Posts written by Pierfrancesco:-)

view post Posted: 23/4/2014, 09:42 Sul Tormentone - Attualità
Ciao Lorenzo, Sandro, Cosimo e Andrea,
sono contento di leggere le vostre parole, anche se in una occasione triste come questa.

Sembra quasi che ci sia oggi la possibilità di toglierci tutti quei sassolini dalle scarpe, che per troppo tempo abbiamo tenuto dentro. Ma credo che non sia questo il momento adoperarci in questa opera.
Oggi siamo schiacciati da una imponente croce cardinale che proprio ieri ha avuto il suo culmine, e che rimarrà nel nostro cielo ancora per mesi, questo significa che è l'occasione più propizia per dei cambiamenti radicali, ma anche l'occasione per dare ognuno il peggio di se stesso.

Volevo solo ricordarlo a tutti noi. Naturalmente chi ha provveduto per tempo ad esercitarsi con i 5 esercizi, riuscirà forse a mantenere, un pensiero pulito, una volontà ferma, equanimità, positività, spregiudicatezza e aggiungo, quella certezza ci dice che quello che sembra impossibile all'uomo, non è impossibile, con l'aiuto di Dio.

Quello che poniamo come fondamento in questi giorni, sarà la base per i prossimi anni. E allora impegnamoci a creare un ambiente non ostile tra noi, ma cerchiamo di avvicinarci, di preparare la nostra anima come luogo accogliente, perché il Cristo si trova dentro ognuno di noi, nessuno escluso. E se vogliamo vedere Cristo, dobbiamo cercarlo nel profondo del cuore dell'altro. Ma nessuno apre il cuore a chi gli è ostile.

Un grandissimo abbraccio a voi.

Pierfrancesco

uSgMQvn
view post Posted: 22/4/2014, 11:28 Sul Tormentone - Attualità
Salve a tutti,
un saluto sincero a tutti, a Lorenzo, che non vede l'ora di prendersi una rivincita, ad Andrea che s'è messo l'anima in pace e finalmente ha avuto la prova di ciò che sempre sospettava, e un saluto non può che andare a Isidoro, che prima di uscire di scena, dice alcune di quelle cose che gli ho sempre chiesto di dire, soprattutto per liberarsene. Naturalmente spero e prego perché lui non esca assolutamente di scena, almeno fino a quando sarà ricostruito l'humus su cui nuove generazioni di antroposofi possano crescere.

Vorrei ancora una volta ribadire la mia grande considerazione per Isidoro, per la sua volontà indefessa, che è stata la discriminante di qualità di ecoantroposophia. Naturalmente questo non significa che io sia sempre stato daccordo sulla maniera di esposizione, ma i contenuti sono stati sempre fonte di approfondimento. Le mie considerazioni sui "pericoli" legati al percorso antroposofico (e in particolare al troppo benefico influsso della concentrazione), non hanno mai significato che questo percorso non sia valido, ma semplicemente che tale percorso, va affrontato con grande consapevolezza. E che l'unica cartina tornasole per verificarne costantemente la validità, è il rapporto con chi ci sta accanto.

Naturalmente, nel rapproto con l'altro, è vero anche il contrario ovvero il pericolo del perbenismo: il famigerato "volemose bbene". Comunque solo oggi, vengono formulate delle critiche a Mimma Benvenuti, anche se comprensibili solo a coloro che sono più addentro nei fatti. E ancora una volta ritporna il rischio che ognuno si trinceri nelle sue posizioni, e che la verità non esca fuori. Ma non una verità palesata come "sfogo represso", ma una propria visione della storia, che porti ognuno di noi alla definizione di un proprio pensiero. Giustamente come veniva ricordato, la verità non la si può imporre, ognuno deve trovarsela da solo, ma basandosi sulle tracce che altri hanno lasciato.

E così oggi, io tengo ben presenti le critiche che Isidoro ha da sempre lanciato nei confronti di coloro che prendono solo una parte del lascito di Scaligero, ovvero quella parte a cui ognuno individualmente sente più affinità, e ne distorcono così il messaggio completo. Della serie che una "mezza verità è una bugia intera". Proprio per questo motivo oggi urge più che mai un confronto serrato tra tutti i discepoli del maestro, perché credo che nessuno sia esente da questo pericolo.

Isidoro e tutta ecoantroposofia, ribadiscono con sempre più forza, l'essenzale della concentrazione? Ok, ben venga, e non finirò mai di ringraziarvi, ma non abbiate anche voi la pretesa di avere la Verità in tasca. Anche a te Isidoro, potrebbe esserti girata la stessa critica, di prendere solo una parte dell'insegnamento del maestro. Nessuno è esente da questo pericolo.

Naturalmente mi si potrebbe ribadire: "ma di che caspita parla questo imbecille, che non conosce niente di niente?".

Parlo di quello che sono riuscito a comprendere, di quello che ho visto e che vedo. Non ho conosciuto, né Scaligero, né Mimma. Ho conosciuto Romolo, il venerdì di Pasqua dell'anno che è morto, per circa una mezz'ora a casa sua, anziano e ... molto anziano, di lui non ho avuta nessuna particolare impressione. Quindi parlo per quello che posso leggere, dei loro scritti.

Però io credo, che se vogliamo far fare il salto di qualità, da questa antroposofia dell'"amico che m'ha portato un giorno a via Pindemonte", dei gruppetti con più o meno imprimatur, delle verità dette e non dette, o dette solo in maniera che le capisca solo colui che ha i mezzi per decifrare certe allusioni, se rimaniamo su questo livello, morta la vostra generazione (dei conoscitori di Scaligero), rimarrà ben poco, in aggiunta agli scritti del maestro.

Che hai aggiunto all'opera del maestro? Hai aggiungo la tua specifica colorazione: la corretta esecuzione degli esercizi, ma tu stesso ammetti che meglio di come Scaligero descrive la concentrazione, chi può scriverne? Ma tantissimo solo tu puoi fare nel campo della preparazione di una terra che sia in grado di far germogliare i nuovi semi dell'antroposofia. Ci sono ancora tutte le possibilità aperte, per creare l'humus fecondo perché molti semi possano fiorire. MI permetto di dire, che si tratta forse di passare da: "quattro amici, me lo hanno confermato", ad "approfondiamo scientificamente la questione", senza patemi d'animo, alzate di voce ecc.

E proprio di questa equanimità, positività e spregiudicatezza, credo ci sia oggi più bisogno.

Io non ho mai voluto essere contro di voi, mai! mai!

Eppure, non so bene ricostruire come, mi sono ritrovato tacciato di infamità, menzogna, di essere apostolo della fede, di essere cattolico, ecc. comunque non degno di partecipare ad ecoantroposofia. Eppure non sono mai scaduto nel linguaggio, non mi sembra di aver mai fatto delle critiche campate in aria. Le argomentazioni che propongo, naturalmente possono essere criticabili a loro volta, ma questo tipo di confronto è proprio quello che reputo necessario nella relazione con altri antroposofi. Fino a quando non si giunge all'illuminazione, per forza di cose, il confronto con l'altro è l'unico appoggio che abbiamo per non staccarci dalla realtà.

Ad esempio, se a volte ho parlato bene di Tomberg, e lo facevo su determinati punti, non ho ricevuto una critica specifica del tipo: guarda Tomberg sbaglia in questo punto e quest'altro, cosa che avrei poi meditato con calma, e alla fine, prima o poi, la verità avrebbe vinto sull'errore. No! ho avuto risposte di insulto, come se da parte mia fosse in atto una cosciente e subdola strategia per intorbidire le cristalline acque della concentrazione e modificare il pensiero del maestro con innesti esterni. Solo Andrea Franco, assolutamente contrario alla figura di Tomberg, ha avuto parole di comprensione di quanto stava accadendo nel vecchio forum ecoantroposophia. Ma alla fine, ogni voce non allineata è stata di fatto tacitata, anche la sua, tanto è stato che alla fine è dovuto allontanarsi anche lui.

Quindi, se in questi casi si è agito così, posso immaginare quello che è accaduto tra i vari gruppi, che hanno fatto molto di più di quello che ad esempio, ho potuto fare io, dalla mia tastiera. Eppure anche a Scaligero era toccata questa incomprensione, frutto di una mancanza di destità, frutto dell'ostacolatore non visto o colpevolmente sottovalutato.

Forse è una mia illusione, pensare che con l'aiuto dei 5 esercizi complemetari, possiamo dialogare insieme? La chiusura, non paga. Il creare un oasi di pace, dove non si è contraddetti, abbiamo visto che non è possbile, e si criticano, sneza citarli direttamente, altri siti in cui ipotetici detrattori, si inventano una nuovo antroposofia e si chiude la possiblità di copiare i propri scritti, si mettono in mezzo le leggi del copyright. Ma che significa, che se uno vi copia gli articoli, voi lo denunciate all'autorità? E che ne rimane delle parole di Gesù-Cristo e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello? In nome della "verità" si agisce in maniera contraria al vangelo?

La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. (Ef 6,12)

Riprendiamo il dialogo, vi supplico, non caschiamo nel tranello del maligno che ci mette gli uni contro gli altri!

Nell'articolo, "Quasi un testamento" di Isidoro, mi ha un poco rattristato la parola testamento, perché l'associo alla morte e non mi risuonava in armonia, con le letture di risurrezione di questi giorni. Ma voglio essere positivo, voglio pensare che questo testamento sia l'inizio di un nuovo corso di eventi, i cui effetti si vedranno in futuro. Vorrei che Isisoro non ritornasse, ma che invece giungesse tra noi FG. Quel FG che ho ancora la voglia di ascoltare, e che fu proprio un suo "schiaffone metafisico" a farmi iniziare veramente gli esercizi, e di questo non lo ringrazierò mai abbastanza.

Nel vangelo del giorno dell'Angelo, Cristo dice alle donne: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno», la galilea era la casa dei discepoli, ma soprattutto era la terra di gentili e pagani, era un misto di ebrei al margine dell'ortodossia e di pagani, ovvero coloro che erano più liberi di altri, per ascoltare una nuova parola, una buona notizia.

Un agurio a tutti noi, affinché possiamo scorgere una resurrezione nei nostri rapporti personali. E un augurio di pronta guarigione per Isidoro.

Pierfrancesco
view post Posted: 17/4/2014, 09:40 Sul Tormentone - Attualità
Per chi avesse la curiosità di ascoltare il brano in questione, l'ho registrato e si può scaricare a questo link:

moralita.wma
view post Posted: 17/4/2014, 09:06 Sul Tormentone - Attualità
Un saluto a Lorenzo e a tutti,

volevo farvi partecipi di una singolarità che mi è capitata ieri mattina mentre stavo leggendo il post di Lorenzo...

Da qualche tempo sono stato trasferito di sede lavorativa, e mentre prima prendevo i mezzi pubblici, ora la nuova ubicazione, mi rende molto più scomodo utilizzarli. Se prendessi i mezzi pubblici, dovrei utilizzare circa 4:30 ore del giorno, tra andata e ritorno. Quindi ho preferito iniziare ad andare in automobile. Questa decisione ha portato non poche conseguenze, in verità la maggior parte delle mie letture spirituali, per non dire la totalità, si svolgevano in questo frangente.

Così mi sono adoperato per poter continuare questa buona abitudine, anche in altra maniera.

Munito di uno smartphone, scaricai una applicazione Text-to-Speech (Ivona Reader), ovvero voce elettronica (quasi naturale) capace di leggere del testo scritto. Accanto ad essa scaricai da google play, una app (Web Page Reader): ovvero un browser che permette di navigare il web e di utilizzare la voce elettronica, per leggerne il contenuto. Cosicché in mezzo al traffico del GRA, potevo tenermi aggiornato sulle ultime vicende dei miei siti di riferimento.

Devo dire che ho sempre avuto una specie di presentimento di stare troppo immerso nei territori di ahrimane e di poterne essere influenzato in maniera inconscia, ma avevo risolto il problema nel dirmi che, il futuro è arrivato, e rinunciare alla tecnologia per principio, mi sembrava un errore. Il punto non era, rinuncare alla tecnologia, ormai sempre più penetrante nell'intimo dell'anima, ma far crescere accanto ad essa una super-coscienza capace in qualche modo di equilibrare gli influssi sub-coscienti che da quella derivavano.

Sia Scaligero che Steiner avevano parlato della tecnologia e dei relativi pericoli di disumanazione, ma la conferma assoluta l'avevo avuta su indicazione di lonblu/contemplactivo (mi sembra), che riferiva che un famoso antroposofo (Ben Aharonn?) vedeva nella persona di Raymond Kurzweil, uno dei rappresentanti della scuola di ahrimane sulla terra. E leggendo la sua vita e il suo pensiero, e in particolar modo la sua specifica applicazione della teoria del Transumanesimo rappresentata dai suoi scritti:
- L'era delle macchine intelligenti;
- L'era delle macchine spirituali;
- La singolarità è vicina;
ero giunto alla conclusione che oggi siamo nel bel mezzo di questa trasformazione epocale, di risucchio dell'umano nella sub-natura attraverso il cavallo di Troia delle nuove tecnologie che incantano-incatenano l'anima umana ancora non liberata dall'influenza corporea. Ma non ci si può opporre a questa immanente trasformazione sociale, se non, sviluppando e rafforzando in noi, la capacità di attingere coscientemente, tramite quello che Scaligero ha definito il pensiero vivente, alla super-natura. E solo questo contro-peso porterà nella nostra anima la possibilità di equilibrio, e quindi la possibilità di dominare la tecnologia immanentemente legata alla sub-natura (elettricità in primis).

Voglio ricordare anche che Kurzweil è stato l'inventore della tecnologia Text-To-Speech.

Così durante il tragitto casa-lavoro, avevo cominciato a usufruire di questa app: il lettore elettronico.

Ieri mattina però leggendo il post di Lorenzo in cui citava un passo di Scaligero e specialmente la frase del tormentone di cui si parla, il lettore lesse, non
CITAZIONE
... tre passi nella moralità ed uno nella conoscenza;

ma
CITAZIONE
... tre passi nella mortalità ed uno nella conoscenza;

Se non fossi stato perfettamente sveglio e attento, in mezzo al traffico, sarebbe potuto sfuggirmi, ma tale parola sarebbe entrata nel mio sub-cosciente provocando i relativi disastri. Mi prese un accidenti, andai a controllare, se forse Lorenzo si era sbagliato, ma la parola era scritta bene. Provai a far rileggere la frase incriminata, ma continuava a dire mortalità, allora decisi che avrei approfondito tale cosa.

Quindi sono andato su altri siti che contenevano la parola moralità, ma questa veniva letta correttamente, allora cercai dei brani che contenessero le parole moralità e conoscenza, ma ancora venivano lette correttamente, allora linkai all'url inviato da Lorenzo, della citazione di Scaligero su Facebook, e lì il lettore leggeva mortalità.

Ho provato ad indagare altri brani, ma non sono riuscito a trovare la "combinazione di parole", che qualche programmatore avrà inserito per far si che in determinati casi il lettore legga una parola diversa da quella scritta. Il fatto è che comunque nel brano in questione, tale combinazione è presente.

Questo fatto mi ha fatto pensare che effettivamente ci sono degli uomini che si adoperano per aumentare l'incantamento dei popoli attraverso mezzi tecnologici appositamente modificati. E' sempre difficile aderire alle teorie complottistiche, ma già Steiner ce ne dava un quadro in "Il movimento occulto del secolo XIX e il mondo della cultura", ma quelle figure di iniziati neri, sembravano comunque lontane da noi. Ora attraverso la tecnologia è possibile raggiungere l'intimo delle anime umane, senza il bisogno di scatenare una guerra mondiale, ma subdolamente sfruttare la scarsità di coscienza per infiltrare pensieri e sentimenti addomesticanti.

Volevo solo ribadire, ora più che mai, della necessità degli esercizi complementari dati da Steiner, e dell' esercizio di concentrazione descritto da Scaligero, per contrapporre un minimo contrappeso, alle inevitabili influenze animiche a cui la tecnologia ci espone.

Un saluto Pierfrancesco

Edited by Pierfrancesco:-) - 17/4/2014, 10:51
view post Posted: 9/4/2014, 18:10 Sul Tormentone - Attualità
Riguardo ad un pensero di Isidoro, di qualche settimana fa, ovvero faccio riferimento all'articolo "Il Tormentone" su Ecoantroposophia, volevo dire che ritengo legittima la critica secondo la quale, molto spesso, l'anima si riempie di belle parole: amore, fraternità, Cristo ecc., anche se effettivamente non ne conosce il contenuto e un giusto controllo dei penseri e dei sentimenti, dovrebbe sempre stare allerta, quando tali parole vengono portate avanti nel discorso.

Questa critica è reale e ringrazio Isidoro, che continuamente la propone nel blog.

Voglio dire che questa differenziazione in fazioni, che io ho sempre cercato di riunificare (con scarsissimi risulatati tra l'altro), tra Fiancheggiatori e Arieti dell'antroposofia, un topic che aprii nel forum ecoantroposophia.forumfree.it, e che ora mi accorgo con dispiacere che è stato cancellato, comprendo che è vera, ma sono convinto che i due ipotetici gruppi abbiano tutte le potenzialità per una fecondazione reciproca.

Il fatto che ciò non accada, lo reputo principalmente un problema animico. Non credo che sia un problema di "verità da difendere". Si faccia crescere assieme, il grano con la gramigna, dice Gesù nel vangelo, al momento della mietitura, sarà chiaro chi ha portato frutto e chi no. Non credo che esista una verità assoluta a cui qualcuno di noi possa essere giunto. Voglio solo ribadire che tutte le esperienze spirituali, servono solo affinché in esse troviamo la forza di sacrificarcio per chi mi sta vicino.

Dice Massimo Scaligero in una lettera ad un discepolo sull'Archetipo di questo aprile:
CITAZIONE
Vera gioia è quella che si accende per servizio divino, e che sia tale da aiutare gli altri a superare il proprio dolore: anzitutto ad accettarlo per superarlo. Non può essere accettata da noi una condizione gioiosa, che costi l’altrui dolore. Perciò il sacrificio è la via del Sacro Amore: il sacrificio che vada oltre ogni limite umano, onde realizzi il reale superamento dell’umano.
Grande comprensione, infinita tolleranza: perché non c’è nessuno che non erri con innocenza, cioè incosciente. Ciascuno va perdonato. Questa è la Forza che distrugge l’errore umano: l’Amore, che in sé è Sacro Amore.

Penso che la causa pricipale del motivo per cui non c'è questa devozione nei confronti gli uni degli altri, sia dovuta ad una sottovalutata considerazione dei pericoli a cui il discepolo va incontro durante l'esecuzione degli esercizi di concentrazione e meditazione, ma soprattutto di una sottovalutata considerazione dei relativi rimedi (i 5 complementari).

Quindi nonostante credo legittima la critica fatta sul tormentone (1 passo nella conoscenza, 3 passi nella morale), come di un ritornello senza un reale contenuto, una frase detta per automatismo, mancante di vera libertà interiore, passivamente ascoltata da qualche antroposofo a cui concedevamo un'autorità su di noi, e senza verificarne il contenuto, l'abbiamo ripetura a pappagallo. Credo che non si possa escludere anche la critica contraria, ovvero quella di non accettare autorità che non sia quella del proprio pensare o quella dei grandi maestri (Steiner, Scaligero, Colazza).

Dice Steiner nello scritto sotto riportato:
CITAZIONE
Se qualcuno mi comunica una cosa e io l'accolgo per il peso della sua autorità, allora non sono libero. Ma sono altrettanto poco libero se mi chiudo al buono che in tal modo potrei ricevere: in questo caso infatti, la parte peggiore che porto nell'anima esercita su di me una coercizione. E nei riguardi della libertà non importa solo che io non mi trovi sotto la costrizione di un'autorità esterna, ma soprattutto ch'io non stia sotto la costrizione dei miei preconcetti, opinioni, sensazioni e sentimenti.

Spero che in questo periodo di quaresima, abbiamo tutti l'opportunità di ripensare a queste divisioni, e a cercare una via per cui, l'uno sia fecondo per l'altro e viceversa.

Un saluto e vi lascio uno scritto di Steiner in cui parla dei pericoli dell'attività spirituale e dei relativi rimedi.

Pierfrancesco

CITAZIONE
Rudolf Steiner - Sulla via dell'iniziazione.

I GRADI DELLA CONOSCENZA SUPERIORE


Nel libro L'iniziazione, la via della conoscenza superiore è stata seguita fino all'incontro con i due «guardiani della soglia». Ora vogliamo descrivere anche i rapporti nei quali l'anima sta con i diversi mondi, quando percorre i successivi gradi della conoscenza. Così viene dato ciò che si può chiamare la gnoseologia della scienza occulta.

Prima di inoltrarsi sul sentiero della conoscenza superiore, l'uomo conosce soltanto il primo di quattro gradi di conoscenza, quello cioè che gli è proprio nella vita ordinaria entro il mondo dei sensi. Anche quella che di solito viene chiamata scienza si muove su questo primo grado di conoscenza, poiché questa scienza non fa che elaborare in modo più fine il conoscere ordinario, e renderlo più disciplinato. Essa arma i sensi di strumenti (il microscopio, il telescopio, ecc.) per scorgere con maggior precisione ciò che i sensi nudi, come si suoi dire, non vedono. Sennonché il livello della conoscenza rimane sempre lo stesso, sia che si guardino ad occhio nudo oggetti di grandezza normale, sia che si scrutino con l'aiuto di lenti, oggetti e processi di dimensioni molto piccole. Anche nell'applicare il pensiero alle cose e ai fatti questa scienza rimane ferma a ciò che già si svolge nella vita quotidiana. Si ordinano gli oggetti, si descrivono e si confrontano, si cerca di farsi un'idea delle loro modificazioni, ecc. In fondo, il più rigoroso scienziato non fa altro, a questo riguardo, che sviluppare a regola d'arte il modo di osservare che è proprio della vita quotidiana. La sua conoscenza diviene più ampia, più complicata, più logica: ma egli non va verso una diversa qualità di conoscenza.

Nella scienza occulta, questo primo grado di conoscenza è chiamato «conoscenza materiale». A questa si aggiungono poi, per cominciare, tre forme di conoscenza superiore, e a queste, in seguito, altre ancora. Prima di procedere nella descrizione del «sentiero della conoscenza», vogliamo qui descrivere queste tre forme di conoscenza superiore. Se consideriamo come primo grado la conoscenza ordinaria (e scientifica per gli oggetti sensibili), possiamo distinguere i seguenti quattro gradi:

1. La conoscenza materiale.
2. La conoscenza immaginativa.
3. La conoscenza ispirata, detta anche «volitiva».
4. La conoscenza intuitiva.

Vogliamo ora occuparci di questi quattro gradi; e prima di tutto occorre rendersi conto con chiarezza di che cosa siano queste diverse forme di conoscenza. - Nella conoscenza sensibile ordinaria sono in giuoco quattro elementi: 1) l'oggetto che fa un'impressione sui sensi; 2) l'immagine che di quell'oggetto l'uomo si forma; 3) il concetto per mezzo del quale l'uomo giunge ad afferrare spiritualmente un oggetto o un processo; 4) l'io che, sulla base dell'impressione dell'oggetto, se ne forma immagine e concetto. Prima che l'uomo si formi un'immagine, una «rappre-sentazione», esiste un oggetto che gliene porge l'occasione: questo oggetto egli non lo forma, lo percepisce. Sulla base dell'oggetto nasce l'immagine. Finché si guarda un oggetto, si ha a che fare con esso. Dal momento in cui se ne distoglie lo sguardo, non se ne ha più altro che l'immagine. Si abbandona l'oggetto, ma l'immagine rimane «aderente» alla memoria. Però non possiamo limitarci a questa semplice formazione di «immagini»: dobbiamo giungere ai «concetti». La distinzione tra «immagine» e «concetto» è assolutamente necessaria per giungere qui a completa chiarezza. Supponiamo di avere dinanzi agli occhi un oggetto di forma circolare. Poi ci voltiamo dall'altra parte, conservando nella memoria l'immagine del cerchio. A questo punto non abbiamo ancora il «concetto» del cerchio. Il concetto risulta soltanto quando ci si dice: un cerchio è una figura nella quale tutti i punti sono equidistanti dal centro. E solo quando ci siamo formati un «concetto» di una cosa, siamo arrivati a comprenderla. Vi sono molti cerchi: piccoli, grandi, rossi, azzurri, ecc.; ma c'è un unico concetto di «cerchio». Torneremo più avanti su tutto questo; per ora mi propongo soltanto di caratterizzare sommariamente i primi quattro gradi della conoscenza.

Il quarto elemento che entra in giuoco nella conoscenza materiale è l'io. In questo si forma l'unità delle immagini e dei concetti. L'io conserva le immagini nella sua memoria; se ciò non si verificasse, non si avrebbe una vita interiore continuativa. Le immagini delle cose sussisterebbero solo finché le cose stesse agissero sull'anima. Ma la vita interiore dipende dal fatto che una percezione si congiunga all'altra. L'io si orienta «oggi» nel mondo perché di fronte a determinati oggetti gli sorgono le immagini dei medesimi oggetti di «ieri». Si rifletta un momento a come sarebbe impossibile la vita dell'anima, se si possedesse l'immagine di una cosa soltanto finché la cosa ci sta davanti. - Anche riguardo ai concetti l'io forma l'unità. Esso connette i suoi concetti, creandosi così una visione d'insieme, cioè una comprensione del mondo. Questa connessione dei concetti avviene nel «giudicare». Un essere che possedesse soltanto concetti isolati, non potrebbe orientarsi nel mondo. Tutta l'attività dell'uomo poggia sulla sua facoltà di connettere concetti, cioè di «giudicare».
La «conoscenza materiale» si fonda sul fatto che l'uomo, attraverso i suoi sensi, riceve un'impressione di cose e processi del mondo esterno. Egli ha la facoltà di sentire, la sensibilità. L'impressione ricevuta «da fuori» viene chiamata « sensazione». Perciò nella «conoscenza materiale» sono da considerarsi i quattro elementi: sensazione, immagine, concetto, io. - Nel grado successivo della conoscenza viene a mancare l'impressione sui sensi esterni, la «sensazione». Non c'è più alcun oggetto sensibile esterno. Degli elementi che sono familiari all'uomo nella conoscenza ordinaria, ne rimangono solo tre: l'immagine, il concetto, l'io.

Nell'uomo sano, la conoscenza ordinaria non forma alcuna immagine e alcun concetto, se non c'è un oggetto sensibile esteriore. L'io resta allora inattivo. Chi si forma immagini a cui dovrebbero corrispondere oggetti sensibili, là dove in realtà non ve ne sono, vive nella fantasia. Ma il discepolo della scienza occulta acquista appunto la facoltà di formare delle immagini anche dove non ci sono oggetti sensibili. Per lui allora deve subentrare qualcos'altro, al posto dell'oggetto esteriore. Egli deve poter avere delle immagini anche quando nessun oggetto colpisce i suoi sensi. Al posto della «sensazione» deve subentrare qualcos'altro: si tratta della immaginazione. A questo grado, si presentano al discepolo occulto delle immagini, precisamente come se un oggetto sensibile facesse un'impressione su di lui; immagini vivaci e vere come quelle dei sensi, ma non provenienti dal mondo «materiale», bensì da quello «animico» o «spirituale». Intanto i sensi rimangono completamente inattivi.

È chiaro che l'uomo deve prima conquistarsi questa facoltà di avere delle immagini piene di contenuto, in assenza di impressioni sensoriali. Una tale conquista avviene per mezzo della meditazione, degli esercizi che sono stati descritti nel libro L'iniziazione. L'uomo ch'è limitato al mondo dei sensi vive soltanto nella cerchia di un mondo d'immagini che prima hanno trovato accesso in lui attraverso i sensi. L'uomo immaginativo possiede invece un mondo d'immagini che gli affluiscono da una regione superiore. Occorre una disciplina molto accurata per distinguere l'illusione dalla realtà, in quel mondo superiore d'immagini. Ed è facile che quando tali immagini cominciano a presentarsi alla sua anima l'uomo si dica: «Oh, sono solo fantasie, derivate dal mondo delle mie rappresentazioni!». Ciò è fin troppo comprensibile, poiché l'uomo, a tutta prima, è abituato a chiamare «reale» solo ciò che gli si offre senza il suo intervento, per mezzo della solida base della sua percezione sensoria. Egli deve prima abituarsi a considerare «reali» cose che hanno tutt'altra origine. Del resto, in queste cose egli non sarà mai abbastanza cauto, se non vuoi diventare un visionario. Che cosa sia «reale» e che cosa sia solo «illusione» nelle sfere superiori può venire deciso solo dall'esperienza. Questa esperienza si deve acquistare mediante una vita interiore quieta e paziente. In un primo momento dobbiamo essere assolutamente preparati a che l'«illusione» ci faccia dei brutti scherzi, poiché da ogni lato ci insidia la possibilità che insorgano immagini provocate esclusivamente da inganni dei sensi esteriori, da una vita anormale. Tutte le possibilità di questo genere devono essere eliminate preliminarmente. Occorre prima eliminare tutto ciò che è vita fantastica, e solo in seguito si potrà pervenire all'immaginazione. Giunti che si sia a questo punto, ci si renderà conto che il mondo nel quale così si penetra non solo è reale quanto il mondo sensibile, ma lo è di solito assai di più.

Al terzo grado della conoscenza vengono a mancare anche le immagini. L'uomo non ha più a che fare se non col «concetto» e con l' «io». Se al secondo grado egli ha ancora intorno a sé un mondo d'immagini, che ricorda gli istanti in cui la memoria evoca dinanzi all'anima le impressioni del mondo esterno senza che tali impressioni vi siano in realtà, al terzo grado non si hanno più neppure tali immagini. L'uomo vive tutto in un mondo puramente spirituale. Chi è abituato ad attenersi soltanto ai sensi sarà tentato di credere che quel mondo sia scialbo e spettrale. Ma non lo è affatto; e anche il mondo di immagini del secondo grado non ha nulla di pallido, di scialbo, come sono per lo più le immagini che rimangono nella memoria, quando gli oggetti non sono più presenti. Le figure dell'immaginazione sono invece d'una vivacità e ricchezza di contenuto, a cui non si possono paragonare le pallide immagini che la memoria conserva del mondo sensibile, ma neppure il mondo stesso dei sensi in tutta la sua varietà e mutevolezza. Persino il mondo dei sensi, confrontato col regno dell'immaginazione, è come un'ombra. Figuriamoci poi il mondo che si schiude al terzo grado della conoscenza! Della sua ricchezza e pienezza, nessuna cosa del mondo dei sensi può dare un'idea.

Ciò che per il primo grado è la sensazione, e per il secondo l'immaginazione, è per il terzo grado l’ispirazione. L'ispirazione dà le impressioni, e l'io forma i concetti. Se proprio si vuol confrontare quel mondo con qualcosa di sensibile, si può paragonarlo unicamente al mondo dei suoni percepibili a mezzo dell'udito. Non si tratta però di suoni come quelli della musica sensibile, bensì di un risuonare «puramente spirituale». Si comincia a «udire» ciò che avviene nell'interno delle cose. La pietra, la pianta, ecc. diventano «parole spirituali». Il mondo comincia davvero a pronunciare da sé il proprio essere, di fronte all'anima. Può sembrar strano, ma è letteralmente vero che a questo grado della conoscenza «si ode spiritualmente crescer l'erba». Si percepisce come suono la forma del cristallo; il fiore che si schiude «parla» all'uomo. L'ispirato può annunziare la natura interiore delle cose; ogni cosa risorge in modo nuovo dinanzi alla sua anima. Egli parla un linguaggio che proviene da un altro mondo, e che pure è il solo a rendere comprensibile il mondo d'ogni giorno.

Infine, al quarto grado cessa anche l'ispirazione. Degli elementi che siamo soliti considerare dal punto di vista della conoscenza quotidiana, ormai non c'è più che l'«io». Il discepolo si accorge di essere asceso fino a questo grado, per effetto di un'esperienza interiore ben determinata. Essa si esprime nel sentimento che egli ha di non trovarsi ormai più fuori delle cose e dei processi che egli conosce bensì all'interno. Le immagini non sono l'oggetto: lo esprimono soltanto. Neppure ciò che offre l'ispirazione è l'oggetto: essa non fa che pronunciarlo. Ma ciò che ora vive nell'anima è davvero l'oggetto stesso. L'io si è effuso su tutti gli esseri, è confluito in essi. Il vivere delle cose entro l'anima è appunto l'intuizione. E va presa proprio alla lettera l'affermazione che mediante l'intuizione si penetra nelle cose, ci si insinua in esse.

Nella vita ordinaria l'uomo ha una sola intuizione: quella dell'io stesso, in quanto l'io non può in alcun modo essere percepito dall'esterno, ma solo sperimentato nell’intimo. Ciò può risultare da una considerazione semplice, che però gli psicologi non fanno col rigore che sarebbe desiderabile; e per quanto semplice possa sembrare, essa è della massima portata per chi la comprenda fino in fondo. Si tratta di questo: ogni cosa del mondo esterno può essere indicata con lo stesso nome da tutti gli uomini. La tavola può essere chiamata «tavola» da tutti, il tulipano può essere chiamato da tutti «tulipano», e il «signor Bianchi» può essere chiamato «signor Bianchi» da tutti. Esiste però una parola che ognuno può riferire soltanto a se stesso: la parola «io». Nessun altro può chiamarmi «io»; per ogni altro, io sono un «tu» . D'altra parte ogni altro è un «tu» per me: lui solo può dire «io» a se stesso. Ciò dipende dal fatto che non viviamo-fuori, ma dentro l'io. Analogamente mediante la conoscenza intuitiva si vive in tutte le cose. La percezione del proprio io è il modello per tutta la conoscenza intuitiva. Certo, per penetrare in tal modo entro le cose, occorre prima uscire da se stessi: occorre spogliarsi del proprio sé per fondersi col sé, con l'io di un altro essere.

La meditazione e la concentrazione sono i mezzi sicuri per ascendere a questo grado, come pure ai precedenti. Ma esse devono venire esercitate in modo calmo e paziente. S'inganna chi crede di poter salire ai mondi superiori in modo tumultuoso, con mezzi violenti. E a questo errore soccomberebbe chi credesse che nei mondi superiori la realtà gli si possa presentare allo stesso modo che nel mondo dei sensi. Per quanto siano vivi e ricchi i mondi ai quali si ascende, essi sono tenui e delicati, mentre il mondo sensibile è denso e grossolano. E’ della massima importanza imparare a chiamare «reale» qualcosa di completamente diverso da ciò che si chiama a quel modo nel mondo dei sensi: e non è facile. Perciò più d'uno che pur vorrebbe percorrere il sentiero occulto arretra spaventato già ai primi passi. Si aspettava di incontrare cose simili a tavoli o seggiole, e invece trova degli «spiriti». E poiché gli «spiriti» non hanno la consistenza di sedie o tavoli, gli appaiono come fantasie. Ciò è dovuto soltanto al fatto che si tratta di esperienze insolite. Occorre acquistare prima il giusto sentimento per il mondo spirituale; allora non solo si percepirà lo spirituale, ma lo si riconoscerà come tale. E gran parte della disciplina occulta è rivolta a questo giusto riconoscimento e apprezzamento dello spirituale.

Per farsi un'idea della conoscenza immaginativa, occorre per prima cosa osservare lo stato di sonno. Finché l'uomo non ha raggiunto una conoscenza di un grado superiore alla conoscenza materiale, durante il sonno la sua anima vive, ma non può percepire nulla del mondo in cui dormendo vive; è come un cieco nel mondo materiale, il quale vive nel mondo della luce e dei colori, ma senza percepirli. Nel sonno l'anima si è ritirata dagli organi dei sensi esterni, dall'occhio, dall'orecchio, dalla consueta attività del cervello, ecc. Essa non riceve impressioni dai sensi. E che cosa fa dunque l'anima durante il sonno? Sappiamo che durante la veglia l'anima è in continua attività: riceve le impressioni sensoriali esterne e le elabora. Quest'attività resta sospesa durante il sonno, ma non per questo l'anima è inattiva. Mentre dorme, essa lavora intorno al proprio corpo. Infatti durante il lavoro diurno, nella veglia, il corpo si logora, e ciò si esprime nella stanchezza. Durante il sonno l'anima si occupa del proprio corpo per renderlo nuovamente adatto all'ulteriore lavoro diurno, in stato di veglia. Da questo si vede quanto sia essenziale per la prosperità del corpo un sonno adeguato. Chi non dorme a sufficienza impedisce alla sua anima di compiere sul corpo il necessario lavoro di riparazione; ne deriva il deperimento del corpo. Le forze con le quali l'anima lavora sul corpo durante il sonno sono le stesse che essa adopera anche durante la veglia; solo che durante la veglia esse servono ad accogliere ed elaborare le impressioni dei sensi esterni.

Quando poi nell'uomo si instaura la conoscenza immaginativa, una parte delle forze che nel sonno vengono rivolte al corpo deve essere usata in modo differente. Mediante queste forze vengono ora formati gli organi dei sensi spirituali che rendono possibile all'anima non solo di vivere in un mondo superiore, ma anche di percepirlo. Così, dormendo, l'anima lavora non più soltanto sul proprio corpo, ma anche su se stessa. Questo lavoro è l'effetto della meditazione e della concentrazione, nonché d'altri esercizi. Chi ha esperienza in questo campo può misurare quale effetto debba prodursi nelle diverse persone, quando esse si accingano a sottrarre al corpo la propria attività animica per esplicarla in un modo più alto.

La meditazione, la concentrazione ed altri esercizi fanno sì che l'anima ritiri per un certo tempo dalla sua connessione con gli organi dei sensi. Allora essa è immersa in se stessa, la sua attività è rivolta all'interno. All'inizio di una tale concentrazione questa attività interiore dell'anima non si distingue però gran che da quella quotidiana: nel lavoro interiore essa deve adoperare le stesse rappresentazioni e sensazioni, gli stessi sentimenti che ha anche nella vita ordinaria. Ma quanto più si abitua ad essere, in certo senso, cieca e sorda di fronte al mondo sensibile circostante, quando più vive in se stessa, tanto più atta si rende al lavoro interiore. E ciò che è riuscita a compiere immergendosi nel proprio intimo, porta i suoi frutti anzitutto durante lo stato di sonno. Quando di notte l'anima è libera dal corpo, perdura in essa l'effetto di quanto è stato suscitato dagli esercizi diurni. Si formano in essa degli organi mediante i quali entra in relazione con un ambiente spirituale, proprio come era in relazione prima con l'ambiente fisico mediante gli organi di senso esteriori. Dall'oscurità dell'ambiente notturno emergono i fenomeni luminosi del mondo superiore. In un primo momento questo rapporto è intimo e delicato, e l'uomo deve assolutamente aspettarsi che, per lungo tempo, al suo risveglio la luce del giorno stenda immediatamente un fitto velo sulle esperienze della notte. Solo a poco a poco si comincia a ricordare di avere percepito qualcosa durante la notte. Infatti non è facile per il discepolo apprendere a prestare attenzione alle tenui configurazioni della propria anima, che nel corso del suo sviluppo si frammischiano alle grossolane esperienze della vita quotidiana. Da principio tali configurazioni gli appaiono simili a quelle che si chiamano impressioni casuali dell'anima. Quel che importa è che egli impari a distinguere quanto egli deve al mondo ordinario da ciò che si manifesta dei mondi superiori per il tramite della sua propria entità. Egli dovrà conquistarsi questo discernimento in una vita interiore calma e raccolta. E’ necessario che acquisti per prima cosa un sentimento del valore e del significato delle delicate configurazioni animiche che si frammischiano come «ispirazioni casuali» alla vita quotidiana e che invece sono davvero ricordi di rapporti notturni avuti in un mondo superiore. Se si afferrano queste cose in modo rozzo e si misurano alla stregua della vita sensibile, esse svaniscono.

Da quanto precede risulta che, per effetto del lavoro compiuto in un mondo superiore, l'anima deve sottrarre al corpo una parte della sua provvida attività abituale; per certi riguardi, lo abbandona a se stesso. Esso allora necessita di una compensazione per ciò che prima riceveva dall'anima; non ricevendola, si espone al pericolo di soggiacere a forze perniciose. Bisogna infatti rendersi conto che l'uomo è continuamente esposto agli influssi del suo ambiente: in fondo egli vive solo grazie a tali azioni ambientali. Prima di tutto vanno considerati come suo ambiente i regni della natura visibile. L'uomo ne fa parte. Se intorno a lui non esistessero i regni minerale, vegetale e animale, nonché quello degli altri uomini, egli non potrebbe vivere. Se immaginiamo l'uomo portato via dalla Terra e sollevato nello spazio cosmico, egli dovrebbe subito soccombere, come uomo fisico; non diversamente da come si dissecca una mano se la si separa dall'organismo. Come la mano s'ingannerebbe se credesse di poter vivere senza il resto del corpo, così s'ingannerebbe l'uomo se affermasse di poter esistere, come essere fisico, senza i minerali, le piante, gli animali e gli altri uomini.

Ma, oltre i regni menzionati, ne esistono altri tre che di solito sfuggono all'attenzione umana. Sono i tre regni elementari. Vi sono esseri che non giungono fino alla densità del minerale, ma che nondimeno esistono ed esercitano la loro influenza sull'uomo. (Si veda quanto scrissi in proposito nei miei libri Cronaca dell' akasha e Teosofia). Così l'uomo è esposto a influssi da parte di regni naturali che in certo senso si debbono chiamare invisibili. Ora, quando l'anima lavora sul corpo, una parte essenziale della sua attività consiste nel regolare gli influssi dei regni elementari in modo che essi siano favorevoli all'uomo. Ma nel momento in cui l'anima sottrae in parte al corpo la propria attività, possono impossessarsi di esso forze nocive dei regni elementari. In ciò sta un pericolo dello sviluppo superiore. Occorre quindi provvedere a che, appena l'anima si ritrae dal corpo, esso per forza propria sia accessibile soltanto a influssi buoni da parte del mondo elementare. Se non vi si presta attenzione, l'uomo ordinario, pur acquistando l'accesso ai mondi superiori, si corrompe in certo senso fisicamente e anche moralmente. Mentre l'anima vive in sfere più alte, nel denso corpo fisico e nel corpo eterico si annidano forze nocive. Questa è la ragione per cui, se non si prendono le necessarie precauzioni, possono manifestarsi certe cattive qualità che prima dello sviluppo superiore erano state tenute a freno dall'azione equilibratrice dell'anima. In tali condizioni certe persone, che prima erano di natura buona e morale, accostandosi ai mondi superiori possono mettere in mostra ogni sorta di basse inclinazioni: esagerato egoismo, mendacità, vendicatività, ira, ecc. Nessuno deve lasciarsi spaventare da questo fatto e rinunciare all'ascesa ai mondi superiori: deve però provvedere affinché tali cose non accadano. La natura inferiore dell'uomo deve essere fortificata e resa inaccessibile agli influssi elementari pericolosi attraverso l'elaborazione cosciente di determinate virtù. Tali virtù sono indicate negli scritti che trattano dello sviluppo superiore. E proprio in questo sta la ragione per la quale occorre coltivarle.

Esse sono le seguenti.

Prima di tutto l'uomo deve preoccuparsi, in modo del tutto cosciente, di distinguere in ogni cosa ciò che è permanente, imperituro, da ciò che è transitorio, e di rivolgere a quello la propria attenzione. In ogni cosa, in ogni essere si può supporre o riconoscere qualcosa che permane quando il fenomeno effimero scompare. Quando vedo una pianta, posso in un primo momento osservarla quale si presenta ai sensi. Ciò non va certamente trascurato, e nessuno scoprirà nelle cose l'eterno, se prima non avrà imparato a conoscere a fondo il perituro. Alcuni si preoccupano sempre che rivolgendo lo sguardo allo spirituale-imperituro si debba perdere «la freschezza e la naturalezza della vita»: essi però non hanno ancora un'idea di ciò che vuoi essere veramente lo sviluppo superiore. Ma se osservo a quel modo la pianta posso scoprire che essa racchiude in sé un impulso di vita permanente, il quale si manifesterà in un'altra pianta, quando quella attuale sarà scomparsa da un pezzo. Questo modo di mettersi di fronte alle cose va accolto in tutta la disposizione del nostro animo. Bisogna poi attaccare il proprio cuore a ciò che ha valore reale e sostanziale, e imparare ad apprezzarlo più di quanto è transitorio e insignificante. In ogni sentimento e in ogni azione va tenuto presente il valore che una cosa ha in connessione con tutto l'insieme. - In terzo luogo si devono elaborare in noi sei qualità: controllo dei pensieri, controllo delle azioni, capacità di sopportare, spassionatezza, fiducia nel mondo che ci circonda ed equilibrio interiore.

Il controllo dei pensieri si consegue se ci si sforza di vincere la tendenza a lasciar vagare disordinatamente i pensieri e i sentimenti, che nell'uomo ordinario sono in continuo flusso e riflusso. Nella vita d'ogni giorno l'uomo non guida da sé i propri pensieri, ma ne viene sospinto. E naturalmente non può essere diversamente, poiché la vita spinge l'uomo, e s'egli vuole agire deve seguire questa spinta della vita. Durante la vita abituale non potrà dunque essere diversamente. Se però si vuole salire a un mondo superiore, bisogna isolarsi almeno per brevissimi momenti durante i quali rendersi padroni del proprio mondo di pensieri e di sentimenti. Allora, in perfetta libertà interiore, si pone al centro della propria anima un pensiero, mentre di solito le rappresentazioni ci s'impongono da fuori. Si cerca poi di tener lontani sentimenti che vengono presentandosi, e di collegare a quel primo pensiero soltanto ciò che noi stessi vogliamo collegarvi. Tale esercizio è benefico per l'anima e quindi anche per il corpo: lo mette in una condizione armonica che lo sottrae agli influssi dannosi, anche quando l'anima non opera direttamente su di esso.

Al controllo delle azioni consiste in un'analoga regolazione di esse in libertà interiore. E un buon inizio sta nell'accingersi a compiere regolarmente delle azioni che la vita ordinaria non ci avrebbe portato a fare. Nella vita quotidiana l'uomo viene infatti spinto da fuori alle proprie azioni. Ma la minima azione che s'intraprenda per iniziativa propria, agisce nella direzione indicata più di qualsiasi cosa a cui siamo sospinti dalla vita esteriore.

La sopportazione sta nell'evitare quello stato d'animo in cui si alternano l'esagerata esultanza e l'esagerata afflizione. Nella vita ordinaria l'uomo è sospinto continuamente da uno stato d'animo all'altro; il piacere lo rende felice, il dolore lo deprime. E ciò è anche giustificato. Chi però cerca la via alla conoscenza superiore deve potersi moderare tanto nella gioia quanto nel dolore: deve diventare «capace di sopportazione». Deve potersi abbandonare con misura sia alle impressioni piacevoli, sia alle esperienze dolorose, passando sempre con dignità per queste e per quelle. Non deve lasciarsi sopraffare, né sconvolgere da nulla. Questo non uccide il sentimento, ma fa dell'uomo un saldo centro in mezzo ai flutti della vita che si agitano da ogni lato intorno a lui. Egli si domina continuamente.

Una qualità particolarmente importante è quella della «positività». Può venir sviluppata da chi in ogni cosa rivolge l'attenzione ai lati buoni, belli, utili, e non in prima linea agli aspetti riprovevoli, brutti e assurdi. Nella poesia persiana si conserva una bella leggenda su Cristo, che mette in evidenza ciò che s'intende parlando di questa qualità. Lungo una strada giace un cane morto; tanta gente vi passa, ed anche Cristo. Tutti gli altri distolgono lo sguardo dalla sgradevole vista dell'animale morto; solo Cristo osserva con ammirazione i bei denti dell'animale. Così si può sentire di fronte alle cose: in tutto, anche nella cosa più disgustosa, chi cerca seriamente può trovare qualche cosa di apprezzabile. E il lato fecondo delle cose è ciò ch'esse hanno, non ciò che manca loro.

E’ inoltre importante sviluppare la qualità della «spassionatezza». Ognuno ha fatto le proprie esperienze e s'è formato così una certa quantità di opinioni che gli forniscono le direttive per la vita. Per quanto da un lato sia naturale regolarsi secondo le proprie esperienze, altrettanto è importante, per chi voglia svilupparsi spiritualmente verso una conoscenza superiore, il mantenersi sempre lo sguardo libero per tutto quanto di nuovo, di ancora sconosciuto gli si presenti. Egli sarà quanto più possibile cauto nel pronunciare il giudizio: «questo è impossibile», «quello non può essere». Qualunque cosa gli dica la sua opinione, secondo le esperienze precedenti, egli sarà pronto in ogni momento a lasciarsi portare a un'altra opinione da qualcosa di nuovo che avrà incontrato. Deve sparire in lui ogni amor proprio relativo alle proprie opinioni.

Quando le cinque qualità fin qui nominate sono state conquistate dall'anima, un'altra se ne stabilisce del tutto spontaneamente: l'equilibrio interiore, l'armonia delle forze spirituali. L'uomo deve trovare in sé come un centro spirituale di gravità che gli conferisce saldezza e sicurezza di fronte a tutto quanto nella vita lo trae ora in qua, ora in là. Non si deve certo evitare di partecipare a ogni esperienza, di lasciar agire su di sé tutte le cose. Giusto non è fuggire davanti ai fatti, a volte contraddittori, della vita; al contrario, giusta è la piena dedizione alla vita e, ciononostante, la salda e sicura conservazione dell'equilibrio interiore e dell'armonia.

Infine è importante per il cercatore «la volontà della libertà». Questa volontà è propria di colui che, per ogni cosa che compie, trova il fondamento e il sostegno in se stesso; ed è tanto difficile da acquistare perché richiede un delicato equilibrio tra lo schiudersi a tutto ciò che è buono e grande, e il contemporaneo rifiuto di qualsiasi costrizione. E’ facile dire: l'accogliere un influsso da fuori e la libertà non sono compatibili. Ma quel che importa è proprio che le due cose si accordino nell'anima. Se qualcuno mi comunica una cosa e io l'accolgo per il peso della sua autorità, allora non sono libero. Ma sono altrettanto poco libero se mi chiudo al buono che in tal modo potrei ricevere: in questo caso infatti, la parte peggiore che porto nell'anima esercita su di me una coercizione. E nei riguardi della libertà non importa solo che io non mi trovi sotto la costrizione di un'autorità esterna, ma soprattutto ch'io non stia sotto la costrizione dei miei preconcetti, opinioni, sensazioni e sentimenti. La cosa giusta non è di assoggettarsi ciecamente a quanto si riceve, ma di lasciarcene stimolare, di accoglierlo spassionatamente, per seguirlo «liberamente». L'autorità di un altro deve agire in modo che possiamo dire a noi stessi: io mi rendo libero proprio in quanto seguo il bene che mi viene da essa, in quanto lo faccio mio. E un'autorità fondata sulla scienza dello spirito non vuole agire altrimenti: essa dà ciò che ha da dare, non per acquistare lei stessa un potere su chi riceve, ma solo perché questi, mercé quel dono, diventi più ricco e più libero.

Si è già parlato in precedenza [nel volume L'iniziazione, N.d.T.], a proposito dei «fiori di loto», della importanza delle qualità indicate, mostrando quali relazioni esse abbiano con lo sviluppo del fiore di loto a dodici petali, nella regione del cuore, e delle correnti del corpo eterico che ad esse si riallacciano. Da ciò che s'è detto ora risulta invece ch'esse hanno essenzialmente il compito di risarcire il corpo del discepolo delle forze che di solito lo avvantaggiano durante il sonno, e che ora, a cagione dello sviluppo occulto, devono venirgli sottratte. Sotto l'azione di tutto ciò si sviluppa la conoscenza immaginativa.
view post Posted: 6/2/2014, 18:35 Nicolò Cusano - Attualità

Nicolò da Kues (Cusano)


CITAZIONE
da I MISTICI all'alba della vista spirituale dei nuovi tempi di Rudolf Steiner

Nicolò Cusano era dunque sulla via di far nuovamente scaturire dal sapere ciò che dalla Scolastica era stato dichiarato inaccessibile al sapere stesso.
[...]
Se non che, la sua veste sacerdotale impedì a Cusano di percorrere con rigorosa coerenza tutto il cammino indicatogli da quella sua lucida visione.
[...]
se egli avesse detto: ho fiducia che la natura umana, dopo essersi approfondita per ogni verso nella scienza delle cose, possa riuscire a trasformare per forza propria questo "sapere" in un "non-sapere", in modo che la suprema conoscenza dia appagamento. Così dicendo egli non avrebbe accettato, come in realtà fece, le idee tradizionali di anima, immortalità, redenzione, Dio, creazione, Trinità, ecc. ma avrebbe sostenuto in proposito le idee trovate la lui stesso. Nicolò invece era personalmente compenetrato dalla concezioni cristiane al punto da potersi illudere di risvegliare in sé un proprio "non-sapere", mentre in realtà esprimeva solo le concezioni tradizionali in cui era stato educato.

Bisogna però anche riconoscere che egli si trovava davanti a un fatale abisso della vita spirituale umana: era cioè uomo di scienza, e la scienza, in un primo tempo, ci allontana dall'innocente "armonia col mondo", nella quale viviamo finché ci abbandoniamo ad un atteggiamento ingenuo nei riguardi della vita. In un tale atteggiamento sentiamo oscuramente la nostra connessione con il complesso del mondo: siamo un essere inserito come gli altri nel corso degli effetti naturali; col sapere, ci separiamo da questo complesso, creiamo in noi un mondo spirituale che ci isola e ci rende solitari di fronte alla natura. Siamo divenuti più ricchi, ma tale ricchezza è un peso da portare poiché grava su noi soli, almeno in principio.

Tocca a noi ritrovare per forza propria la via della natura; tocca a noi riconoscere che dobbiamo ormai sapre inserire la nostra ricchezza nella corrente dell'attività universale, come prima la natura stessa vi aveva inserito la nostra povertà. A questo punto stanno in agguato tutti i demoni! Le forze dell'uomo possono facilmente venir meno: e quando le forze vengono meno, invece di compiere da sé quell'esperimento, egli ricorrerà a una rivelazione proveniente dall'esterno che tornerà a liberarlo dalla sua solitudine, e ricondurrà nel grembo primordiale dell'esistenza, nella Divinità, quel sapere che egli sente come un peso.

Allora, come Nicolò Cusano, l'uomo cercherà di percorrere il proprio cammino mentre invece percorrerà soltantro la via che la sua evoluzione spirituale gli avrà mostrata.

Giunto a questo punto a cui è arrivato Nicolò Cusano, abbiamo in sostanza tre vie possibili:
1) la prima è la fede positiva, che ci viene dall'esterno;
2) la seconda è la disperazione, in cui si è soli col proprio peso e si sente tutta l'esistenza vacillare insieme a noi;
3) la terza via è quella dello sviluppo delle più profonde forze dell'uomo.

La fiducia nel mondo dev'essere una delle guide su questa terza via; l'altra sarà il coraggio di seguire quella fiducia, ovunque essa ci porti.

Un saluto a chi leggerà queste righe. Devo dire che ho sentito molto vicino il dissidio interiore di questo cardinale. Certo non posso dire di essere un uomo di scienza come lui, ma credo che la lettura della Scienza dello Spirito di Steiner, introduca in quel mondo di solitudine a cui lo stesso Steiner fece riferimento in uqeste righe che ho riportate.

Colgo l'occasione per un'auto citazione, ovvero dei versi che scrissi qualche anno fa:
CITAZIONE
Avvento 2011 (Povero Diavolo)

Che brutto scoprire d'essere brutto!
senza volontà, caduta bellezza,
nel fango di questa presunta altezza,
afflitto ne appuro 'l pénoso frutto.

Come un bisonte che segue il suo branco
giunsi già presto davanti al burrone
con un destino subìto carpone
statura non ebbi a meritarne l'affranco.

E ora, oh Spirto, alché tu l'hai scorto,
travolto da quanti ti spingévano sotto,
della mia accidia pagasti lo scotto,
ti crédevo vivo, invece eri morto.

Il Cristo dice di essere desti
e in questa notte di falsi entusiasmi,
il Nunzio suo amato, mostra fantasmi,
scoprendo il velo dei mondi celesti.

Ma quand'il ver si palesa allo sguardo,
un poco s'assaggia quél cruccio interno
che prova l'anima giunta all'inferno,
appurante di sé, il fàtal ritardo.

Giunto è l'inverno, e 'l freddo sovrano,
svanita è già l'opra al primo malanno
l'ugola orante si strozza nell'ora,

ché del demonio non vide l'inganno,
l'occhio si smorza, la guancia al divano,
ma 'l sonno senz'alma, Amore implora!

Il Nunzio suo amato è proprio Rudolf Steiner, che mostra fantasmi, ovvero mostra il mondo spirituale da cui viene mosso il mondo fisico. Scoprendo il velo dei mondi celesti, lo Steiner, con la sua Scienza dello Spirito, in un primo tempo, ci allontana dall'innocente "armonia col mondo", nella quale viviamo finché ci abbandoniamo ad un atteggiamento ingenuo nei riguardi della vita, ovvero col sapere [...] creiamo in noi un mondo spirituale che ci isola e ci rende solitari di fronte alla natura. Siamo divenuti più ricchi, ma tale ricchezza è un peso da portare poiché grava su noi soli, almeno in principio..

A questo punto stanno in agguato tutti i demoni! Giunto è l'inverno, e 'l freddo sovrano, svanita è già l'opra al primo malanno, l'ugola orante si strozza nell'ora, ché del demonio non vide l'inganno ... Le forze dell'uomo possono facilmente venir meno: e quando le forze vengono meno, invece di compiere da sé quell'esperimento, egli ricorrerà a una rivelazione proveniente dall'esterno che tornerà a liberarlo dalla sua solitudine, e ricondurrà nel grembo primordiale dell'esistenza, nella Divinità, quel sapere che egli sente come un peso: l'occhio si smorza, la guancia al divano, ma 'l sonno senz'alma, Amore implora!

Devo dire che sento molto vicina la sorte del Cusano, ma a differrenza di lui, io ho avuto queste ulteriori parole di Steiner: la terza via è quella dello sviluppo delle più profonde forze dell'uomo. La fiducia nel mondo dev'essere una delle guide su questa terza via; l'altra sarà il coraggio di seguire quella fiducia, ovunque essa ci porti.

E Steiner ha proprio centrato in pieno, quello che oggi sfalda nella nostra anima, quella determinazione ad arrivare allo sviluppo delle più profonde forze dell'uomo, ovvero per prima cosa, la mancanza di fiducia nel mondo.

Chi oggi prova a seguire con un pò di attenzione, le vicende globali, non tarderà a formarsi un'idea che il mondo, ma specialmente il mondo occidentale, si sta repentinamente trasformando in una Società Liquida, come il sociologo Zygmunt Bauman, ha descritto in alcuni suoi libri. Bauman sostiene che l'incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. In particolare, egli lega tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l'industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa, e così via.

L'esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull'estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l'essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore.


Specialmente in Italia, la ormai conclamata sfiducia nelle istituzioni (Stato e Chiesa), porta al presentimento di una imminente catastrofe, che schiaccia l'anima fino al punto di far regredire l'uomo all'affidamento all'Essere Divino, o meglio alle concezioni tradizionali rivalate, regredire alla fede rivelata (e qui si inserisce la conversione al cattolicesimo di Valentin Tomberg, che non riuscivo a vederne l'aspetto mancante, mentre ora lo vedo).

Devo ritrovare la fiducia che Dio sta procedendo nella maniera più giusta, anche in queste circostanze, ma non per affidarci ancora ad una rivelazione esterna, come fecero gli scolastici, ma cercando di pervenire a una inoppugnabile esperienza interiore:

CITAZIONE
Questo sapere però io l'ho acquistato tanto dalle cose, quanto di me stesso come cosa tra le cose. Dal fondo del mio essere parlo io stesso e parlano le cose. Dunque, in verità, io non esprimo più solo la mia essenza, ma l'essenza delle cose. Il mio "Io" è la forma, l'organo nel quale le cose parlano di se stesse. Ho sperimentato in me la mia propria entità: e tale esperienza si estende all'altra, per cui in me e attraverso me l'Entità universale parla di se stessa o, in altre parole conosce se stessa. Ora non posso più sentirmi come una cosa fra le cose, ma solo come una forma nella quale si esplica l'Ente universale.

Devo trovare il coraggio di seguire questa fiducia nel mondo, ovunque questa mi porti, e qui l'invocazione al Padre non sarà elevata nel sonno senz'alma, ma in coscienza desta, affinché non demorda dal cammino intrapreso, per fiacchezza interiore.

Un augurio a tutti voi
Pierfrancesco
view post Posted: 20/1/2014, 17:13 La Resurrezione, come? - Antroposofia
Ciao Lorenzo,

la questione che poni, ha una sua legittimità, ma poiché una risoluzione del problema la vedo molto ardua, questo si trasforma in uno di quei problemi che finiscono con il bloccare il ricercatore, ci riempiamo di dubbi e rimaniamo paralizzati. Cosicché io credo che col tempo si cerchi sempre di evitare di affrontare questo tipo di problematiche. Magari accantonandole da una parte in attesa che nuove illuminazioni possano venirci in aiuto.

Una di queste illuminazioni potrebbe arrivare però, dalla coscienza immaginativa. Ad esempio meditando su un'immagine. Nel suo primo libro E se Lui non fosse risorto ..., Judith von Halle scrive queste parole a riguardo:

CITAZIONE
Il miglior modo di crearci un’immagine mentale del momento della Resurrezione è meditare sul quadro di Matthias Grünewald. La meditazione dinanzi a quel quadro ha un così forte effetto sull’anima, perché contiene dei dettagli che solo un iniziato poteva rappresentare. Anche se con il pensiero non si comprende tutto, con l’anima superiore, il divino inconscio, si percepisce la verità commovente di questa opera d’arte.

Ad esempio, vi è rappresentata una tela di colore bianco-azzurro in un modo tale che è facile immaginare che prima fosse stata nella tomba. Una gran parte è ancora stesa sulla tomba. È chiaro che questa tela rappresenta anche un fenomeno spirituale, come abbiamo accennato nella nostra ultima conferenza a proposito della trasfigurazione. Ma questo quadro mostra in modo eccelso l’effetto parallelo degli eventi interni e esterni, del quale ho parlato più volte. Abbiamo detto spesso che nella Resurrezione agiscono, combinandosi insieme, eventi sensibili e sopra-sensibili. Così questa tela è, esteriormente, proprio quella che in precedenza aveva avvolto il corpo di Gesù nella tomba.

Ora devo parlare ancora di un evento che l’uomo, che pensa in maniera soltanto materiale, considera impossibile: quando il corpo spirituale del Cristo ascende dalla tomba, il sudario fisico-materiale viene gettato via per sempre, dal punto di vista sia sensoriale che soprasensoriale. Si alza come portato dal vento, si innalza con l’ascesa del Cristo - faccio espressamente presente che la materia del sudario passa attraverso la materia della roccia che forma la caverna sepolcrale - e ricade, dopo la fine dell’ascesa del Cristo, raccolto nella nicchia sepolcrale. Lì esso rimane, come anche la tela del viso. La tela del viso è anche l’espressione sopra-sensoriale del corpo astrale del Gesù di Nazareth, che era asceso attraverso il capo.

Possiamo ancora osservare il dipinto di Matthias Crunewald, che ha rappresentato in modo geniale l’annullamento delle leggi naturali per azione dello spirito, nell’immagine della pietra tombale che fluttua in alto. Questo è il momento della Resurrezione di Cristo, come avvenne a livello sensoriale e sopra-sensoriale insieme.

Naturalmente questa descrizione della von Halle, potrebbe appesantire ulteriormente la ricerca della verità, immettendo ulteriori indizi soprannaturali al momento della Resurrezione, ma effettivamente non possiamo escluderli. Il metodo di indagine scientifico spirituale, prevede l'indagine immaginativa dei fatti spirituali, in aggiunta a quella storico-filologica prevista dal punto di vista materiale. Spero che possa esserti di aiuto, rivisitare la scena anche da questa diversa prospettiva.



Edited by Pierfrancesco:-) - 5/5/2014, 09:09
view post Posted: 13/1/2014, 12:45 ISON - la stella cometa - Attualità
Queste feste di Natale, sono passate veloci. Sento in me come un senso di ottundimento, non riesco a riconoscere il seme del Cristo in me, piantato dal Padre in quelle notti sante. Nel mio immaginare bambinesco avevo sperato che la cometa ISON, sarebbe passata con la sua luce ad illuminare la terra, così tanto da indurre molti, a volgere lo sguardo nei cieli stellati. Ma la cometa, passando vicino al Sole, si è spenta. Avevo letto da qualche parte che alcuni studiosi dicevano che nei primi giorni di gennaio, ne avremmo respirato le polveri ferrose, qui sulla terra.

Forse quel ferro meteorico, che è tanto necessario nel culmine dell'estate, respirato oggi in pieno inverno, potrebbe indurci a noi che non siamo riusciti ad elevarci alle altezze cosmiche del Padre ("Gloria a Dio nell'alto dei cieli"), ad una troppo repentina piombata a terra, in questioni che ci tolgono la pace, cosicché non si sta realizzando la seconda parte del canto deggli angeli: "e pace in terra agli uomini di buona volontà".

Sembrerebbe che siamo stati contaggiati in molti, da questa polvere di ferro. E me ne dispiace dal più profondo. Apprezzo molto il tentativo di mitteleuropeo di cercare di richiamare la nostra coscienza, ma poi bisogna anche accettare il pensiero di tutti. Certo alcune critiche ai possibli errori sulla dottrina ortodossa, devono poter essere descritti, ma senza perdere mai di vista che "la nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti." (Ef 6,12)

D'altro canto, vedo che tale polvere, non sta offuscando solo il pensiero di coloro che sentono un collegamento con l'antroposofia, ma in generale di tutti coloro che sentono un impulso spirituale. Ad esempio si possono leggere, per chi vuole, gli utimi articoli di Antonio Socci, sul suo blog e confrontarne il contenuto con gli ultimi eventi capitati nei nostri ambienti:
IN VATICANO C’E’ UNA NUOVA INQUISIZIONE CATTO-PROGRESSISTA. PERSEGUITANO CON ACCANIMENTO I “FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA” PERCHE’ HANNO FEDE E TANTE VOCAZIONI. E’ UNA VERGOGNA!!!… MA IL PAPA LO SA? del 5 gennaio;
IL DOVERE DEI PASTORI Sul parlare e il tacere secondo un grande Papa: san Gregorio Magno! del 8 gennaio;
ATTENZIONE AL “FUMO DI SATANA” CHE FU DENUNCIATO DA PAOLO VI: RISCHIA DI TORNARE NEL TEMPIO DI DIO del 9 gennaio;

Questo contagio di pensieri inquisitori, è palese, e allora il mio vuole essere solo un richiamo alla responsabilità individuale. Un cercar di ritrovare, ognuno per sé quel silenzio interiore, suggerito da isidoro, che ci permetta di ritrovare quell'uomo, creatura di Dio, che si trova dietro a tutte le esternazioni razionali o meno, che può fare.

Nel tentativo di molti, di ristabilire qual'è la corretta dottrina, il vero pensiero del Maestro, l'attendibile autorità da seguire, ritorno col ricordo ad un pacato articolo di Piero Cammerinesi sui 'custodi e divulgatori' di spiritualità. E mi viene da pensare che tra i custodi ci sia Ecoantroposophia (prendetela solo come una mia visione, non pretendo di avere ragione). Io credo che un certo grado di "custodia", di "garanzia della tradizione", non sia sbagliato. Non capisco però la critica di Hugo agli antroposofi "cattolicheggianti" (ovvero credo si riferisca a me, ma non citando mai direttamente, non so se sono il solo), in cosa effettivamente consista, se non nell'essere legato alla Tradizione. Forse il legame alla religione del Padre? Il legame alla guida autorevole, all'autorità? Allora rimango confuso, perché tra il cattolico Giovanni Vannucci, di cui sto leggendo ora, e l'ortodosso antrposofo, non capisco bene se tale critica sia solamente stereotipata, senza effettivamente entrare nel merito, oppure sia sostenuta da fatti specifici. Quindi chiedo a chi se la sente di chiarificarmi questo punto.

Nell'ultimo libro che ho letto di Giovanni Vannucci, tre conferenze dal titolo Cristo e Libertà c'è questo passo:
CITAZIONE
Guardate, voi giovani avete un grosso difetto - l'ho avuto anch'io - ed è la ricerca del Padre. Si va alla ricerca del maestro, della guida autorevole, del grande condottiero; no, siamo tutti figli di Dio e non c'è maestro; il nostro maestro è nell'invisibile. "Uno solo è il vostro maestro ed è nell'invisibile": questa è una parola che non trovere in nessuna conoscienza religiosa, solo nel cristianesimo.

I cristiani hanno un solo maestro, ricordatevelo, un solo maestro; ed egli è nell'invisibile, nel profondo del nostro essere.

C'è chi approfitta del fatto che gli uomini hanno bisogno di un maestro. Ci sono dittatori e ci sono quelli che vogliono essere dominati dai dittatori; il dittatore ha la possibilità di esserlo soltanto se ci sono gli schiavi. Liberarsi dalla ricerca dle capo, camminare ognuno col proprio passo, è la grande libertà cristiana; l'andare a cercare i detrattori spirituali e tutte le varie guide è un decadere nella religione del Padre.

Nella religione del Figlio uno solo è il maestro ed è nell'invisivbile, nel profondo di noi. Questa non è faciloneria: quando affrontiamo noi stessi con lucidità, coraggio e rispetto, ci spaventiamo, perché il nostro essere profondo esige da noi delle azioni che il nostro essere superficiale non vorrebbe compiere: ma questo è il maestro.

Allora osserviamo Cristo. Uno degli aspetti propri di Cristo è che non è separato dalla vita di nessuno, da nessuna forma di vita; è falegname, figlio di Maria e di Giuseppe, "uno come noi", dicono i suoi contemporanei: "da dove viene tutta questa saggezza?" (cf. Mc.6,2-3) e Gesù cosa risponde? "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore" (Mt 11,29). A noi dice: sentitevi tutti fratelli, non sentimentalmente, ma sul piano profondo del vostro essere e come fratelli non giudicate; chi giudica e nell'invisibile, voi non giudicate.
[...]
Se voi guardate bene, non c'è creatura umana che non possa identificarsi con Cristo: il barbone, il santimbanco, il dotto, possono identificarsi con Cristo; i santi appartengono a tutte le classi sociali, dagli schiavi agli imperatori, e tutti hanno potuto identificarsi con Cristo, che è l'uomo universale.

Se voi vi proponente di seguire un santo, cosa succede? Siete devoti a san Francesco, vi dovete fare francescani; volete seguire il Buddha, vi dovete fare monaci buddisti; Cristo invece, è figlio dell'uomo ed è il figlio di Dio, è l'uomo universale. Lo potete seguire voi come lo posso seguire io, in una via differente, e la mia via e la vostra via rivelano la grandezza, l'universalità della vita di Cristo. Non che io, frate, sia più vicino a Cristo di voi; ho seguito la pulsione del mio germe vitale, cioè del vostro nome, della vostra porzione di luce, della vostra scintilla di luce; andate avani così e sarete vicini a Cristo come lo sono io che seguo un'altra via; ciascuno ha la sua via.

Mi sono anche chiesto se oggi sia doveroso da parte di ognuno di noi, ancora fare giustizia. Allego per chi vuole meditarle, le parole della messa di ieri: il Battesimo del Signore, e il commento che ne fece Giovanni Vannucci trenta anni fa.

CITAZIONE
Giovanni Vannucci, «L’Uomo Nuovo», Domenica dopo l’Epifania (Battesimo del Signore) - Anno A; in Risveglio della oscienza, 1a ed. Centro studi ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il Monte (BG) ed. CENS, Milano 1984. Pag. 39-41.

Gesù andò sulle rive del Giordano per essere immerso nell’acqua. Giovanni gli si oppose: «Sono io che ho bisogno di essere immerso da te nell’acqua, e tu vieni da me?». Gesù gli rispose: «Lascia che sia così; bisogna che portiamo a compimento tutta la giustizia!». Allora lo immerse nell’acqua (Mt 5,13-15).

Gesù non compie dei gesti inutili, le sue parole: «Bisogna che noi portiamo a compimento tutta la giustizia» sottolineano l’importanza della sua immersione nelle acque del Giordano.

Il periodo che con Gesù si chiudeva era quello della giustizia. La giustizia che stabilisce i doveri e i diritti sia nei rapporti con Dio sia con gli altri. Quando il dovere non viene compiuto, il responsabile deve pagare, compiere qualcosa che stabilisca l’ordine turbato. «Chi avrà battuto suo padre o sua madre sia fatto morire... Chi avrà maledetto suo padre o sua madre sia fatto morire» (Es 21, 15-17); «Quando uno avrà peccato per errore... offra al Signore per il suo peccato un giovenco sano» (Lv 4, 4); «Aronne sgozzi il capro in espiazione dei peccati del popolo, così purifichi il tempio dalle immondezze e dai peccati dei figli d’Israele» (Lv 16, 15-16).

La purificazione di Giovanni - il più grande dell’èra della giustizia, ma inferiore al più piccolo della nuova èra (Lc 7, 28) - è ispirata alla giustizia: «Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha» (Lc 5, 11). Gesù discese nelle acque dove i battezzati da Giovanni deponevano i propri peccati riemergendone purificati. Lui, l’incontaminato, immergendosi nelle acque assumeva su di sé il peso dei peccati dell’uomo, aboliva tutte le forme di riscatto rituale espiando per ogni uomo, liberandolo in conseguenza dalle facili purificazioni, e indicando che[u] il peccato si espia con il risveglio del germe divino disseminato nella coscienza[/u], portandolo a maturazione nella grandezza dei figli di Dio.

Da quel momento la penitenza sarà la seconda nascita nel fuoco e nello Spirito, le opere espiatorie saranno l'indefessa ricerca del cambiamento di mente.

Appena riemerso dalle acque, i cieli si aprirono, lo Spirito di Dio discese sopra di Lui come una colomba e una voce disse: «Questo è il mio Figlio amato» (Mt 3, 17). Un nuovo ciclo di vita iniziava per gli uomini. Il passaggio dal vecchio al nuovo non sarebbe avvenuto in un miracoloso istante, ma lentamente con movimenti da ère geologiche; continui risvegli dei vecchi modi avrebbero cercato di dare forma e permanenza alla novità, questa sarebbe andata oltre tutte le possibili formulazioni, oltre tutti i tentativi di accaparrarla, fino ai nostri giorni, nei quali sentiamo, nel crollo di tutte le costruzioni, più forte la nostalgia di vivere la vita dell'uomo nuovo senza contaminanti deformazioni.

Lo Spirito di Dio fu su Gesù che riemergeva dalle acque. Lo Spirito di Dio è l'energia creatrice e redentrice; alita sulle acque del caos producendovi le infinite forme della vita; soffia nel cuore degli uomini e vi risveglia i più nobili sogni, le più ardue imprese che portano avanti verso la libertà e la verità la coscienza. Lo Spirito di Dio è sopra Gesù, per comunicare a tutti gli esseri, nuovi impulsi di grandezza, di nobiltà, di bellezza. Gesù è al centro dell'annoso cammino dell'uomo. In Lui l'umanità sofferente, caotica, deformata dallo spirito di avidità, di potenza, di non-verità, ritrova il suo cammino verso un armonioso equilibrio e una matura illuminazione. Gesù è al termine delle ère che lo hanno preceduto e all'inizio di quelle che verranno dopo di Lui.

Con Lui principia l'èra dell'amore-comunione, dell'amore gratuito, non deformato da nessuna finalità, dell'amore in sé come modo di essere e come dimensione di pura gioia. L'amore libero e immotivato, come il canto dell'usignolo nelle notti di maggio, amore che si offre senza domandare ricompensa, riconoscenza, gratitudine; amore che annulla la giustizia come il fiore che muore nel frutto: «Date senza richiedere indietro» (Lc 6, 30); «A chi ti chiede la tunica da anche la camicia» (Lc 6,29); «Sii in comunione con i tuoi nemici» (Lc 6, 28); «Getta continuamente allo sbaraglio la tua vita se vorrai conquistarla» (Mt 10, 39); «Quando sei nel tempio per presentare i tuoi doni, non fermarti a pensare a Dio, ai tuoi peccati, alle tue necessità: interrogati se sei in comunione con gli uomini» (Mt 5, 24).

L'offerta continua di noi stessi dilata la coscienza al di là dei suoi limiti, la riempie di fame e di sete dell'infinito, fino a renderla una sola realtà con l'immensità divina portata da Gesù all'uomo.

Un saluto a tutti, con la speranza che nel silenzio interiore, possa ognuno di noi, ritrovare la propria via. Consci che quella collegata al Cristo, continuerà ad avere linfa vitale, mentre quella che se ne discosta, seccherà.

"Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla." (Gv 15,5)

Pierfrancesco

Edited by Pierfrancesco:-) - 13/1/2014, 14:57
view post Posted: 4/1/2014, 21:47 Ancora una conferenza sul Natale? - Attualità
Ciao a tutti,

le feste stanno per finire e solo ora mi rendo conto che ho sprecato un'altra occasione per cercare di intuire i misteri del Natale. Sono ancora incantato dall'allegria familiare che si crea in questi giorni, è l'anima golosa fa il resto, cosicché alla fine si fa tardi con la pancia piena ecc. ecc.

Fatto sta che oggi, ho trovato uno spazio per riprendere in mano la situazione e ho camminato per varie ore tra le viette di Roma. Non quelle dove si accalcano per i saldi, ma accanto a quelle ci sono viette desolate, vuote, con chiese meravigliose dove trovare l'occasione per un po di silenzio.

Durante la camminata ho ascoltato una conferenza sul Natale di Giovanni Vannucci, cercando di capire se veramente questi fosse stato influenzato dal pensiero di Steiner, e ascoltando quella conferenza del 1982, mi viene proprio da pensare che forse conosceva anche qualcosa di Massimo Scaligero. Se così non fosse, c'è da pensare ad un percorso di letture comune, dal momento che Vannucci citò ai presenti delle strofe tratte da il "Pellegrino Cherubico" del poeta e mistico tedesco Angelus Silesius.

G.Vannucci
Conferenza Natale 1982 - Giovanni Vannucci (mp3)

Mentre ascoltavo quelle parole, riconoscevo in molti punti, l'influenza steineriana. Questo mi ha confortato, nel senso che ho visto che anche nella Chiesa ordinata, vi sono semi di rinnovamento, che daranno i loro frutti a suo tempo. Non posso pensare che tutta la responsabilità di un cambiamento delle coscienze ricada solo sugli antroposofi, è una questione globale, e nella conferenza c'è un punto in cui Vannucci spiega anche questo punto: il Cristo ha lascito un frammento di sole nei cuori di ogni individuo, senza distinzioni di confessione religiosa o di popolo o altro. Tutti siamo chiamati a formare il corpo mistico di Cristo.

Ma ad un certo punto, alla fine della conferenza, dopo che Vannucci li aveva accompagnati a quei alti pensieri sulla simbologia del Natale, uno dei presenti (si sente pochissimo perché sarà stato lontano dal microfono), dice che ormai per lui è divenuto impossibile credere che il meraviglioso progetto, il meraviglioso orizzonte che Vannucci aveva prospettato per il Cristianesimo nell'era dell'Acquario, potesse avere una corrispondenza con la realtà. Rimaneva solo pura astrazione, un eccesso di ottimismo miope.

Vannucci risponde che non c'è da vedere il bicchiere mezzo vuoto, che la mente porta ad intellettualizzare e confonde. Uno tra il pubblico, palesemente parla (da antroposofo) di aggiungere Ritmo e Volontà a quei pensieri di quella sera. Ma anche io non sono rimasto veramente rincuorato da quella risposta. Ovvero quella risposta è profondamente vera, ma a quella risposta, manca il percorso pratico degli esercizi individuali. Evidentemente in quel contesto non si poteva approfondire ulteriormente.

Vannucci dice di ricercare il silenzio dentro e fuori di sé. Lui infatti si era aiutato in questa cosa, trasferendosi a vivere nell'Eremo delle Stinche:


ma l'uomo comune, che vive in città, per camminare, deve seguire il percorso indicato da Steiner e da Scaligero, deve ricavarsi dei brevi momenti per ritrovarsi da soli, di fronte al divino. E' una strada molto lunga da percorrere. E dopo questo Natale la vedo ancora più insidiosa del solito. Quante abitudini, comportamenti, modi di vivere, ci impediscono di attingere alla vera sorgente della vita: la meditazione/concentrazione.

Quello che credo vada messo a fuoco sin da subito, è la mèta a cui vogliamo arrivare, che deve essere un obiettivo raggiungibile e definito, altrimenti svapora dopo pochi mesi e viene rimpiazzato da altre motivazioni che nel frattempo si innestano.

Camminando per via Giulia, sono incappato presso il detto attribuito a Goethe, di incominciare subito quello che si vuole intraprendere, ma non riesco a trovare in me una chiarezza in questo, e le notti Sante mi avrebbero potuto aiutare in questo. Ma ancora non è tutto perduto, mancano ancora 2 notti.

Un augurio a tutti voi di capire qual è la mèta spirituale che volete realizzare.

Pierfrancesco

1488269_10202757451087208_557536431_n
1545737_10202757450767200_1535736601_n
1531776_10202757450447192_1681387962_n
547835_10202757449647172_1766943446_n
1508570_10202757449207161_1562047675_n
960118_10202757448407141_695658804_n
1545611_10202757448087133_1956246726_n
view post Posted: 25/12/2013, 19:15 ex opere operato - Antroposofia
dalla lettura del link che hai inserito, a me sembra che sia corretta la ex opere operato del massone ignorante, basterebbe solo che le intensioni interiori sian in linea con il rito che si compie.

Su cosa accada durante i sacramenti non so pronunciarmi ma già il Tomberg diceva (vado a braccio) che quando la volontà umana si allinea alla volontà divina, accade il miracolo. e perché non potrebbe accadere anche durante la cresima?

Un buon Natale a tutti, Ecoantroposophi compresi.

Pierfrancesco.
view post Posted: 17/12/2013, 12:16 Un approfondimento su Valentin Tomberg - Antroposofia
CITAZIONE
L'impulso pietrino-romano ,come sviluppatosi in duemila anni , e non è certo il caso di ripercorrene qui i passi, è avversario della corrente giovannita-graalico-rosicruciana-micaelita (per dirlo all'ingrosso....) e , se non altre cose, le fiamme del Goetheanum e la morte prematura di Steiner sono lì a dimostrarlo , una volta di piu'.

Ciao Andrea, ho pensato a questa frase per tutto il fine settimana. E mi è venuto in mente quella immagine del vangelo in cui Pietro e Giovanni corrono al sepolcro. Giovanni arriva per primo, ma aspetta Pietro e lo fa entrare nel sepolcro per primo, non lo scavalca (Gv 20:3-8). In questa immagine archetipica di un primo incontro con il Cristo risorto, questi due personaggi non sono avversari l'uno dell'altro, ma corrono insieme. Uno è più giovane e snello l'altro è appesantito dall'età, ma arriva ugualmente.

Ecco, io credo che non si debba confondere l'impulso della corrente di Pietro, con le degenerazioni che si sono innestate nel suo interno, e tantomeno con l'egregor di quella. Non si dovrebbe far "confusione tra ciò che discende dall'alto e ciò che è generato dal basso ...".

Non si può affermare che l'impulso di Pietro abbia fomentato la distruzione del Goetheanum, è una equazione errata. Quell'impulso va ricercato in altri ambiti innestatisi all'interno del cattolicesimo, che vanno scoperti e smascherati, ma non si dovrebbe generalizzare e "gettare il bambino con l'acqua sporca".

L'altro ieri era la 3a domenica di Avvento (Anno A) e le letture parlavano proprio di ciò che può essere considerato Vecchio e ciò che può essere considerato Nuovo. Gesù parla di Giovanni Battista, come di un grande, anzi il più grande tra i nati da donna, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Nel vangelo di Matteo (Mt 11,2-15) che linko con 3 versetti in più rispetto alla versione proclamata in chiesa, ci sono degli elementi che mi hanno aiutato a considerare la questione. In particolare è stata ancora una volta l'omelia di Padre Giovanni Vanucci a darmi lo spunto:

CITAZIONE
IL REGNO DI DIO È DENTRO DI VOI
«Dai giorni di Giovanni il Battista fino a questo momento il Regno dei cieli è sottomesso alla violenza, e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11, 12).

Con questo versetto, posto quasi a conclusione delle pericopi relative a Giovanni il Battista, il testo acquista un più compiuto senso. In esso vengono riportate le parole di Cristo che stabiliscono una netta separazione tra i modi di conquista del Regno dei cieli propri dei profeti fino a Giovanni, e quelli iniziati da Cristo.

Fino a Giovanni, che viene in tal modo a essere il punto di discriminazione tra la vecchia e la nuova economia, tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, i modi di trasmissione e di consolidamento dell’antico patto avevano in comune la nota della violenza. Giovanni è l’asceta, il severo e implacabile predicatore della penitenza, della via del ritorno a Dio contrassegnata da austerità; egli non mangia ne beve - i suoi discepoli digiunano e praticano delle corporali mortificazioni -, rifugge da ogni mollezza, non è vestito di morbide vesti, ma di un cilicio intessuto di peli di cammello. Il principale ostacolo al ritorno a Dio è per lui il corpo fisico che va domato con austerità e digiuni, le passioni vanno imbrigliate con le direttive della giustizia, l’albero umano deve dare frutti buoni se vuole evitare la scure e il fuoco.

Di lui Cristo dice: Giovanni è «il più grande dei profeti»; i profeti avevano annunziato il Regno che avrebbe avuto la sua manifestazione nel futuro, il Battista invece fu il messaggero della presenza del Regno. Nonostante questa sua grandezza. Cristo osserva che il più piccolo che viva nel Regno dei cieli è, per questo fatto, più grande di Giovanni. Per afferrare il contenuto di questa frase di Cristo, è necessario che teniamo conto dei tre tipi di Regno ai quali Cristo riferisce il suo pensiero nelle parole concernenti: i profeti, il Battista, il più piccolo del Regno dei cieli.

I profeti annunciarono il Regno come futuro, Giovanni come già presente in Colui di cui è l’annunciatore. Cristo rivela lo spazio del Regno dei cieli; dentro di voi, dentro ogni uomo la cui anima si apra alla novità resa manifesta in Lui. I profeti annunziarono il Regno futuro, Giovanni il Regno presente, Cristo il Regno che non è in nessuno spazio terreno, ma nell’intimo di ciascun credente; il Regno è fuori dello spazio, nella dimensione spirituale dell’uomo, fuori del tempo, esso è raggiunto nell’istante della nascita dell’uomo nell’eternità; «È giunta l’ora in cui gli uomini offriranno la loro adorazione in Spirito e in Verità».

Così ora possiamo comprendere le parole del versetto citato all’inizio: «Dai giorni del Battista fino a oggi il Regno dei cieli è sottomesso alla violenza». I giorni del Battista sono il passato permeato da elementi di violenza: la legge, i precetti, le austere istituzioni, la lettera. «Oggi» è il nuovo tempo del Regno di cui Cristo è la perenne sorgente che tutto il passato travolge, instaurando un nuovo rapporto tra la singola coscienza del credente e tutto il reale in cui è inserita. Il Battista, in carcere, sente con turbamento la novità portata da Cristo, e invia i suoi discepoli a chiedergli: «Sei tu l’Atteso o dobbiamo ancora vivere nell’aspettativa?». La risposta inviatagli da Cristo è concreta e affascinante: «I ciechi stanno riacquistando la vista, i muti la favella, i sordi l’udito, i morti la vita; ai poveri, cioè a quelli che hanno deposto e calpestato tutte le vesti, quelle morbide dei benestanti e quelle austere degli asceti, ritrovando in questa spogliazione la pura nudità delle origini, è annunciata la Buona Novella. Ed è sulla via della novità chiunque non vede in me un invalicabile muro per andare oltre».

L’ascesi, la legge, i riti, le austerità vengono travolte dall’impetuoso amore di Cristo per la vita e le sue manifestazioni, dalla sua non sopportazione verso tutto ciò che altera, impoverisce la vita. A questo punto sarei tentato di passare in rassegna le numerose opere cristiane a favore dei minorati, degli oppressi da ogni sorta di male, sorte entro l’ambito della cristianità; così facendo perderei di vista il punto essenziale della realtà di Cristo: il regno di Dio è dentro di voi.

Ricordandomi questo essenziale aspetto della fede, sono spinto a portare l’onda redentrice in me stesso, prima di tutto, perché rianimi quanto in me c’è di morto, di paralizzato, di alterato, perché rompa le rigidezze, le intransigenze, le opposizioni che sono ancora in me e che rendono la mia presenza in mezzo agli altri ancora contrassegnata dalla violenza. La violenza appartiene al tempo che in Giovanni è giunto al suo termine. Cristo è la Vita, il suo e nostro Dio non è un dio di crudeltà, ma un dio che dona se stesso perché la vita nelle sue manifestazioni avanzi senza impoverimenti o deformazioni.

La più alta moralità è nel dono costante, silenzioso, alla vita perché produca i suoi frutti di matura gioia.

Abbiamo noi cristiani, dopo duemila anni, varcato, senza inciampare, il muro di separazione? Siamo certi che la sua figura è quella veramente sua, o l’abbiamo ricoperta di lineamenti non suoi? Egli è venuto in mezzo a noi a indicarci che la sua presenza è nella materia, nella carne, nel cuore, nella mente di ogni essere. Egli è venuto in mezzo a noi, perché imparassimo che la sua presenza è nella parola, nei sacramenti, nell’unione dei cuori. Egli è venuto in mezzo a noi, perché vivessimo la sua vita, ci amassimo del suo amore. Egli è venuto in mezzo a noi, perché riempissimo le anfore vuote, inebriassimo, col suo vino, di amore gli esseri. È venuto in mezzo a noi, perché avvolgessimo la terra di canto e di gioia.

E le nostre mani hanno costruito le sbarre delle prigioni, hanno imbavagliato le bocche che parlavano liberamente, hanno lacerato la dignità di tanti nostri fratelli, hanno messo in catene tanti fratelli, le nostre mani ancora torturano, uccidono e devastano.

Ecco questo vangelo, mi porta a cercare il Regno di Dio, non in una dottrina antroposofica piuttosto che in quella tomberghiana, ma dentro di me devo indagare, quale parte della mia anima ancora costruisce barriere, imbavaglia bocche che parlano liberamente, lacera la dignità di tanti nostri fratelli ecc.

Ecco a questo punto potrebbe sorgere in alcuni, e credo che tra questi vi sia anche Isidoro, la critica che qui ci troviamo sempre a combattere con l'anima razionale-affettiva, con il sentimentalismo, e tutte le distorsioni che la coscienza riflessa comporta. Ovvero il parlare di amore, ridurrebbe la portata del messaggio, in quanto l'amore viene considerato al livello del sentimento. Invece l'amore dovrebbe essere considerato al livello della volontà, non importa che tali atti siano completamente "puri", importa che ci sia uno "sforzo" tendente alla perfezione.

Così mentre l'altro ieri cercavo di indagare il problema se la visione della Santissima Trinosofia di Tomberg fosse solo speculazione, così come suggerito da Andrea:
CITAZIONE
La "trinosophia" di Tomberg, ripresa da Mr Powell (per il quale non ho alcuna "attrazione") mi appare puttosto un'escogitazione speculativa appartenente ad un livello fra il razionale e il visionario, qualcosa di molto lontano dall' esperienza dellAnima Cosciente.....

ho iniziato a rileggere la figura dell'Arcano della Papessa in "Meditazioni sui Tarocchi" credendo di trovarvi l'intuizione della Trinosofia, ma non l'ho trovata, in compenso ho trovato un brano che secondo me costituisce la base di pensiero che sta al concetto della Santissima Trinosofia. Ovvero l'entità speculare riflessa della Santissima Trinità.

02papessa

CITAZIONE
da Anonimo - Maditazioni sui Tarocchi - La Papessa

L'atto puro è in se stesso inafferrabile, solo la sua riflessione lo rende percettibile, confrontabile e comprensibile; in altre parole, è grazie alla riflessione che noi ne prendiamo coscienza. La riflessione dell'atto puro produce la sua rappresentazione interiore, che sarà trattenuta dalla memoria, la memoria sarà la sorgente del comunicabile per mezzo della parola, la parola comunicabile sarà fissata con la scrittura e qusto produce il 'libro'.

Il secondo Arcano, la Papessa, è quello della riflessione dell'atto puro del primo Arcano finché esso divenga 'libro'. Ci insegna in che modo il Fuoco e il Vento divengono Scienza e Libro, o in altre parole, come "la Saggezza costruisce il suo tempio" [grassetti miei].

Come abbiamo appena detto, si prende coscienza dell'atto puro d'intelligenza solo attraverso la sua riflessione. Abbiamo bisogno di uno 'specchio' interiore per essere coscienti dell'atto puro o per sapere "donde venga o donde vada". Il soffio dello Spirito - o atto puro d'intelligenza - è certamente un avvenimento ma non basta, da solo, perché noi ne prendiamo coscienza. La co-scienza è risultante di due principi - quello attivo agente e quello passivo riflettente. Per sapere da dove viene il Soffio e dove va, ci vuole l'Acqua che lo rifletta.
[...]
Ecco lo yoga cristiano. Il suo scopo non è la liberazione radicale ('mukti'), cioè lo stato di coscienza senza soffio e senza riflessione, bensì quello della reazione completa e perfetta all'azione divina - il battesimo d'Acqua e di Spirito. Queste due specie di battesimo operano la reintegrazione dei due elementi costitutivi della coscienza in quanto tale - l'elemento attivo e l'elemento passivo. Non c'è coscienza senza questi due elementi e la soppressione di questa dualità per mezzo di un metodo pratico qualsiasi ispirato all'ideale di unità ('advaita' - non dualità) deve necessariamente portare all'estinzione non dell'essere, ma proprio della coscienza. Non si avrebbe una nuova nascita della coscienza, ma il suo ritorno allo stato prenetale embrionale cosmico.
[...]
Lo 'yoga' cristiano non aspira immediatamente all'unità, bensì all'unità di due.

E' molto importante rendersi conto dell'attitudine presa nei confronti del problema infinitamente grave dell'unità e della dualità. Infatti questo problema può aprire la porta dei misteri veramente divini, ma anche chiuderla... forse per sempre. Tutto dipende dalla sua comprensione. Possiamo deciderci per il monismo e dirci che c'è e non può non esserci che una sola sostanza, un solo essere. Possiamo anche deciderci - appoggiandoci a una notevole esperienza storica e personale - per il dualismo e dirci che ci sono due principi nel mondo, il bene e il male, lo spirito e la materia e che, per quanto in fondo questa dualità sia incomprensibile, bisogna ammetterla come un fatto incontestabile.

Possiamo tuttavia deciderci in favore di un terzo punto di vista, cioè quello dell'amore come principio cosmico che presuppone la dualità e postula la sua unità non sostanziale, ma essenziale.
[...]
L'amore è inconcepibile senza l'Amante e senza l'Amato, senza ME e TE, senza l'Uno e l'Altro.
[...]
Qual è dunque il valore e l'importanza di accettare il primato dell'essere o il primato del bene (dell'amore, dice San Giovanni)?

Dal punto di vista morale la nozione dell'essere è neutra. Non c'è bisogno di avere esperienza del bene e del bello per arrivare ad essa. La sola esperienza del regno minerale sarebbe già sufficiente per arrivare alla nozione moralmente neutra dell'essere: perché il minerale è.
Pertanto la nozione dell'essere è oggettiva, perché in ultima anlisi postula la cosa soggiacente a tutte le cose, la sostanza permanente dietro ogni fenomeno.
Adesso ti invito , caro Amico Sconosciuto, a chiudere gli occhi e renderti conto esattamente dell'immagine che accompagna questa nozione nella tua immaginazione intellettuale. Non trovi una vaga immagine di una sostanza senza colore e forma, molto simile all'acqua del mare?

Ma qualunque sia la tua rappresentazione soggettiva dell'essere in quanto tale, la nozione di essere è moralmente indifferente ed è, di conseguenza, essenzialmente naturalistica. Essa implica qualcosa di passivo, un dato o un fatto immutabile. Al contrario, quando pensi all'amore nel significato inteso da Giovanni o all'idea Platonica del bene, ti trovi di fronte all'attività essenziale, che non è per nulla neutra dal punto di vista della vita morale, ma invece ne costituisce il cuore. E l'immagine che accompagna questa nozione di pura attualità sarà quella del fuoco o quella del sole (Platone paragona l'idea del bene al sole e la sua luce alla verità), al posto dell'immagine di un liquido indeterminato.
[...]
La conseguenza della scelta fra questi, non direi punti di vista, quanto piuttosto inclinazioni animiche, consiste soprattutto nell'intrinseca natura dell'esperienza della pratica mistica che deriva conseguentemente da questa scelta. Chi sceglierà l'essere aspirerà all'essere vero e chi sceglierà l'amore aspirerà all'amore.

Non si trova che quello che si cerca.

Il ricercatore del vero essere arriverà all'esperienza del riposo nell'essere e, poiché non possono esistere due esseri veri (il 'binario illeggittimo' di Saint Martin) o due sostanze co-eterne separate, ma solo un essere e una sostanza, il centro del 'falso essere' sarà soppresso ('falso essere' = ahamkara o illusione dell'esistenza separata da una sostanza separata dall'io).

La caratteristica di questa via mistica è che si perde la capacità di piangere. Un discepolo avanzato di Yoga o Vedanta avrà sempre gli occhi prosciugati, mentre i maestri della Qabbalah, secondo lo Zohar, piangono molto spesso. Anche la Mistica cristiana parla del 'dono delle lacrime' come di un dono prezioso della Grazia divina. Il Maestro pianse davanti alla tomba di Lazzaro. Così la carateristica esteriore di coloro che scelgono l'altra via mistica, quella del Dio d'Amore, è che possiedono il 'dono delle lacrime'. Il che è dovuto all'essenza stessa della loro via mistica. La loro unione con il divino non è l'assorbimento del loro essere da parte dell'Essere Divino, ma proprio l'esperienza del Soffio dell'Amore Divino, dell'Illuminazione dall'Amore Divino e dal Calore dell'Amore Divino, e così l'anima che li riceve prova un'esperienza talmente miracolosa che... piange. In questa esperienza mistica il fuoco si incontra col fuoco. Niente allora si spegne nella persona, ma, al contrario, tutto si infiamma. E' l'esperienza del 'binario legittimo' o dell'unione di due sostanze separate nell'essenza unica. Le sostanze sono separate affinché non siano private di ciò che di più prezioso c'è in tutta l'esistenza: la libera unione nell'amore.

In queste parole non trovo gesuitismo, non vedo la speculazione filologica-intellettuale di Guenon (ad esempio), ma bensì credo che siano intuizioni provenienti da una coscienza immaginativa consona all'anima cosciente di questo tempo.

Questa problematica della priorità dell'essere o dell'amore, credo sia un concetto fondamentale per quanto riguarda la concezione di un Tempio per la Sofia, ovvero per la concezione di un involucro per il movimento antroposofico, una possibile leggittimazione di una Società Antroposofica, involucro e manifestazione del movimento antroposofico. Credo che questo punto vada approfondito ulteriormente.

Daltro canto, questo richiamo ad un certo tipo di atteggiamento animico di "amore", non si discosta dall'insegnamento antroposofico, ad esempio ieri sera rileggendo con degli amici Iniaziazione di Rudolf Steiner ho ritrovato con piacere le seguenti
CITAZIONE
CONDIZIONI NECESSARIE PER L’EDUCAZIONE OCCULTA. Iniziazione - Rudolf Steiner.
...
di nessuna di queste condizioni si richiede il completo adempimento, ma unicamente lo sforzo verso un tale adempimento. Nessuno può adempiere completamente quelle condizioni, ma ognuno può incamminarsi sulla via del loro adempimento. Ciò che importa è la volontà, l’intenzione di avviarsi su quella strada.
1) promuovere la salute del corpo e dello spirito;
2) sentirsi come un membro della vita collettiva;
Se sono un educatore e il mio allievo non, corrisponde a ciò che mi propongo di ottenerne, non devo volgere il mio risentimento contro l’allievo, ma contro me stesso. Devo sentirmi talmente tutt’uno con l’allievo, da chiedere - a me stesso: «Ciò che difetta all’allievo non, è forse conseguenza dell’opera mia?» - Invece di risentirmi con lui, rifletterò piuttosto come io stesso mi debba regolare, perché in avvenire l’allievo possa corrispondere meglio alle mie esigenze.
3) i miei pensieri e i miei sentimenti hanno per il mondo altrettanta importanza quanto le mie azioni;
4) la vera entità dell’uomo non risiede nel suo essere esteriore, ma nel suo essere interiore;
5) costanza nell’esecuzione di una decisione presa;
6) lo sviluppo del sentimento di riconoscenza per tutto ciò che l’uomo riceve;
Quanto mai occorre perché ognuno di noi possa ricevere e conservare la sua esistenza!
Di quanto mai andiamo debitori alla natura e agli altri uomini!
A tali pensieri devono essere disposti coloro che desiderano seguire la disciplina occulta; chi non può abbandonarvisi non è capace di sviluppare l’amore universale che è necessario per arrivare alla conoscenza superiore.

7) considerare costantemente la vita alla stregua di queste condizioni;

A molti, alcuni di questi consigli potranno sembrare qualcosa di esteriore; qualcuno potrebbe forse dire che riteneva che la disciplina dovesse svolgersi con forme meno severe. Ma tutto ciò che è interiore, deve esplicarsi nell’esteriore; e come un dipinto non è, finché esiste soltanto nella mente del pittore, così pure non può esservi una disciplina occulta senza espressione esteriore. Le forme severe esteriori sono tenute in poco conto soltanto da coloro che non sanno che ciò che è interiore deve esprimersi nell’esteriore.
È vero che è lo spirito che importa, e non la forma, ma come la forma è vacua senza lo spirito, così pure lo spirito rimarrebbe inerte se non si creasse una forma.

Un abbraccio a tutti, con la speranza che queste parole e altre di coloro che vorranno contribuire a fare sempre più luce su queste questioni, siano utili per tutti.
Pierfrancesco

Edited by Pierfrancesco:-) - 17/12/2013, 15:25
view post Posted: 13/12/2013, 18:19 Un approfondimento su Valentin Tomberg - Antroposofia
Ciao Andrea,

il gesuitismo così come viene inteso generalmente da una parte degli antroposofi, almeno per quanto ne possa aver capito, ha un aspetto negativo molto superiore al comune cattolicesimo. Se si pensa ad esempio alla caratterizzazione che Fortunato Pavisi ne fece in dei suoi articoli: Oscura genesi degli esercizi - Trieste, 1 ottobre 1946 (parte 1) e (parte 2), intravediamo come una vera e propria contro-iniziazione.

Secondo Steiner
CITAZIONE
(O.O.185 del 1918-11-02 Jesuitism, therefore, aspires ...)
Il gesuitismo, quindi, aspira a stabilire una sovranità temporale sotto la forma di un regno temporale di Cristo. Si intende raggiungere questo obiettivo attraverso la formazione dei membri dell'ordine dei Gesuiti, alla maniera di un esercito. L'individuo gesuita sente di essere un soldato spirituale. Si sente Cristo, non come il Cristo spirituale che agisce sul mondo per mezzo dello Spirito, ma si sente Lui - e a tal fine egli deve dirigere i suoi pensieri e sentimenti - come un sovrano temporale che egli serve come si serve un re terreno, o come un soldato serve il suo generalissimo. L'amministrazione ecclesiastica, dal momento in cui si occupa di questioni spirituali, sarà ovviamente differente da quella di un regime militare laico, ma l'ordine spirituale dovrà essere soggetto ad una rigorosa disciplina militare. Tutto deve essere ordinato in modo che il vero cristiano diventi un soldato del generalissimo Gesù. In sostanza questo è lo scopo di questi esercizi, che ogni gesuita pratica al fine di sviluppare in se stesso quel vasto potere che l'ordine dei Gesuiti ha posseduto a lungo e che sarà ancora sentito nelle sue forme decadenti nei tempi caotici che ci attendono. Lo scopo delle meditazioni prescritte da Ignazio di Loyola e che sono fedelmente osservate dai gesuiti, è quello di rendere il gesuita prima di tutto un soldato del generalissimo Gesù Cristo.

L'accusa che Steiner formula contro il gesuitismo è quella di materializzare il mondo spirituale, mentre la corrente che gli si oppone è proprio quella rappresentata dal goetheanismo, che cerca di spiritualizzare il mondo materiale.

Ecco io ho letto di Valentin Tomberg i seguenti libri nel corso degli anni:

e magari la mia conoscenza dell'antroposofia non è eccezionale, ma credo di non aver mai trovato delle idee che somigliassero a questa accusa di gesuitismo, nei confronti di Tomberg. In special modo nelle sue opere del periodo antroposofico. Solo in Lazzaro ho percepito una venatura polemica, ma specialmente nei confronti dei teologi moderni che "materializzano" le scritture, livellandole a simboli psicologici. Mentre nelle Meditazioni sui Tarocchi che è il suo testamento spirituale, lui cita più volte il padre gesuita Pierre Teilhard de Chardain, ma questi è tutto l'opposto di quello che si è detto essere un gesuita:

CITAZIONE

« Credo che l'Universo sia un'Evoluzione. Credo che l'Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo-Universale »

(Teilhard de Chardin "In che modo io credo", 1934)

(nel cattolicesimo il concetto di Personalità coicide con quello di Individualità in ambiente antroposofico).

Ora io non posso sindacare quali cause spinsero Valentin Tomberg a convertirsi alla Chiesa Cattolica tornando indietro rispetto al percorso evolutivo offerto dall'antroposofia di Steiner, ma dobbiamo tenere conto degli avvenimenti reali che si svolsero e non di percorsi ideali. Io credo che lui, vivendo gli eventi della seconda guerra mondiale, vedendo la crisi in cui era caduta la Società Antroposofica e la mancanza di forze operative che potessero modificare la situazione, forse vide nella struttura secolare della Chiesa di Pietro, fondata da Gesù Cristo, quelle forze di abnegazione e misericordia, che la tragedia della guerra necessitava, mentre la Chiesa di Giovanni, persa nelle sue diatribe interne, in quel momento specifico, non possedeva.

Il percorso che fece Tomberg è il suo, non è esportabile e non intendo seguirlo, visto che il mio è stato di senso inverso, ma non credo sia giusto vedere nelle forme tradizionali della religiosità un qualcosa di anti-cristico e credo che sia scorretto utilizzare il termine cattolicheggiante in senso dispreggiativo.

Confrontando Tomberg e Massimo Scaligero, trovo che entrambi abbiano sviluppato quella componente legata all'aspetto femminile della divinità, Massimo con la trilogia del Graal, Tomberg con la descrizione della Trinosophia, ma su questo argomento voglio approfondire.

Voglio però ribadire che queste problematiche sugli eventi e personalità passate, possono essere esplorate solo se sappiamo trovarne un aiuto per la nostra situazione odierna. Ribadendo il fatto che, in prima battuta, sono gli esercizi complementari il mio primo elemento di crescita spirituale, posso dire di aver trovato diverse ispirazioni dalla lettura dei libri sopra citati. Se qualcuno di voi li ha letti, mi piacerebbe confrontarci nel merito delle idee li espresse. Non ho mai letto niente riguardo a Bodhisattva o altro.

Prokofieff ha fatto delle critiche a Tomberg, ma alla luce del lavoro di Lanati, non mi sembrano che possano squalificare ai miei occhi questo autore. Naturalmente sono sempre aperto al confronto. Per quanto riguarda invece Hugo de Paganis, credo che lui sia depositario di un grande patrimonio, e gli sarei grato se lo condividesse con tutti, rinunciando (se possibile) all'atteggiamento distruttivo, perché da parte mia, non ho alcuna pretesa di insegnare niente, ne tantomeno di modificare l'insegnamento dei Maestri, ma ho la necessità di esprimere quello che ho compreso fino ad oggi, dell'insegnamento dei Maestri, per trovare il punto in cui sembriamo esserci ancorati.

Un abbraccio Pierfrancesco
view post Posted: 11/12/2013, 17:15 Un approfondimento su Valentin Tomberg - Antroposofia
3775384254_94f445ebc1

Per chi volesse approfondire la figura di Valentin Tomberg, con informazioni aggiuntive a quelle fornite da Hugo de Paganis:

CITAZIONE
Hugo de Paganis - Dannunzio e il coraggio della verità
Tutta la vicenda di Valentin Tomberg – malgrado le parole di fuoco di Marie Steiner che smascheravano le di lui pretese di essere il Bodhisattva - ...

La sciagurata e sciocca rivista dall’ellenico nome di «Kairòs», felicemente defunta, ha portato la rivelazione di Rudolf Steiner ai livelli infimi di un rotocalco femminile per signore annoiate, che si occupano di Lady Diana, delle vicende dinastiche degli Hannover-Coburgo-Gotha, nel secolo scorso ribattezzati Windsor, e di tante altre belle tenerissime cosucce, ma soprattutto era il megafono e la cassa di risonanza per le dottrine catto-antroposofiche di Valentin Tomberg, portate avanti da Michel Joseph, di Robert Powell, con tanto di danza cosmica, corsi di astrologia profana, corsi di astrosofia – proditoriamente rubata al suo creatore Willi Sucher – il tutto debitamente e lucrosamente comemrcializzato. Dopo la morte di Chiara Romanò – parcere sepultis – uscì un ultimo corposo numero di Kairòs, tutto inneggiante a Valentni Tomberg, il campione dell’esoterismo cattolico filo-gesuita. Se in greco antico ‘kairòs’ significa il ‘momento opportuno’, quello era per l’omonima rivista il momento più opportuno per defungere.

consiglio la lettura del testo di Angelo Lanati - Commento analitico del libro di Sergej O. Prokofieff: “Il caso di Valentin Tomberg – antroposofia o gesuitismo?” (con un testo di Christian Lazaridès).

La metodologia di critica riportata da Hugo de Paganis, nonostante possa contenere degli elementi di verità, non può essere esposta nella maniera con cui è stata esposta, ovvero una critica violenta, presentata senza citare le fonti e senza dare indicazioni precise su come farsi un'idea propria sulla faccenda, ma nella maniera autoritaria di chi sa più cose perché ha avuto accesso a notizie di prima mano da persone collegate al maestro. Tale modalità, somiglia a quanto Massimo Scaligero evidenziò in un suo scritto che parlava dell'associazionismo (e Ecoantroposophia è de facto un gruppo di associati):
... Ma avviene sempre che la relazione egoica prevalga, e imiti lo spirituale, per sussistere in quanto stato di fatto egoico in veste spirituale: che è l’unificazione astratta, organizzativa o accademica, propria alle associazioni profane. Ciò si verifica per l’affievolimento delle coscienze, in quanto l’insegnamento originario venga via via trasformato in formule, in regole, in sentenze, in nozioni particolari, di cui si fanno propinatrici persone che furono vicine al “maestro” e che assumono la funzione di maestri riguardo ai nuovi venuti, trasmettendo qualcosa che vorrebbe valere come un insegnamento più riservato e più efficace di cui si presumono depositari: con ciò distraendo il discepolo dal contatto con il vero insegnamento: che può vivere soltanto in quanto divenga esperienza, e come tale produca la continuità inestinguibile.

Il Metodo Scientifico a cui ha fatto riferito Rudolf Steiner nella sua opera, prevede due metodologie principali: il metodo Induttivo e quello Deduttivo.

Senza entrare nello specifico, si potrebbe dire che un procedere in maniera "scientifica", non dovrebbe avvenire attraverso anatemi e accuse, ma nel procurare le prove e le fonti di quanto si sostiene, in modo che, tutti gli interlocutori possano giungere per via propria ad una sintesi, ed essere sempre aperti a rivedere le proprie posizioni. Non aiuta la comunità dei ricercatori, il fatto che le proprie ricerche personali non siano state pubblicate. Quindi chiediamo a Hugo di pubblicare la sua documentazione, così da rendere tutti in grado di formulare un corretto giudizio sugli avventimenti del dopo Steiner.

Una obbiezione possibile, potrebbe essere quella di dire che, dialetticamente si può affermate tutto e il contrario di tutto. Infatti nel ciclo di conferenze publicate anche con il titolo "Pensiero Umano, pensiero Cosmico", Steiner mette in evidenza i 12 punti di vista pricipali con cui vedere la realtà:
12_con10
CITAZIONE
Rudolf Steiner - Berlino, 20-23 gennaio 1914.
I peggiori nemici della verità sono le concezioni del mondo definitive, o che mirano ad esserlo, quelle che imbastendo un paio di pensieri credono di costruire con essi l’edificio del mondo intero. Il mondo è sconfinato, nella sua qualità e quantità! E sarà una benedizione se si troveranno singole anime che vogliano far chiarezza proprio in relazione all’arrogante unilateralità che vuole spacciarsi per universalismo, unilateralità che si trova dappertutto nel nostro tempo.

Sta a noi trovare la sintesi di tutti i punti di vista e procedendo per approssimazioni successive.

Così nel frattempo propongo la lettura del 11° capitolo del libro di Lanati, in cui egli cerca di rispondere, alle critiche mosse da Prokofieff a Valentin Tomberg, tra le quali compare anche quella formulata da Marie Steiner di “ambizione occulta”, affinché ognuno di noi possa formulare un proprio giudizio su quella personalità in maniera generale, o addirittua giudicare le singole opere pubblicate, che magari potranno anche essere in contraddizione tra di loro. Questa tipologia di lavoro è stata effettuata da Angelo Lanati per quanto riguarda la figura di Valentin Tomberg.

CITAZIONE
Cap. 11 La tragedia della vita di Tomberg

Il capitolo si apre col tentativo dell'autore di giustificare ciò che nel titolo viene definita la “tragedia” della vita di Tomberg. Egli infatti a sostegno di ciò cita due fatti: P29)
– a) Il fatto che Tomberg nella prima parte della sua vita abbia ricoperto importanti cariche in ambito antroposofico, e, ripetendo concetti già espressi, che...
– b) “Dopo quasi trent'anni di intensissimo studio dell'antroposofia Tomberg passò dalla parte dei suoi più acerrimi nemici e li servì fedelmente, fino al termine della sua vita con tutte le sue doti e la profonda conoscenza della scienza dello spirito e del resto dell'occultismo” ((103)).

Nel primo caso sembra proprio (da tutto il contesto e anche da quanto dirà in seguito) che Prokofieff intenda dire che un antroposofo possa anche tranquillamente aderire alla Chiesa Cattolica, mentre vi sarebbero problemi se questi riveste contemporaneamente particolari cariche entro le istituzioni antroposofiche e scrive libri che secondo ipotetici 'custodi dell'ortodossia antroposofica' siano in disaccordo con l'antroposofia stessa. In tal caso si renderebbe opportuna la scrittura di libri come quello in esame.

Viene da chiedersi fino ache punto Prokofieff si renda conto dove potrebbe condurre tale principio (a cui egli si attiene) se ogni antroposofo lo applicasse nei confronti degli altri. Nel presente caso resta comunque il fatto che l'autore non chiarisce mai sufficientemente il metro e i criteri con cui egli giudica; tutto resta sottinteso, e ciò che appare comunque evidente è che la pietra di paragone dovrebbe essere quella delle citazioni di Steiner nella sua interpretazione, nonché la sua opinione data ovviamente per antroposofica. L'idea poi che Tomberg avesse 'servito fedelmente' i gesuiti (sembra l'immagine di un cagnolino!), non sta in piedi, trovando solo un vago, ipotetico fondamento in alcuni giudizi storici da lui dati sugli stessi; ma da qui a servire fedelmente i gesuiti 'doc' molto ci corre!

Non si troverà mai nelle opere di Tomberg la propaganda di alcuno dei fondamenti perniciosi di ciò che si può definire 'gesuitismo', né si troverà prova nella sua biografia del fatto che egli abbia brigato in ambito cattolico affinché l'ordine dei gesuiti ottenesse più potere nella Chiesa Cattolica. L'autore cita poi da Steiner: “Questo implica che chiunque desideri diventare membro della Classe [Scuola esoterica nella Società Antroposofica] deve anche rappresentare l'antroposofia nel mondo attraverso la sua stessa personalità [corsivo mio]((104)).

Da ciò possiamo dedurre che...
62) La condizione per aver diritto ad occupare cariche importanti nelle istituzioni antroposofiche, e a maggior ragione per essere riconosciuti a tutti gli effetti semplici membri di queste, non dovrebbe essere ricercata (se non minimamente) a livello ideologico. Il problema si pone principalmente a livello sociale, rispetto al comportamento delle persone. Nel seguito del libro Prokofieff con le sue accuse sembra mantenersi in quest'ultimo ambito (tranne nel trattamento riservato a R. Powell – si veda il capitolo seguente e la nostra intervista allo stesso R. Powell), ma vedremo come queste accuse esulino dal tema base del libro. Infatti...

P30) Prokofieff accusa Tomberg di 'tradimento' dell'antroposofia in favore del gesuitismo. Questa accusa si situa a ben vedere solamente a livello ideologico. A parte il fatto che non esiste in campo antroposofico nessun organismo 'de propaganda fide' per giudicare in merito all'ortodossia delle opinioni, e a parte il modo e la perentorietà con cui Prokofieff esprime le sue conclusioni, che lo pone invece idealmente a capo di un simile organismo, con una valenza però senz'altro inquisitoria, in tutta la sua analisi egli non riesce mai a dimostrare la malafede da parte di Tomberg nell'esprimere le proprie opinioni. Citiamo ancora: “I lettori rispondono in modo molto differenziato alle prime opere di Tomberg, le cosiddette opere antroposofiche. Alcuni le trovano attraenti, per altri esse sono intellettuali ed astratte. In linea di principio però una cosa deve essere sottolineata. Anche se tali opere testimoniano certo l'occulto talento del loro autore, esse appartengono a ciò che è noto come letteratura secondaria [corsivo di Prokofieff] dell'antroposofia nel senso pieno del termine... L'opera di Tomberg appartiene a questa letteratura secondaria perché tutte le sue idee principali sono derivate dall'antroposofia di Rudolf Steiner. L'antroposofia può continuare molto bene ad esistere senza l'opera di Tomberg, ma l'opera di Tomberg è impensabile senza l'antroposofia. In altre parole, il rapporto è quello dell'originale rispetto ad una copia, o di un libro rispetto ad unsuo commento” ((106)).

Ora in inglese l'espressione “secundary literature” indica in senso tecnico tutte le opere di autori vari che parlano di un certo autore. Ora si dà il caso che nelle opere del primo periodo di Tomberg egli citi Steiner solo occasionalmente (a parte il suo commento della Meditazione sulla pietra di fondazione di Steiner), e tratti gli argomenti a proprio nome, nonostante il retroterra evidentemente antroposofico. Per questo in Italia in casi come questi noi parliamo più correttamente di seconda letteratura (e non di letteratura secondaria). Comunque si voglia intendere questa espressione di Prokofieff, occorre dire che se prendessimo sul serio il giudizio sminuitivo che egli dà di tutti gli autori di letteratura secondaria (o di seconda letteratura), questo si dovrebbe necessariamente riferire anche alle sue stesse opere, in cui tra l'altro numerosissime sono le citazioni di Steiner. Però...

63) E' non solo intuitivamente ed emotivamente inaccettabile relegare tutti i contributi conoscitivi degli antroposofi nell'ambito della semplice esegesi delle opere di Steiner (ambito delle copie rispetto all'originale), ma ciò risulta anche evidentemente falso dall'esame di tutti i concetti espressi da tali studiosi, molti dei quali (anche ammiratori di Prokofieff) probabilmente saranno molto imbarazzati di fronte ad un tale giudizio.

Infatti dall'esame delle opere di molti autori steineriani si potrà vedere che anche se gran parte delle idee proposte risultano una riesposizione di quelle steineriane, altre derivano da profonde riflessioni sulle stesse, ed altre infine sono del tutto originali, pur ampliando le idee di base di Steiner o non essendo comunque in contraddizione con queste. Naturalmente anche alcune di queste idee originali possono essere errate. Un esempio di idea originale ma priva di logica e verosimiglianza è quella dello stesso Prokokofieff, secondo cui il monumento in cui la Sofia si incarnò per la prima volta [!?] fu il primo Goetheanum. Chi conosce Steiner sa che un'idea del genere non sarebbe mai potuta venirgli in mente. Se è vero che l'antroposofia è una scienza (sia pure dello spirito), applicando per analogia il criterio esposto da Prokokofieff dovremmo dire che quella di Jung è solo letteratura psicanalitica secondaria, essendo egli venuto dopo Freud, padre fondatore della psicanalisi stessa, mentre è evidente la superiorità stessa dell'allievo rispetto al maestro. Chi volesse a tutti i costi sostenere il criterio di Prokofieff potrebbe naturalmente dire che l'antroposofia vale per tutta l'epoca di Michele, cioè ancora almeno per trecento anni, poi si vedrà; ma v'è il forte rischio che l'astrazione assoluta di un simile modo di pensare possa condurre le schiere di quanti si reincarneranno fra più di trecento anni a voler anzi eternizzare l'antroposofia e le sue istituzioni nelle forme tradizionali. Si noti bene che nelle precedenti riflessioni riguardo alle idee originali degli antroposofi non abbiamo neanche preso in considerazione quelle derivate da effettive esperienze iniziatiche; ma chi ha l'autorità di giudicare che anche quelle siano impossibili o comunque ripetitive rispetto a quelle di Steiner? Vediamo dunque come a sostegno delle sue tesi di fondo l'autore non si accorga di cadere in un ginepraio di paradossi ed assunti indimostrabili. Egli continua poi con la seguente citazione di Tomberg: “E' difficile separare l'aria che si è respirata dall'aria del mondo esterno, e allo stesso modo l'autore trova difficile tracciare una linea tra ciò che egli ha elaborato personalmente col pensiero e ciò che ha ricevuto da R. Steiner”((106)).

Questa è un'esperienza che molti cultori di antroposofia avranno certo fatto personalmente; eppure ecco come commenta Prokokofieff: “E' sufficiente tale paragone per smascherare Tomberg. Infatti nella vita reale ogni essere umano può distinguere tra ciò che egli ha personalmente esperito e ciò che ha esperito un'altra persona” ((106)). Purtroppo anche questo commento al semplice concetto della suddetta citazione evidenzia l'incapacità di Prokofieff (almeno in questo libro) di comprendere l'essenza dei concetti a partire dal normale modo di esprimersi. Qui egli parla di 'esperienze', mentre Tomberg si riferisce ai 'concetti'. Certamente è sempre possibile distinguere tra l'esperienza di ciò che vediamo e udiamo noi e di ciò che vedono ed odono gli altri, ma non è sempre così per le idee. Rispetto alle idee che siano state a lungo elaborate a partire da idee altrui e vengano espresse in forma originale, le parole citate di Tomberg appaiono del tutto appropriate. In seguito...

P31) L'autore accusa Tomberg di plagio nei confronti di Steiner, perché egli avrebbe usato sue citazioni in modo inesatto. Eppure a suffragio di tale grave accusa, nonostante il metodo 'citatorio' ampiamente applicato in questo e negli altri suoi libri, a suffragio di questa affermazione egli non cita neppure un caso! Per quel che posso ricordare dalla lettura delle opere di Tomberg, non ho mai avuto sentore di distorsioni di affermazioni di R. Steiner.

P32) Egli accusa anche Tomberg (riferendo tra l'altro un parere di Marie Steiner) di “ambizione occulta”, precisando che questa può essere “compatibile con una grande umiltà nella vitadi ogni giorno” ((107)). A parte la spigliatezza con cui vien fatta tale accusa di ambizione da chi al momento di scrivere questo libro era già agli onori dell'altare ed è oggi ai vertici della Società Antroposofica...

64) L'accusa a Tomberg di ambizione occulta viene desunta da testimonianze indirette, senza mettere in dubbio né la loro attendibilità, né la loro precisione, né si prendono in considerazione le possibili motivazioni di certi comportamenti di Tomberg apparentemente criticabili.

In sostanza le altre due accuse principali qui rivolte a Tomberg sono:

P33)
– a) Tomberg quando era ancora membro della Società Antroposofica avrebbe cercato di agire troppo autonomamente.
– b) Egli avrebbe rivelato proprie ed altrui precedenti incarnazioni.

Rispetto al primo punto si può prendere in considerazione il fatto che...

65) Non sempre il fatto di prendere iniziative personali è sintomo di ambizione; in certi casi, anche per venire incontro alle richieste ed aspettative dei propri estimatori, per esprimere dei contenuti originali tali iniziative possono essere anche indispensabili. Quanto al secondo caso...

66) – a) Non è detto che le indicazioni di passate incarnazioni attribuite a Tomberg siano state sue dirette rivelazioni. Almeno nei casi più improbabili è possibile che queste derivino da errate interpretazioni di sue affermazioni da parte di persone a lui vicine. (Si veda più oltre anche l'articolo di Liesel Heckmann).

Come sia facile prendere abbagli in tal senso è dimostrato dal fatto stesso che fin dai primi anni della brillante carriera di Prokofieff era ampiamente diffusa una voce (naturalmente a livello confidenziale) secondo cui egli fosse lo stesso Steiner reincarnato. Eppure Prokofieff non ha mai affermato ciò! Inoltre...

– b) Può darsi che effettivamente in un certo periodo della sua vita Tomberg avesse effettivamente delle intuizioni sulle passate incarnazioni proprie ed altrui, forse alcune vere ed altre errate, che abbia ritenuto opportuno rivelarle e che qualcuno non le abbia mantenute riservate. In questo caso prima di fare il processo alle intenzioni di Tomberg, presupponendo la sua malafede, sarebbe comunque opportuno concedergli il beneficio del dubbio.

– c) In sostanza è possibile che in un certo periodo della sua vita Tomberg si sia trovato animicamente in una situazione 'mista', per certi aspetti moralmente ed esteriormente anche criticabile, che però sarebbe imprudente giudicare categoricamente.

Nell'epoca attuale, e ancora per un certo tempo (forse per tutta l'attuale quinta epoca di cultura) è ancora possibile la manifestazione di una doppia personalità nella stessa individualità. Se ad esempio si dovessero considerare molte opere d'arte, universalmente riconosciute grandi, in base al giudizio morale riservato ai loro autori con le categorie del loro tempo (o anche di altri tempi), ben poche si salverebbero. Lo stesso si può dire in senso generale per la letteratura spirituale ed esoterica. Naturalmente tale dissociazione tra le opere e la situazione morale dei loro autori sarà sempre meno possibile in futuro, in particolare a partire dalla sesta epoca di cultura.

Vorrei in questo contesto porre in evidenza quanto detto dallo stesso Hugo de Paganis nel caso di Gabrele Dannunzio, che ritengo un'affermazione legittima: Che il D’Annunzio poeta possa piacere o meno non è in questione. Ognuno ha la propria sensibilità in proposito. La questione è il valore spirituale di taluni aspetti di D’Annunzio, il quale non può essere cristallizzato in un suo aspetto di un preciso momento della storia della sua vita. Questi aspetti spirituali, per ignoranza o malevolenza, non li si vuole vedere, non si vuole approfondirli, vederne le cause profonde. Non basta dire: ho letto questa frase nel Dottore – in opere che conosco e alle quali mi sono dedicato per decenni – perché D’Annunzio è stato anche altro. (vedi qui)

Perché tale pensiero, non lo si porta a conseguenze che si presentano sommamente sgradevoli, anche con altre figure del movimento antroposofico, per esempio con Tomberg?

CITAZIONE
Ma a parte tutte queste considerazioni, ciò che più conta è che...

67) Anche qualora si riuscisse a dimostrare inequivocabilmente il comportamento riprovevole di Tomberg nel rivelare passate incarnazioni (ciò che forse più di ogni altra cosa lo squalificherebbe agli occhi degli antroposofi) ciò non dimostrerebbe affatto il suo gesuitismo (non foss'altro perché i gesuiti 'doc' mai e poi mai parlerebbero di reincarnazione) né che egli non si sia in seguito evoluto mutando il proprio comportamento. Infatti neppure Prokofieff mette direttamente in relazione il comportamento di Tomberg nel suo periodo antroposofico con il gesuitismo, ma cerca semplicemente di sminuirne in ogni modo la personalità. Curiosamente, ma significativamente rispetto alla difficoltà di giudicare le persone ove non si tenga conto dell'evoluzione nelle loro biografie...

68) Osservando dall'esterno gli intrecci nella biografia di Tomberg dal punto di vista dell'ambizione spirituale, si delinea un certo 'intreccio e inversione del destino': nel periodo antroposofico della sua vita in cui sembra evidente una certa ambizione spirituale, non v'è traccia nelle sue opere scritte (e neppure nelle sue relazioni umane) di giudizi laudativi dei gesuiti, mentre nel successivo periodo 'cattolico', in cui nelle sue opere sono presenti alcuni giudizi positivi sui gesuiti, il contenuto morale di tali opere e le testimonianze sulla sua biografia parlano in favore di una sua notevole umiltà nel senso pieno del termine.

L'autore continua poi: “Tale ambizione si presenta già nella prima lettera a R. Steiner (1920). In questa il giovane scrive al maestro quasi sessantenne che egli era giunto alla convinzione che il suo insegnamento 'non è ciarlataneria, e Lei sa certamente quel che dice'. Così non è sorprendente che nessuna delle due lettere di Tomberg abbia apparentemente ricevuto risposta”((111)). A parte il fatto che non si può dimostrare con certezza che Steiner non abbia risposto, almeno nel caso di questa lettera egli forse ha semplicemente preso atto dell'apprezzamento di Tomberg, non ritenendo indispensabile rispondere, probabilmenteanche per ragioni pratiche di tempo. Ma non troviamo comunque in questo esempio alcunché di arrogante da parte di Tomberg, come Prokofieff vorrebbe far credere. Egli considera la cosa dal punto di vista del tutto astratto: da una parte v'è il maestro, e dall'altra l'allievo che dovrebbe darne per scontata la grandezza e non permettersi alcun apprezzamento, neppure positivo. Ma nel vissuto reale di Tomberg le cose stavano ben diversamente: non essendo ancora un antroposofo navigato, egli comunica ingenuamente la propria esperienza senza porsi problemi di sudditanza psicologica. Questo è il modo semplice e naturale con cui si svolgono le relazioni umane nella vita. Basta il buon senso del lettore per comprendere l'astrazione intellettuale dell'accusa in questione di Prokofieff, cosa che dovrebbe almeno predisporre a valutare seriamente se questi non mantenga tale attitudine anche nelle altre accuse ed analisi del suo libro.

P34) Prokofieff cita un altro periodo della vita di Tomberg, presentando quest'ultimo come uno spione (pur senza usare questo termine).

Egli ricorda come durante la guerra fredda Tomberg lavorasse presso la B.B.C. come ascoltatore e traduttore delle trasmissioni radiofoniche russe, insinuando con ciò che la sua condizione di cattolico convertito stridesse moralmente con tale attività. Ma a parte il fatto che al fine di opporsi all'ideologia comunista anche una simile attività spionistica sarebbe forse stata giustificabile, resta il fatto che di vero spionaggio non si trattava, poiché, come risulta anche dalla citazione di M. Kriele (a piè pag. 113 del libro) le trasmissioni ascoltate da Tomberg erano pubbliche in Russia. L'autore continua poi: “... Ciò è indicato non solo dal fatto che egli rifiutò il permesso a ripubblicare le sue prime opere (secondo un'altra versione, egli voleva persino che venissero distrutte), ma soprattutto dai suoi tentativi nel libro dei 'Tarocchi' di sopprimere ogni ricordo dei suoi quasi trent'anni di studio dell'antroposofia” ((114)).

L'ultima parte di questa citazione non è altro che una riproposizione della teoria dell'omissione rinfacciata a Tomberg, di cui si è già parlato. Anche riguardo almancato permesso di ripubblicare le sue prime opere si è già discusso. Ma per quanto riguarda la frase tra parentesi, essa appare gratuita e altamente improbabile per il suo estremismo ed anche per l'irrealizzabilità pratica; riteniamo soprattutto scorretto non citare neppure la fonte di ciò che viene ventilato come semplice diceria.

Sulla scia delle sue indebite deduzioni, l'autore argomenta nel senso che...

P35) Nel libro dei Tarocchi Tomberg avrebbe fatto di tutto per far dimenticare il suo intenso interesse per l'antroposofia negli anni passati. Egli afferma: “... nel libro dei Tarocchi [egli cercò di] sopprimere ogni ricordo del suo studio quasi trentennale dell'antroposofia [corsivo dell'autore] ((114)). E più oltre: “Rudolf Steiner viene talora menzionato. Ma ciò non dà mai l'impressione che l'autore abbia studiato le opere di quest'ultimo con grande interesse e abbia scritto un'intera serie di articoli in proposito”. Egli prosegue poi: “Per molti anni egli non considererà più Rudolf Steiner come l'ideale del vero 'maestro' cristiano, ma riconobbe tale figura in Philippe de Lyon, maestro occulto di Papus” ((115)). A ciò si può semplicemente rispondere che l'intento di fondo di Tomberg era quello di esporre le proprie riflessioni sui Tarocchi e sulla sua concezione dell'ermetismo, per cui tutte le citazioni sono a ciò funzionali, e il fatto che egli citi Steiner in un certo modo di per sé non può dare al lettore che non lo conosce né l'impressione che Tomberg lo conosca profondamente, né quella contraria. Il fatto poi che Tomberg parli del Cristo come dell'unico vero Maestro, e che citi P. de Lyon come uno degli altri maestri della storia non significa che egli volesse svalutare Steiner. Come abbiamo già detto, l'assunto di Tomberg non era quello di fare un elenco e una classifica di tutti i maestri cristiani della storia.

E' curioso come Prokofieff esca dal tema di fondo del proprio libro con le precedenti accuse a Tomberg, e pretenda poi indirettamente che anche questi scantoni dal tema principale del proprio libro. Per dire tutto ciò che Tomberg voleva effettivamente dire, e contemporaneamente tutto ciò che Prokofieff pretenderebbe da lui, avrebbe dovuto scrivere un libro almeno tre volte più lungo del pur voluminoso libro dei Tarocchi, col rischio naturalmente di non vivere abbastanza a lungo per completarlo... Si può certo obiettare che molte verità antroposofiche si potrebbero comunque citare telegraficamente; ma Tomberg nelle ultime opere ha scelto la strada di elaborare lungamente i concetti espressi, che applicata alle suddette verità avrebbe comportato la riproposizione di opere anche formalmente antroposofiche, il che non era il suo assunto. A nostro avviso però le ultime due opere di Tomberg sono nella sostanza antroposofiche, perché applicano lo spirito e la forza di pensiero dell'antroposofia. Si tratta naturalmente di un giudizio personale non dimostrabile sul piano delle altre argomentazioni della nostra analisi, e lo lasciamo come tale alla valutazione del lettore.

L'autore continua ancora: “Tomberg descrive l'evoluzione spirituale di Papus e la sua ispirazione ermetica che ricevette in gioventù e lo guidò, raggiungendo la sua piena realizzazione nell'anno 1917. Ma Papus era già morto nel 1916... è ovvio dall'intero passo che... egli era già consapevole di essere ispirato da Papus dal 1917 in poi” ((116)). Qui, supposto che Tomberg non sia incorso in un errore di data, tutto quanto citato può semplicemente significare che l'evoluzione di Papus continuò nel dopo morte (a livello di presa di coscienza e di impulso per un salto di qualità nella sua prossima vita). Ma egli in tale contesto non dice in alcun modo che vi sia stato un influsso particolare (che Prokofieff definirebbe plagiario) di Papus su di lui.

Prokokofieff riporta anche la seguente citazione di una lettera di Marie Steiner a Frau von Dumpff del 25 marzo 1936: “Egli [Tomberg quale membro della Prima Classe] ha l'obbligo di non appartenere ad alcun'altra forma di esoterismo, e se intende partecipare a qualche altra forma di esoterismo, allora deve farlo al di fuori della Classe e non può più appartenervi... Dobbiamo proteggere la Classe da nuove forme di esoterismo. Così dobbiamo scegliere tra la nuova corrente Belosvetov-Tomberg e quella data dal Dr. Steiner. Non basta voler lasciare ogni cosa non chiara perché ciò si rivela conveniente... Egli nega così ...che l'insegnamento sapienziale del Dr. Steiner possegga un'attiva forza vivente” ((116)). M. Steiner ha perfettamente ragione nel chiedere chiarezza nei comportamenti degli antroposofi, perché è proprio ciò che è mancato nella storia della Società Antroposofica, del movimento antroposofico e dei loro intrecci. Secessioni, cause legali (anche al momento di scrittura del presente saggio) e ambiguità hanno sempre contrassegnato la storia dell'antroposofia, ed è soprattutto per questo (non tanto perché sia intellettualmente difficile) che l'antroposofia incarnata nei suoi cultori e rappresentanti trasmette spesso all'esterno un'impressione di supponenza e di tristezza, se non anche di arroganza. Il terreno di cultura di tutto ciò è però l'attitudine 'protezionistica' nutrita anche da M. Steiner (a differenza di Ita Wegman e tanti altri). La chiarezza spirituale avrebbe richiesto che Tomberg fosse stato espulso dalla Classe e/o dalla Società Antroposofica, aziché 'fatto dimettere' con metodo tutto 'politico', qualora avesse infranto i regolamenti; in caso contrario in ogni organizzazione occorre accettare tutti i membri con le loro idee, nella speranza che le idee buone abbiano la meglio su quelle cattive. Si tratta di instaurare una cultura della redenzione al posto di quella delle trincee; contro questa necessità si ventila oggi il problema fuorviante del gesuitismo di presunti 'antroposofi eretici'.

Il capitolo continua poi presentando alcune testimonianze che evidenziano il netto mutamento di personalità di Tomberg nel secondo periodo della sua vita. L'autore presenta le cose insinuando che ciò sia indicativo dell'influsso gesuitico su Tomberg stesso. In due citazioni di S. Lubenski leggiamo: “Egli fu posto poi in una prigionia occulta” – “da chi?” gli fu chiesto - “Beh, dalla Chiesa Cattolica Romana” ((121)). Quindi non specificamente dal gesuitismo. Qui è comunque facile comprendere il giudizio sulla natura di 'prigionia' della situazione di Tomberg se si tien conto che chi lo pronuncia era mal disposto verso la Chiesa Cattolica stessa. Lubenski dice ancora: “egli non sa più nulla, ora è semplicemente un'anima tra i milioni di anime umane assetate di giustizia. Per poter conseguire ciò, egli ha assunto l'aiuto della disciplina [non sappiamo di chi sia il corsivo] della madre Chiesa di Roma, per sottomettersi a tale disciplina” ((nota 402 a p. 215)). Qui, specialmente in relazionealla disciplina, non v'è alcuna menzione dei gesuiti e dei loro esercizi, ma solamente della Chiesa Cattolica nel suo insieme. In merito alla questione del mutamento di personalità, aggiungiamo solo che è sufficiente un tipo di evoluzione personale in cui si debba manifestare una nuova importante missione in individualità particolarmente avviate nel cammino di ricerca spirituale per render conto di simili trasformazioni.

Il capitolo si chiude poi trattando il problema del male. Qui invitiamo il lettore a stringere i denti di fronte al solito modo irritante di Prokofieff di far dire a Tomberg ciò che questi non voleva dire, ossia che il male non sia conoscibile e che non esista una doppia o triplice differenziazione nelle manifestazioni del male.

69) Ciò che Tomberg afferma nelle citazioni riportate non è affatto in contraddizione con le altre citazioni di Steiner, con la sua visione generale del problema del male e con la Lotta di Michele contro di questo. Tomberg afferma solamente due cose:

a) Che il male non si può conoscere 'direttamente', cioè ad un livello intuitivo di totale immersione nelle entità maligne, ma si dovrebbe solo osservare fenomenologicamente, diversamente da quanto è giusto e possibile fare con le entità benigne. Il concetto da lui espresso è molto generale, e si può certo discutere ed approfondire, ma non ha nulla a che vedere con la negazione di Lucifero ed Arimane.

b) Gli antroposofi spendono fin troppe energie a catalogare il male e tutti i fatti del mondo entro le categorie 'luciferica' ed 'arimanica'. Egli non intende dire che queste non esistano e che ciò non sia possibile, ma pone semplicemente l'enfasi sulla tristezza che deriva da tale attitudine che si limita alle catalogazioni, alla quale egli contrappone quella della contemplazione del bene; in termini strettamente antroposofici possiamo chiamarla attitudine della positività.

Il capitolo si chiude col ritornello: “Tomberg fu posto in prigionia occulta dai gesuiti [corsivo dell'autore], e di conseguenza pose tutti i suoi occulti talenti e la sua conoscenza a disposizione della corrente gesuitica nella Chiesa Cattolica Romana. Tomberg rimase apparentemente inconsapevole di ciò fino alla fine dei suoi giorni, e questo rappresenta la profonda tragedia della sua vita” ((121)).
view post Posted: 10/12/2013, 10:06 La chiamata di Montecorvo - Attualità
CITAZIONE
Isidoro scrive su Ecoantroposophia:
E concludo con una affermazione derivata che forse vi sembrerà molto strana:
NOI SIAMO PIU’DESTI DI LORO! (se non fosse una mia traveggola, ciò implicherebbe molte cose).

Ieri sera ho finito di leggere un libro di Paolo Gentilli dal titolo La chiamata di Montecorvo del 1947.

E' una storia ambientata nel futuro: primi secoli del terzo millennio, c'è una guerra tra bianchi e gialli, e i bianchi riescono a respingerli, c'è un maresciallo che ha preso il comando delle forze armate, che finita la guerra, guida (da dittatore) lo stato assieme a una confraternita di venerabili. La confraternita ha come scopo, quello di far sparire (attraverso il braccio dell'esercito), gli antroposofi reincarnati perché col loro pensare desto, minacciano i disegni di diminio della confraternita, e soprattutto perché contagiano gli altri del popolo. Steiner viene cancellato dalla storia, e i pochi "risvegliati" nemmeno si conoscono tra loro, ma qualcosa di spirituale li unisce. Il libro finisce con un colpo di stato da parte del Maggiore Montecorvo, che evocando a se tutti gli spiriti "ribelli" allo status-quo, attraverso il suo esempio di uomo d'onore, ma specialmente dopo il suo assassinio, induce gli altri ufficiali a marciare con i carri armati, verso il castello dei venerabili riuniti in consiglio segreto.

Il libro è carino, specialmente per le tematiche trattate e per come è stato scritto, ma il finale mi sembra non in conformità con il messaggio cristiano. Ovvero un colpo di stato da parte dell'esercito per ristabilire la supremazia del popolo, rispetto all'oligarchia magica dei venerabili, alleati con il capo di stato. Mah! Ci dovrò riflettere ancora.
view post Posted: 2/12/2013, 17:51 ISON - la stella cometa - Attualità
Comet_ISON_C2_before-after_anim

In questo avvento, abbiamo una conformazione cosmica che ricorda il Natale di Gesù: la stella cometa. Il caso(?) ha deciso che tale stella sia stata chiamata ISON: in inglese: I Son = Io Figlio. Questa coincidenza, sommata alle profezie che fanno riferimento alla seconda venuta del Cristo nel piano eterico, in questi tempi, mi spinge a riprendere gli accenni con cui Steiner caratterizzava le comete.

Ricordo che qualche mese fa lessi il libro di Rudolf Steiner - Sulla via di Damasco. Il nuovo avvento (1910), ricordo che nelle prime conferenze, Steiner parlava della Cometa di Halley, allora presente nei cieli d'Europa. Lui diceva che la presenza di una cometa è come una rottura dei ritmi cosmici. Come quando la pianta cresce e produce foglie, e foglie e ad un certo punto spunta un fiore, qualcosa di nuovo è sopraggiunto.

Questa è la recensione che feci di quelle conferenze:
CITAZIONE
(1910) Profezie sul ritorno del Cristo

Conferenze che riportano la centralità dei compiti dell'antroposofia: preparare un popolo per riconoscere, dopo la fine del kali yuga (1899), le nuove facoltà spirituali nascenti in sempre più individui, cosicché per alcuni sarà possibile riconoscere il Cristo nel piano eterico. Tra il 1930 e il 1940 ci sarebbero dovuti essere molti di questi individui, ma la maggior parte di essi morirono nella II guerra mondiale e allora si sarebbe verificata la seconda possibilità che Steiner prospettava in queste conferenze, ovvero la possibilità che questo clamoroso evento del ritorno del Cristo nel piano eterico, sarebbe potuto passare inosservato, così come successe per moltissimi al tempo dell'evento del Golgota, in cui solo pochi discepoli capirono cosa fosse veramente accaduto. A Saul di Tarso fu concessa la Grazia di vedere il Cristo in eterico, mentre oggi la grazia di allora, sarebbe potuta nascere in maniera naturale.

Il "materialismo" contemporaneo sta distruggendo nel nascere quel piccolo baluginare di tenui percezioni spirituali, soffocandole con psicofarmaci e una cultura che squalifica chi manifesta questa tipologia di fatti.

Il volume si conclude con le tre conferenze di Steiner a Roma. Il libro andrebbe acquistato solo per quelle, in cui ripercorre da un lato sempre nuovo, le differenze tra le iniziazioni ascetica e mistica adatte alla conformazione dell'uomo del passato e l'iniziazione rusicruciana adatta all'uomo moderno. E la figura del Buddha e il suo lavoro odierno a favore del cristianesimo, e le profezie sul Maitreya Buddha.

Poiché non ce l'ho a portata di mano, da internet prendo spunto utilizzando il seguente post:


Secondo Rudolf Steiner le comete rappresenterebbero l’incarnazione del femminile primordiale cosmico ed hanno natura elementale. Portano con sé sempre qualcosa di ‘rivoluzionario’ e ad intervalli irregolari appaiono nel cielo per facilitare certi avanzamenti fisico-eterici nell’uomo. Appaiono cioè quando l’umanità si trova a un punto fondamentale nel corso dell’evoluzione spirituale, per innescare il processo di nascita di nuove facoltà psico-sensoriali. Attenzione particolare è dovuta al fatto che l’influenza delle comete agisce sia su uomini che su donne (in quanto esistono caratteristiche femminili in ambo i sessi) – e quest’influsso cometario sarà portatore di energie preistoriche e primitive di natura astrale, istintiva, sentimentale e passionale. Quanto più ‘femminile’ sarà la natura di un individuo, tanto più sarà costui permeabile all’azione delle comete. Il cervello, nella sua parte femminile, è molto più aperto alla novità e al rinnovamento rispetto alla parte maschile, che invece ha difficoltà ad accettare sovversioni e cambiamenti (II).

Ogni cometa ha la sua particolare funzione, specifica rispetto all’epoca storica in cui si manifesta. In generale, le comete aiutano lo sviluppo dell’autocoscienza e l’evoluzione dell’Io umano. La cometa Halley, apparsa nel 1759, 1835, 1910 e 1986, avrebbe, secondo Steiner, progressivamente modificato la struttura del cervello umano in modo da rendere possibile la nascita dell’Illuminismo, cioè l’era della ragione e della logica, capostipiti della scienza moderna. Senza il passaggio della cometa Halley, non sarebbe stato possibile per l’uomo creare la chimica, l’enciclopedia e molti scritti medico-scientifici che hanno rivoluzionato, per esempio, il modo di curare malattie o investigare il mondo, rispetto ai secoli e millenni precedenti (Halley sarebbe oggi una cometa ‘fuori moda’ poiché spingerebbe le menti ancora di più nel materialismo e la sua influenza, secondo Steiner, andrebbe combattuta).

Che cosa porteranno le comete Panstarrs e Ison? Se inserite nell’attuale contesto storico – 2012/ Fine dei Tempi – si possono fare delle supposizioni.

Non siamo, in effetti, entrati o comunque astrologicamente prossimi all’Età dell’Acquario? Forse troppo poche persone sanno che il 2012, profetizzato come “fine del tempo” non solo dai Maya ma da altre antiche tradizioni (III) – è in effetti la data simbolo per il chiudersi di certi cicli cosmici, compresa la fine del “Kali Yuga” (cioè “l’età nera” o l’era del materialismo).

A questa fine seguirebbe una nuova era di ‘riapertura’ dell’uomo al mondo spirituale, quella realtà soprasensibile che la ragione, la logica e la scienza naturale hanno fin’ora negato, per determinate ragioni evolutive (cioè per permettere all’uomo di sviluppare la coscienza atea e il libero arbitrio).

Per poter comprendere e vivere personalmente i grandi tesori della fase ‘ascensionale’ del nuovo ciclo cosmico, non è forse necessario rinnovare le proprie facoltà intellettuali e percettive? Non è forse vero che qualcosa ‘sta cambiando’ profondamente nell’uomo contemporaneo? Bambini indaco, ‘sfere di luce’, avvistamenti UFO (il ritorno dei “Signori delle stelle” secondo i Maya); ‘cerchi nel grano’ (il vero grande mistero del XX secolo, inspiegabile per la scienza moderna); il dilagare di omosessualità e bisessualità, l’emancipazione sempre crescente delle donne, rivoluzioni e sommosse popolari (particolarmente quelle arabe), nonché il crescente dissesto geologico (terremoti, alluvioni, cambiamento del clima) – non sono forse sintomi di un cambiamento epocale globale?

E’ forse solo un caso che il 2013 vedrà eventi cosi eccezionali quali il passaggio di comete e asteroidi?

Molti ricorderanno la cometa che apparse la notte della Natività – che si sia Cristiani o Buddisti o Musulmani poco importa, la nascita di Gesù ha cambiato il corso della storia mondiale. Non è detto che le comete Panstarrs e Ison abbiano un effetto equivalente, è utile tuttavia prepararsi affinché il loro passaggio non provochi disastrosi effetti collaterali.

Le forze oscure contenute nella nostra psiche potrebbero venir sollecitate da questo ‘boom’ energetico stellare in senso negativo, se nella nostra vita sono presenti forti passioni, rancori, odio, depressioni, conflitti irrisolti, collere, stress psico-fisico. L’influenza delle comete, in generale, agisce in particolar modo su forza di volontà e libero arbitrio che sono, si sa, connessi a salute psichica e senso etico, cioè all’evoluzione dell’”IO”.

La vita umana sulla terra dipende dalla regolarità di certi ritmi cosmici (giorno/notte; sole e le quattro stagioni, luna e ciclo lunare) e fisiologici (sonno/veglia; ritmo respiratorio, circolazione del sangue ecc). Il regolare, ripetitivo e ciclico moto solare, lunare e planetario, assicura la nascita e crescita di tutte le creature viventi (umane, vegetali e animali) e la rotazione stessa del pianeta terra. Tutto ciò che invece accade irregolarmente, come il passaggio o caduta di meteoriti e comete è invece connesso, secondo Rudolf Steiner, a ciò che sviluppa la volontà e il libero arbitrio nell’uomo (e dunque il progresso della civiltà umana).

A priori tuttavia, c’è una sostanza fondamentale per lo sviluppo di forza di volontà e libero agire nell’uomo, una sostanza presente dovunque nel cosmo e sulla terra: il ferro, contenuto in grandi quantità anche in meteoriti e comete. Il latte materno non contiene praticamente ferro, e nonostante un neonato scalci parecchio, non si puo dire che abbia ancora pensiero indipendente o coscienza di sé. E’ solo con lo sviluppo del senso dell’Io che il bambino ha bisogno, e in effetti ricerca, tutti quegli alimenti che contengono ferro. Il ferro è infatti necessario, per Steiner, allo sviluppo della volontà e libero arbitrio e la mancanza di ferro nel sangue (anemia) determina una forza di volontà debole, carenza che in molti casi si manifesta esteriormente con voce fiacca, indecisione ed espressione verbale confusa (vedi nota IV).

Se il XXI secolo è dunque l’inizio di un nuovo ciclo cosmico (Età dell’Acquario, il “Quinto Sole” dei Maya, la nuova era di Abraham (V)) – il passaggio delle due super-comete Panstarrs e Ison potrebbe essere propedeutico alla nascita di nuove facoltà psichiche e percettive (vista eterica, “corpo di luce”, chiaroveggenza, dialogo con il soprasensibile) ma potrebbe anche rivelarsi un’incontro con allucinazioni e impulsi inconsci incontrollabili che possono spingere l’individuo alla follia e alla violenza.

Rudolf Steiner afferma che le comete hanno natura astrale, la loro sostanza è costituita principalmente da Kama, cioè ‘desiderio’, e una cometa che si avvicina ad un pianeta diventa polo d’attrazione per tutto cio’ che è contenuto nella dimensione astrale di quel pianeta, soprattutto per quanto riguarda il pianeta terra poiché l’uomo produce continuamente pensieri bruti, erronei, negativi. Questi pensieri sono, secondo la visione antroposofica, realtà, e passano nella dimensione astrale, dove continuano la loro esistenza. La sfera astrale, o psichica, o emozionale di un pianeta è riempita non solo con le normali sostanze del suo Essere psichico (il guardiano di quel pianeta) ma anche con tutte queste emanazioni e flussi astrali negativi prodotti dall’umanità. Ciò che ha natura meteoritica o cometaria cercherà sempre di inglobare in se stessa queste ombre oscure astrali, per rimuoverle dal sistema planetario (VI).

Una cometa dunque esercita in primo luogo potere d’attrazione verso queste dannose realtà astrali inglobandole in se stessa, per poi rilasciarle, superati i confini del sistema planetario, nello spazio cosmico. Di nuovo ricrea se stessa e riappare in un altro punto senza passare per lo spazio tridimensionale, riassorbe altra sostanza psichica dannosa e la rilascia in un altro punto e cosi via…

Secondo la dottrina dei Rosacroce, le comete possono essere paraboliche, ellittiche, iperboliche, di corta o lunga durata. Per la maggior parte, si muovono con moto parabolico e le loro orbite non avrebbero alcuna relazione evidente con il piano di rotazione cosmico. Questo fatto indicherebbe che le comete non possono essere considerate come parte del Sistema Solare, ma piuttosto dei visitatori provenienti da regioni spaziali interstellari. (VII)

Rudolf Steiner sembra confermare questa ipotesi quando accenna, in svariati interventi su astronomia e scienza moderna (VIII) che le comete non sono corpi celesti paragonabili ai pianeti, ma piuttosto dei “fenomeni di luce” non soggetti alla forza di gravità o coesione che regola l’intero sistema solare. Il loro moto parabolico, non chiuso o circolare, le renderebbe irregolari e imprevedibili, libere di apparire e scomparire di continuo da una regione all’altra dell’Universo come se fossero indipendenti dalle leggi dello spazio e della tridimensionalità. Fenomeni di luce che si rinnovano perpetuamente: nella sua corsa verso il sole, dal nucleo frontale della cometa nasce sempre nuova luce mentre nella coda si dissolve. Steiner afferma anche che nel fenomeno delle comete si manifesta uno speciale rapporto tra ponderabile e imponderabile, tra materia visibile e materia invisibile e la loro sfera d’azione si estenderebbe fino alla prima gerarchia celeste (Cherubini e Serafini).

Se ricordate quanto detto nell’articolo “L’Estasi del Cuore”, riguardo il ‘Carro di Fuoco’ o la ‘Merkaba’ o addirittura di navi spaziali, che verrebbero in soccorso all’umanità durante lo slittamento dei poli, per ‘salvare’ quelle anime pronte ad ‘ascendere’ nella nuova dimensione terrestre, per loro proprio merito e volontà – non direste che queste due Super-Comete, la PanSTARRS e ISON, che brilleranno sembra nei nostri cieli a marzo e novembre prossimi siano, con la loro straordinaria vicinanza alla terra e luminosità (tanto che sarà possibile osservarle a occhio nudo) – non direste dunque che queste due comete luminose siano dei veri e propri ‘messaggeri’ stellari che vengono a fare non solo ‘pulizia’ (a rimuovere cioè lo psichismo negativo) ma anche e soprattutto ad innescare nel flusso evolutivo della terra e dell’umanità dei preziosi aggiornamenti e nuove facoltà percettive senza le quali non sarebbe possibile stabilire e permettere un nuovo dialogo con il soprannaturale a livello planetario?

Una strana quanto eccitante coincidenza questo passaggio di super-comete nel presente momento storico che, se si verificherà, potrebbe confermare il fatto che il fermento culturale degli ultimi anni riferito alla fine di un’era e all’avvicinarsi di un nuovo mondo di luce non è solo speculazione commerciale ma un segno reale di cambiamento. Le comete, imprevedibili come sono, possono cambiare rotta o dissolversi nell’avvicinarsi al sole, tuttavia se confermata, la loro luminosa presenza nel cielo proverebbe che siamo davvero entrati in una nuova, rivoluzionaria era cosmica.

Rudolf Steiner parla, a proposito di comete, di come l’Io dell’uomo riceverebbe, grazie al loro passaggio, nuovi organi fisici ed eterici che gli permetterebbero continua evoluzione e crescita spirituale. Afferma inoltre che l’intero pianeta trae beneficio dalla loro influenza ed è soprattutto nel mondo vegetale e animale che possono verificarsi fenomeni inconsueti, come il rigoglio di fiori e piante per esempio, in particolare l’uva cresciuta sotto l’influenza delle comete produrrebbe un’eccellente annata vinicola (VI).

Che dire dunque?

Chi vivrà vedrà… Il nostro consiglio è di rafforzare la propria forza di volontà (capire cioè chi si è veramente e cosa si vuole), disintossicarsi da vecchi rancori e dolori e soprattutto, ‘ascoltarsi’ ed ascoltare il mondo… Stiamo vivendo una transizione epocale straordinaria che presto si potrebbe rivelare come tale in modo inequivocabile. Molto presto, a marzo e novembre, questi inequivocabili segni di rinnovamento attraverseranno il nostro cielo.

Siate pronti!


Ecco, poiché da ieri siamo entrati nel periodo di Avvento e poiché l'influsso (anche negativo) della cometa, come diceva l'autore del post che ho citato, si sta facendo sentire (vedi come esempio, lo scaldarsi degli animi in Ecoantroposophia.it), ripropongo le letture di domenica: Is 2:1-5, Rm 13:11-14a, e il vangelo Mt 24:37-44.

Da una omelia di Giovanni Vannucci su queste letture:
CITAZIONE
Siate svegli, il Figlio dell’Uomo verrà inaspettatamente, salverà chi ha gli occhi aperti ai segni che lo annunceranno (Mt 24, 44). Siate svegli! è la ricorrente parola della predicazione di Cristo. Da quale sonno dobbiamo svegliarci?

Vari sono i generi di sonno, e vari i modi del risveglio. Vi è il sonno corporeo che conclude una giornata laboriosa e, nel riposo, ristora le forze necessario alla continuazione della vita. Vi è il sonno dell’abulia, dell’inerzia di chi si lascia vivere trascinato dalla corrente della vita come una pagliuzza. Vi è l’assopimento che accompagna la crisi che deciderà l’esito di una malattia grave.

Ognuno di essi è seguito da un correlativo risveglio, ma non ad essi allude il comando di Cristo: Siate svegli! Egli addita un sonno sottile in cui può essere immerso l’uomo più attivo e operoso, il sonno della mente e del cuore, il sonno in cui viene a trovarsi la maggioranza delle coscienze umane, che impedisce la chiara presa di coscienza del destino eterno e divino di ognuno, e che assopisce ogni nobile anelito all’ascesa e all’elevazione.

Siate svegli! nell’esperienza cristiana vuol dire: aprite gli occhi alla qualità divino umana apparsa nell’archetipo dell’uomo, nel Figlio dell’Uomo: Gesù Cristo; aprendo gli occhi, incamminatevi decisamente a raggiungere la sua statura. Gesù Cristo, unione sostanziale della natura eterna del Divino e della peribile natura del mortale, non si differenzia né da Dio né dall’uomo, ma è insieme uomo e Dio, Dio e uomo. «Chi vede me vede il Padre, chi accoglie voi accoglie me, chi accoglie me accoglie Colui che mi ha inviato». Nella persona di Cristo immanenza e trascendenza, materia e Spirito, Dio e
uomo sono posti sullo stesso piano, e questa identità degli opposti, se vissuta dall’umana coscienza, conduce al miracolo della redenzione per cui l’innocente espia per il peccatore e lo Spirito purissimo agonizza nella materia.

Questa realtà ci sgomenta, lo sgomento ci fa ripiegare nel sonno.

Nel sonno, come i contemporanei di Noè, non ci è dato di vedere quello che i risvegliati scorgono: «Due saranno nel campo, uno verrà assorbito dalla veniente luce, l’altro rimarrà preso dalle divagazioni dell’esistenza intorpidita. Due donne staranno macinando il grano alla mola, una sarà assorbita dalla nuova manifestazione di Dio, l’altra continuerà a ripetere lo stesso sfibrante movimento» (Mt 24, 40-41)

...

Ora mi è venuto da associare questa veniente luce, con la luce della cometa ISON che sta passando ora (tutto dicembre e parte di gennaio) sopra la Terra.

Ritornando alle problematiche sorte in Ecoantroposophia, io sono concorde con Balin e Savriti, sul fatto di calmare gli animi, in quanto credo che nonostante sia giusto indagare sul passato della S.A. e sulle figure che ne furono protagoniste, se questo indagare rovina i rapporti tra gli attuali portatori dello spirito antroposofico, ovvero noi, anche se con atteggiamenti e talenti differenti, allora questo si trasforma in un male.

Siamo noi, che oggi portiamo lo spirito antroposofico nel mondo, con i nostri limiti, i nostri errori, ma anche con i nostri nuovi impulsi. Il partire da un movimento ideale è una astrazione che non corrisponde alla realtà. Oggi ci siamo noi e da noi dobbiamo muovere. Quindi lo squalificarci a vicenda non è fruttuoso e ci addormenta e non ci fa vedere il disegno generale. Quindi propongo una meditazione sull'immagine del Dio-Logos inchiodato alla croce, con i ladroni a destra e sinistra. Se Lui ha deciso di morire per salvare tutti gli uomini, chi siamo noi per giudicare che questo o quello siano meno degni di questo amore?

La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Ef 6,12 E che ora, scacciati dai cieli da Michele, abitano nelle nostre menti.

Un abbraccio a tutti Pierfrancesco
144 replies since 12/10/2010