità, ognuno è chiamato personalmente ad affrontare le tre forme dell’Anticristo con perseverante e ferma pazienza.

«Siate svegli, non temete nessuno, nessuno potrà nuocervi se camminerete verso la verità con perseverante pazienza» (cfr. Lc 21, 19).
Queste parole sono rivolte a quegli uomini che non cercano una soluzione spinti da paura, ma che, coraggiosi e forti, bruciati dal desiderio di superare se stessi, conservano nel cuore la speranza di una via d’uscita, la fiducia in una soluzione che nasca nelle menti non inquinate dalle
tre forme dell’Anticristo. Questi saranno capaci di portare la loro forza per la costruzione del Tempio in se stessi; a loro la luce divina concederà ciò che bramano.

Io credo che la via del Pensiero dataci da Rudolf Steiner e da Massimo Scaligero, sia effettivamente la via maestra da percorrere, ma credo che il nostro specifico e personale atteggiamento nel seguire questa via, vada costantemente monitorato. Io credo che se le azioni che facciamo e i sentimenti che proviamo vanno (gradualmente si intende) nella direzione esposta qui sopra, allora stiamo camminando bene, altrimenti potrebbe accadere che io nonostante percorra la via giusta, mi stia dirigendo in una direzione contraria. Ad esempio, le paure che ho manifestate in un precedente post, devono farmi pensare sulla maniera in cui sto seguendo il percorso antroposofico, e combattere così questo mio punto debole cosicché tutti ne beneficeranno.

Un grande abbraccio e perdonate la lunghezza.

Pierfrancesco
view post Posted: 14/11/2013, 16:45 Lupus in Tabula - Attualità


Qualche tempo fa, mio fratello, grande appassionato di giochi da tavolo, dopo cena a volte ne organizzava qualcuno. Quando eravamo in parecchi, ovvero più di dieci, si giocava a un gioco di carte che si chiama Lupus in Tabula.

Il gioco (esilarante) è questo:
CITAZIONE
nello sperduto villaggio di Tabula, alcuni abitanti sono affetti da licantropia. Ogni notte diventano
lupi mannari e, per placare i loro istinti, sbranano un innocente! Di giorno i superstiti si riuniscono
dibattendo sul da farsi: alla fine della discussione linciano uno di loro, credendolo un lupo mannaro.
Chi sopravvivrà al massacro?

In questo gioco si trovano i principali elementi che rappresentano una certa visione del mondo attuale. Questi sono i personaggi:
CITAZIONE
3 Lupi Mannari
12 umani normali
1 Veggente
1 Medium
1 Indemoniato
1 Guardia del corpo
1 Gufo
2 Massoni
1 Criceto mannaro
1 Mitomane

E' un gioco che si basa tutto sul fattore psicologico: due fazioni gli umani da una parte e i lupi mannari dall'altra, e ognuno nella discussione attacca, simula, modifica la realtà, accusa, difende, ecc. tutto per far sì che la sua fazione abbia la meglio. Gli umani sono molti di più, ma non essendo organizzati tra loro, non sono spinti a modificare la realtà a proporre diversivi ecc. Gli umani si trovano tutti contro tutti (tranne i 2 massoni che sono solidali e il Veggente che sa chi sono i lupi). Dall'altra parte invece, i lupi si conoscono tra loro ed escogitano subito delle azioni diversive durante il dibattito diurno, mentre la notte poi sbranano quell'umano che aveva dimostrato più accortezza nel cogliere i segnali. Di giorno quindi, stimolano la comunità a far linciare coloro che gli sono ostili, agendo sulla psicologia spiccia del tipo: "guarda quello, dall'inizio del gioco non ha parlato, deve sicuramente nascondere qualcosa, a me non mi convince e io voto per linciarlo".

Negli anni, avremo fatto circa una ventina di partite e devo dire che nel 99% dei casi, hanno sempre vinto i lupi mannari. Sempre l'organizzazione dei lupi mannari, vinceva contro la sprovvedutezza degli umani in balia delle loro sensazioni (il più delle volte errate).

Tutta questa premessa per dire che oggi è pressocché impossibile, per noi uomini sprovveduti o meno, contrastare le forze del male presenti sulla terra. Anzi cancello pressocché. Quell'un per cento di vittoria degli umani era dipeso solo dal disorientamento di qualche amico non avvezzo al gioco da tavola, che impersonando un lupo mannaro, fece perdere la popria squadra, ma credo che tale situazione non sia probabile tra schiere del male.

Dunque questa premessa serviva per commentare 2 articoli che ho letto ultimamente: uno di Sergio Di Cori Modigliani: Una riflessione sull'intervento in aula della deputata M5s a proposito di Nassyria e l'altro di Piero Cammerinesi: C'è qualcosa di nuovo, oggi nell'aria, sono due riflessioni sull'evento che è capitato in parlamento due giorni fa: l'intervento commemorativo della strage di Nassirya in cui morirono dei nostri connazionali.

Sergio di Cori parla di svegliarsi e diventare un Cittadino Attivo e di parlare solo con cognizione di causa, mentre Piero Cammerinesi va oltre, ricordandoci che, oltre al risvegliarsi di una coscienza civica, occorre risvegliare anche una coscienza spirituale: ogni singolo pensiero immorale inquina il mondo, allargando così la responsabilità individuale fino al livello del più intimo pensare.

Queste due riflessioni, molto apprezzabili dal mio punto di vista, come effetto di rimbalzo, fanno luce sul fatto riconosciuto, di quanto siano manipolabili le opinioni e i pensieri degli umani, e di quanto poco lavoro individuale viene immesso nel quotidiano. Perché dico questo?

Io credo che la teoria della Rana bollita a cui si aggancia Piero Cammerinesi in un suo precedente aricolo, sia veramente reale, ma il problema nasce dal fatto che tale visione del mondo (quella della rana nella pentola a cui gli scaldano l'acqua), porta le individualità più deste, a concentrare le loro energie nello scovare i sempre nuovi trucchi con cui il male penetra negli uomini. Io ritengo che tra i destinatari di questa conoscenza, in cui mi ci metto in mezzo anche io, possa creare una sorta di diffidenza di fondo, una sorta di inesorabilità degli eventi, un continuo stare in attesa dell'imminente catastrofe, in cui tra l'altro non si saprà come reagiremo, nonostante la conoscenza della situazione.

Sia la conoscenza vera degli eventi (prospettata da Sergio di Cori), sia la coscienza dell'influenza dei nostri pensieri sul mondo (ricordata da Piero), da sole non sono sufficienti al rinnovamento interiore. Così in alcuni, nasce una sorta di attesa, ma un'attesa inoperosa che sfianca. Dapprima questo tipo di informazione mirata, si perde tra le migliaia di informazioni fuorvianti che riempiono la nostra giornata e non riesce ad attecchire nel cuore (tanto meno nella volontà), non cambia le nostre azioni se non per un quid impercettibile. In compenso produce un sottile senso di cupezza, l'acqua prodotta per levare la polvere dai fatti, ricade a terra formando un fango paralizzante, che impedisce di intraprendere nuove cose, di affrontare la vita con entusiasmo.

Non solo rimango quello di prima, ma in aggiunta questa visione dall'alto, nonostante sia quella che ritengo vera, mi schiaccia sul divano.

Capisco che è anche merito mio, il dilagare di questa mentalità generalizzata, di questi comportamenti da branco, comprendo anche che i miei pensieri e rappresentazioni hanno contribuito a quello che
CITAZIONE
La tradizione spirituale – sia orientale che occidentale – indica con estrema chiarezza che colui che fa il male, che uccide, che si macchia di crimini anche orrendi, in qualche modo, caricandosi di questo male, si accolla un destino molto pesante. Ma dato che come esseri umani, come umanità nel suo insieme, noi tutti condividiamo un unico destino, allora quell'essere – per quanto questa verità possa essere di difficile ‘digestione’ – in qualche modo si è sacrificato per noi, caricandosi degli effetti di tutto il male che ciascuno di noi nei suoi pensieri, nelle sue azioni, quotidianamente immette nella Terra.

capisco anche l'importanza di ciò che ci ricorda Piero:
CITAZIONE
Questa ‘innocenza’ del malvagio – ricordate il “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” del Cristo sulla Croce? – deriva dal suo non-sapere, dalla sua mancanza di coscienza.

Ma io aggiungo che tale nuova conoscenza e coscienza non sono sufficienti da sole a cambiare i comportamenti, sicuramente è una conditio sine qua non, ma senza una congiunta possibile via d'azione, rischia di farci fare la fine della rana, anche se sappiamo di trovarci sulla pentola per essere mangiati.

Mi spiego meglio. Steiner ci ha detto che il luogo focale dell'anima cosciente era la mittleeuropa, e il nazismo ha vinto su quelle coscienze, che le popolazioni slave sono il futuro della prossima epoca di cultura, e il comunismo le ha devastate, al punto che la sola parola comunismo (mettere in comune, condividere), oggi suona con un senso distorto, che evoca burocrazia, macchina da guerra, mancanza di coscienza e di libertà. Negli anni sessanta, il risveglio di spiritualità legato al movimento new age in America è stato stroncato dalla droga. Ma anche negli stessi anni che precedettero la prima guerra mondiale, Steiner in persona si adoperò con un gruppo di uomini affinché si potesse evitare quella tragedia, e fallì.

Come posso pensare che oggi ci siano nel mondo le forze per contrastare l'incarnazione del male?

Oggi mi sembra di capire che la cosa più importante sarà come mantenere la fede, quando tutto crollerà, quando ci sarà la guerra di tutti contro tutti. Basteranno quei pochi esercizi di questi anni, quei lievi sentimenti nascenti dalle meditazioni, a rafforzare in noi il coraggio? Io ho paura di no. Io non me lo sento questo coraggio.
Solo una grazia dall'alto, solo un nuovo sentire donato dall'essere Sofia, solo il coraggio che ebbe Maria quando Simeone le profetizzò che una spada le avrebbe trafitto l'anima, saprà vincere questa paura della morte che mi attanaglia.

D'altro canto, se vogliamo dire che la via d'azione esiste ed è quella degli esercizi e meditazioni dateci da Steiner e da Scaligero, allora perché anche coloro che li fanno da tanti anni, stanno ancora in guerra tutti contro tutti?

Perché come nel gioco Lupus in Tabula, gli umani non conoscendo chi è il lupo, diffidano di tutti. Ovvero si individua negli uomini quello che invece va ricercato dietro ad essi: il tentatore. Si combattono gli uomini, e si fa la fine degli umani che linciano un altro umano, con la speranza di uccidere il lupo. Ma il lupo, nel nostro caso, non può essere ucciso perché è uno spirito e quindi l'unica maniera di vincerlo è quella di sacrificarsi, rinunciare alla lotta e amare il nemico.

Ok, ma uno potrebbe replicare, "ma io non ci riesco!" e va bene, in questo caso credo che sia fondamentale la preghiera e il chiedere questa grazia a Maria, ovvero all'Essere Antroposofia che oggi è il veicolo per arrivare al Cristo e alla forza corrispondente. Invece un altro potrebbe dire: "ma io non voglio! Non è giusto perché ..." e va bene pure questo, ma in questo caso bisognerebbe invocare l'Arcangelo Michele che lo aiuti a verificare se le sue argomentazioni siano genuine.

Concludo ringraziando Piero e Sergio, per il loro lavoro, che hanno stimolato i pensieri, anche se ancora non ordinati, di questo post. Accetto volentieri contributi a riguardo!

Pierfrancesco
view post Posted: 13/11/2013, 15:28 Iside-Maria-Sofia: una nuova preghiera - Antroposofia
Lo scorso inverno, seguii con molta attenzione la vicenda delle dimissioni di papa Benedetto XVI. Appena ne appresi la notizia, iniziai a leggere il libro di Gianluigi Nuzzi:
.
Commentai il libro con queste parole:
CITAZIONE
Ho trovato questo saggio, utile per capire alcune delle dinamiche che hanno portato Benedetto XVI a lasciare il pontificato. Si intravede da uno specchio particolare, la decadenza di una istituzione che per mantenere se stessa scende a continui compromessi. Lo spirito ancora continua ad ispirare, ma le controforze spirituali sono in questo momento all'apogeo della loro potenza e spingono per livellare l'impulso divino, a quello della sua rappresentazione nella chiesa cattolica, così squalificando questa, per analogia si annulla anche il primo. Il gesto di Benedetto XVI, dopo averlo dapprima criticato, l'ho apprezzato molto dopo la lettura di queste pagine. Certo ora la situazione si complica notevolmente con l'introduzione del nuovo papa Francesco, di estrazione gesuita. Tutti gli equilibri passati vengono stravolti. Staremo a vedere.

Tutto compenetrato da questi avvenimenti, ovvero l'infiltrazione di Satana nella Chiesa Cattolica, già profetizzata da varie Profezie del passato, vedevo in Joseph Ratzinger uno spirito ancora puro, non che fosse senza peccato, ma che ancora tendesse ad esserlo. Ritiratosi in preghiera, nella residenza papale di Castel Gandolfo, una sera mentre tornavo dal lavoro, intercettai su Radio Maria, il rosario in diretta che il papa Emerito pronunciava in latino.

Mi colpì in quel contesto, la parola ventris.

CITAZIONE
Ave, Maria
Ave, Maria, grátia plena,
Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus, nunc et in hora mortis nostræ. Amen.

Quello che una volta era situato nel ventre (anima senziente), col tempo ascese all'altezza del cuore (anima razionale-affettiva), infatti nella traduzione italiana suona così:
CITAZIONE
e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Percepii questa dinamicità della preghiera nel tempo, che seguiva lo sviluppo dell'epoca corrispondente. Dal punto focale del ventre, la preghiera era ascesa al punto focale del cuore, così pensai che forse era giunto il tempo di un ulteriore sviluppo della stessa, maggiormente adatto al notro tempo dell'anima cosciente.

Ricordai la parola che Maria pronunciò davanti all'arcangelo Gabriele:
CITAZIONE
Luca 1,38
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

Eccomi: la coscienza della propria presenza.
Eccomi, ci sono! e coscientemente voglio che «avvenga di me quello che hai detto».

Questa fu una grande intuizione per me, compresi l'importanza di questa figura così importante sempre, ma in particolar modo in questo periodo. Tanto mi cambiò di prospettiva, quanto più avevo relegato Maria a tutta una serie di rappresentazioni emotive legate alla devozione popolare. E ringraziai in cuor mio che comunque ci fossero state, quelle avevano mantenuto vivo il collegamento con la Sofia, fino alla rinascita di un movimento dedicato esplicitamente ad Essa: l'Antroposofia.

Quindi riformulai la preghiera dell'Ave Maria, secondo quelle che ritenni essere le prospettive dell'anima cosciente. Mi venne di getto una stesura, che nei mesi seguenti, affinai e modificai in delle parti. Avevo la necessità di capire se questa preghera fosse soltanto il frutto della mia personalità, oppure avesse un valore intrinseco, se mi fosse stata suggerita in qualche modo dal mondo spirituale, allora la serbai nel mio cuore durante questi mesi. Verificai che tale preghiera, nel tempo non mi stancava, ma anzi aveva l'effetto di cancellare quella sensazione dell'anima che mi faceva sembrare tutto senza rimedio, tutto inesorabile, tutto risanabile solo attraverso il dolore.

Quelle parole invece mi situavano in un punto privilegiato, favorito dal mondo spirituale. Era la presenza di Maria che suscitava nella mia anima, la speranza di essere ancora in tempo per incontrare il Cristo.

Oggi non so se questa preghiera sia valida per tutti o solo per me, così come non sono sicuro se troveremo delle parole più adatte: queste che vi scrivo sono così già da uno o due mesi, ma comunque so che la forza di questa preghiera c'è e pervade l'anima.
QLJ1EQo

Anima mia.

Anima mia, piena di grazia,

Michele è con te.

Tu sei benedetta

e benedetto è il frutto del tuo «Eccomi»: il Cristo in me.

Vergine Sofia, figlia del pensiero vivente,

scendi nel mio cuore,

ch'io possa esser degno d'incontrar tuo Figlio tra le nuvole.

Amen.



Un abbraccio a tutti

Pierfrancesco

Edited by Pierfrancesco:-) - 13/11/2013, 16:22
view post Posted: 13/11/2013, 14:47 Utilizzare l'utenza forumfree di Ecoantroposophia anche su antroforum - Eventi
Per utilizzare il profilo già registrato su forumfree anche per Antroforum, ci si deve connettere al sito www.forumfree.it con la propria utenza, e una volta dentro, alla sezione FORUM/BLOG frequentati, bisognerà censire anche antroforum nella casella relativa e premere il pulsante [+ Add], questo dovrebbe abilitare la vostra utenza di forumfree anche qui.
view post Posted: 13/11/2013, 11:36 Un nuovo Antroforum? - Antroposofia
Ciao lonblu,

sono contento di sentirti, ho visto che hai ripreso a scrivere sul tuo blog, dopo un anno di fermo.

Io credo che il 2013 sia stato un anno di disillusione e sconforto, almeno per me è stato così. Nel 2012 c'era un gran parlare di quell'avvento della nuova era spirituale, legato anche ad avvenimenti sul piano fisico di grande tragedia, ma poi alla fine non ci fu ne l'uno ne l'altro, almeno sul larga scala.

CITAZIONE (lonblu @ 12/11/2013, 22:12) 
Io faccio ancora molta fatica a trovare persone con cui discorrere i contenuti di antroposofia, ma non smetto certo di interessarmici per conto mio. Mi domando se un forum di antroposofia si possa paragonare a uno di quei siti di incontri sexy...

Effettivamente il paragone è lecito, il fatto è che poi le coppie virtuali ad un certo punto si incontrano nel piano fisico, mentre tra di noi ci si incontra sul piano animico. Anzi no, come posso incontrare il tuo corpo astrale se siamo in luoghi lontani? Ma invece si, infatti mi ricordo che il corpo fisico si estende nello spazio, quello eterico si rivela nei ritmi temporali, e quindi forse è possibile incontrare la parte più alta del corpo astrale degli uomini al di la del tempo e dello spazio, anche in questo forum.

Poi sapendo che il corpo astrale dovrebbe essere androgino, quando non corrotto dalle influenze illegittime del corpo eterico, qui c'è più speranza che nei siti di incontri sexy, per trovare l'anima gemella. Almeno il 50% in più! :P :D :lol:

Ancora un benvenuto

Pierfrancesco
view post Posted: 13/11/2013, 10:59 Un nuovo Antroforum? - Antroposofia
Ciao Gandolfo, ti ringrazio delle risposta, ho letto con molto piacere la storia di Nicol Dron, effettivamente conferma perfettamente le descrizione che Rudolf Steiner ha dato del dopo morte in molte conferenze.

La cosa che mi ha colpito di più è stato questo passo:
CITAZIONE
Udii la sua voce che sembrava venire dal fondo dell'universo, una voce possente e dolce al tempo stesso. Una voce fatta di forza e d'amore che mi domandò: "Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?". Compresi immediatamente l'importanza della domanda. Al tempo stesso ebbi la visione di una moltitudine di esseri con le braccia tese al cielo, in atteggiamento implorante. Sapevo che quegli esseri soffrivano e io percepivo tutte le loro sofferenze. Che cosa avevo fatto per loro? Non ero stata cattiva, ma non avevo fatto niente di particolare. La domanda che mi era stata rivolta esigeva, per usare le parole di Emerson, "di fare tutto il bene che esiste nell'individuo", e io capivo adesso che ciò richiedeva tanto amore. Richiedeva anche una crescita, una trasformazione, che a sua volta avrebbe aiutato gli altri a trasformarsi. Sentii allora che l'umanità è un solo essere le cui membra sono interdipendenti una dall'altra per il loro progresso e la loro sopravvivenza. Mi ridestai a una responsabilità nuova. La comprensione di tutto ciò, semplice in apparenza, continua ad approfondirsi nel tempo.

proprio ieri sera, parlando con un amico, mi manifestava un senso di incompiutezza, come me è errivato ai quaranta, il tempo in cui ci sentivamo liberi e vivi è lontano nei ricordi, oggi le incombenze della vita, ci hanno ridotto a un'ombra di quello che eravamo un tempo. Oggi ci vediamo come spenti, senza un orizzonte, incastrati nei doveri, ma senza una comprensione delle cose. Solo ieri intraprendevamo azioni, dettate dall'entusiasmo dell giovinezza che oggi non riesco neanche ad immaginare se ero proprio io quello di quelle esperienze. I grandi ideali si sono drasticamente ridimensionati e il cambiare il mondo (così come può pensarlo un ragazzo) ha ceduto il passo a come cambiare il "fine settimana".

Così quando arriverà il momento di quelle parole "Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?" mi troverò nella stessa condizione della Dron, ma con l'aggravante che io già sapevo il mio compito, già conoscevo cosa avrei dovuto fare, invece che sprecare i fine settimana al centro commerciale, ma non ne ho avuto il coraggio e la forza.

Certo ci sono momenti in cui, so che il mio amore deve essere indirizzato a coloro che mi sono vicini, alla famiglia, agli amici ecc. Ma quanti extracomunitari mi passano vicino e tolgo lo sguardo per non incrociare i loro occhi?

Così ho iniziato il percorso antroposofico del rafforzamento del pensiero. Se non riesco neanche con quello, figuriamoci per il resto! Ma la mosceria interiore di cui prima è così conclamata, e l'anima così abituata a continue emozioni per non sentirsi morta (che è la reale situazione), che anche qui si sperimentano dei fallimenti. E allora ritornano alla mente le parole che Rudolf Steiner disse in un capitolo di Iniziazione:

CITAZIONE
CONTROLLO DEI PENSIERI E DEI SENTIMENTI

Quando qualcuno cerca le vie della scienza occulta coi mezzi descritti nel capitolo precedente, non deve trascurare di fortificarsi durante tutto il corso del suo, cammino per mezzo della costante azione di questo pensiero: deve cioè tener sempre presente che dopo qualche tempo può aver fatto dei progressi importanti, senza che questi gli si palesino nel modo ch'egli forse si aspettava.
Chi non rifletta a questo, perderà facilmente la costanza e rinunzierà dopo poco tempo a qualsiasi tentativo
.

Le forze e le capacità che si devono sviluppare, sono dapprima di natura tenue e delicata, e la loro essenza è affatto diversa da ciò che l’uomo si poteva prima rappresentare.
Egli difatti era abituato ad occuparsi soltanto del mondo fisico; quello spirituale e quello animico sfuggivano ai suoi sguardi ed anche ai suoi concetti.

Non vi è dunque da meravigliarsi, se egli non sì accorge subito delle forze spirituali ed animiche che ora si sviluppano in lui.
In questo fatto risiede la possibilità di un errore per chi, senza attenersi alle esperienze raccolte dagli occultisti esperti, si avvia sul sentiero dell’occultismo.

L’occultista conosce i progressi conseguiti dal discepolo molto tempo prima che questi ne diventi a sua volta consapevole; egli sa che i delicati occhi spirituali si stanno formando, prima che lo sappia il discepolo.

E gran parte delle istruzioni date dall'occultista consistono appunto nel provvedere a che il discepolo non perda la fiducia, la pazienza e la perseveranza, prima di arrivare alla conoscenza del proprio progresso.
L’occultista non può veramente dare al suo allievo niente che già in questo - nascostamente - non risieda; non può che guidarlo verso lo sviluppo delle capacità latenti.


Ma ciò che egli comunica delle proprie esperienze servirà di appoggio a colui, il quale dall'oscurità vuol penetrare nella luce.

Molti abbandonano il sentiero della scienza occulta poco tempo dopo esservi entrati, perché il progresso raggiunto non riesce loro immediatamente visibile.
E anche quando le prime esperienze superiori diventano percepibili per l’allievo, questi spesso le considera illusioni, perché sono completamente diverse dall'idea ch'egli sì è fatta di ciò che deve sperimentare.
Egli perde coraggio, o perché non attribuisce valore a quelle prime esperienze, o perché le giudica talmente insignificanti da non e credere che possano condurlo in tempo prevedibile a risultati importanti.

Ma il coraggio e la fiducia in sé stesso sono due fiaccole, che non si devono lasciar spegnere sulla via della scienza occulta.
Chi non sa risolversi a ripetere sempre di nuovo con pazienza un esercizio, che sembra esser fallito innumerevoli volte, non potrà arrivar lontano.

Oggi che di maestri spirituali, ce ne sono pochi, specialmente durante l'inizio del percorso del ricercatore, la facilità di abbandonare la via, per i motivi sopra descritti è molto alta.

L'utilità di un punto di incontro tra aspiranti ricercatori, secondo me potrebbe sopperire a questo momento iniziale, in cui le forze date dall'esercizio sono ancora deboli, e un aiuto animico nello stimolare il coraggio e la fiducia in sé stessi potrebbe essere quella piccola scintilla iniziale che accende il fuoco, ma poi certamente la legna da bruciare dovrà essere fornita dal ricercatore.

Un augurio a tutti, che questo spazio possa fungere a questo scopo.

Pierfrancesco
view post Posted: 12/11/2013, 13:38 Un nuovo Antroforum? - Antroposofia
Qualche anno fa, fu aperto un forum nel sito www.rudolfsteiner.it che si chiamava Antroforum, dopo qualche anno i fondatori si decisero a chiuderlo perché credo che ritenessero che alcune discussioni che vi si intrattenevano, davano un'immagine particolarmente distorta dell'antroposofia.

Alcuni dei partecipanti crearono tre gruppi e tre altrettanti forum: il più famoso Ecoantroposophia, formato principalmente da coloro che si attribuivano un collegamento con la corrente antroposofica che fa capo al Gruppo Novalis creato a Roma da Giovanni Colazza e poi proseguito da degni porsecutori come Massimo Scaligero, Mima e Romolo Benvenuti, ecc. A questo forum, il piu importante per estensione di partecipanti e per quantità di discussioni, successivamente si unì qualche libero pensatore e molti spettatori.

Un secondo gruppo, molto più ristretto, fondò un ulteriore forum: Antroponordest, faceva capo a gruppi antroposofici provenienti dal nordest d'italia, come punto di collegamento e coordinazione, di un lavoro svolto sul piano fisico. L'amministratore di quel forum fu anche l'amministratore di Antroforum nel periodo che precedette la chiusura.

Un terzo forum Arca della vita fu fondato da persone che facevano capo al movimento degli Apostoli dell Fede. La loro presenza su Atroforum fu la causa principale che ne determinò la chiusura, scatenando discussioni che quasi provocarono delle denunce legali ecc.

La situazione parve sanarsi. Ognuno a casa sua, diceva quello che voleva senza il timore di essere contraddetto e iniziare così una trafila di battibbecchi, manifestazioni tipiche dell'anima razionale-affettiva, che entrando in campo come palatina della verità, perdeva di vista il motivo per cui doveva combattere, identificando la verità, con una particolare manifestazione di questa.

Ai miei occhi, ognuna delle parti in capo proseguì, per così dire, EX Cattedra, nel donare al mondo un poco della saggezza che era stata in grado di accumulare negli anni. Non che tali manifestazioni fossero di poco valore, anzi ribadisco la grande statura culturale di poche persone che continuano a produrre molto materiale di valore. Ma la cosa che più mi amareggiava fu una inspiegabile censura, praticata dagli amministratori di Ecoantroposophia nei confronti miei, ma più in generale, nei confronti di coloro che non erano allineati ai loro punti di vista. Era sorta ai miei occhi una divisione, non più sulla base delle normali prese di posizione dell'anima affettiva, ma queste divisioni ora venivano elevate razionalmente a motivazioni ideologicamente accettabili.

Tale divisione fu ai miei occhi, una tragedia.

Non mi capacitavo che studiosi dell'antroposofia, non riuscissero a parlare tra di loro, manifestando al mondo, la fragilità del percorso antroposofico. Sia i fiancheggiatori che gli arieti dell'antroposofia approdavano per diverse vie, allo stesso risultato finale: la divisione e lo sparpagliamento delle forze. Il portare avanti la propria visione della via antroposofica, provocava di fatto una divisione tra le persone.

Io ho sempre pensato che l'elemento di particolare libertà rappresentato dal mezzo elettronico, rendesse particolarmente vulnerabili alle inevitabili ingerenze luciferico-ahrimaniche, ma d'altro canto tale mezzo poteva essere anche una grande palestra per iniziare a controllare e a gestire, per quanto è possibile, sia i propri impulsi inferiori, sia una occasione preziosa di confronto utile anche per mettere in discussione le proprie verità, la propria visione che nel percorso spirituale può facilmente essere preda di una deformazione causata proprio dall'oggetto non fisico del conoscere: l'anima umana.

La verità non può essere disgiunta da un determinato luogo e un determinato tempo e da determinate persone. La verità assoluta è una unilateralità luciferica, non reale nel nostro contesto.

Comunque con il tempo anche io ho ridimensionato la mia aspirazione iniziale, ossia quella di creare in internet (ovvero il campo del nemico) Web-Internet-Spider, un luogo santo, nell'accezione originale di separato in cui l'inevitabile spostamento delle anime umane, dal mondo fisico al mondo virtuale, avrebbe trovato in quest'ultimo, dei luoghi ancora "puri" o quantomeno "desti" in cui confrontarsi, dei punti di collegamento tra il reale e il virtuale. Luoghi puri nel senso di non permettersi di far proliferare doppie o triple personalità (i vari profili creati), che facilmente sfuggono di mano alla coscienza, e che vengono così dirette dai doppi che ci abitano.

Una buona base di partenza poteva essere facebook in cui, la maggior parte dei frequentatori, inserisce le proprie vere credenziali, e cerca di mantenere un contegno, almeno per non disfare l'immagine che si ha, nella propria cerchia di amici (se sono amici reali). Ma facebook possiede una struttura tale che è più idonea ad una chat, i vari post non permettono se non in minima parte, tutta una serie di note, link, immagini e altri riferimenti, tipici di un argomento scientifico spirituale.

Un'altra cosa che mi piacerebbe fare, è quella di limitare al massimo la moderazione, esclusivamente al trollismo e al turpiloquio, mai tendente a censurare idee divergenti da quella dominante, convinto che le anime che leggono sono in grado, o comunque dovranno essere in grado di discernere da sole, cosa sia giusto o cosa sia sbagliato. Anche la più accesa contesa, secondo me offre la possibilità di esercitarsi nel autocontrollo, nel coraggio delle proprie affermazioni, nella spregiudicatezza delle affermazioni altrui, che magari solo il tempo giudicherà vere o false.

Tutto questo per provare a riaccendere quel confronto, che ai miei occhi sembra essere scemato negli ultimi anni, a favore di arroccamenti, gruppetti, fazioni, che sono il contrario di una individualità libera o dell'universalità umana. Mi piacerebbe sporcare questo spazio, laddove invece nei rispettivi forum di appartenenza, venga mantenuta quella pulizia e uniformità di contenuti.

Ovvero mi piacerebbe che, qui si provasse per gioco, come un esercizio continuo: il sesto, in cui provare i 5 complementari. Utilizzare questo mezzo a nostro favore, se fosse possibile.

Solo le vostre risposte a questo post determineranno il futuro di questa proposta.

Che ne pensate?

Un saluto a tutti, Pierfrancesco.

Edited by Pierfrancesco:-) - 12/11/2013, 16:32
144 replies since 12/10/2010