| Amici carissimi,
rispondo sia a Sandro che a Pierfrancesco, sperando di riuscire a sintetizzare quel che ho da dire in un quadro più generale possibile.
Mi sembra che si sia posto l'accento sugli aspetti di "gruppo" e "rito" in misura che forse eccede l'impulso, individuale, che dovremmo poter riscontrare nella Filosofia della Libertà, e che solo può giustificare, e per questo fluidificare e risolvere, ogni aspetto problematico delle meditazioni di gruppo, e più ancora, delle operazioni rituali "di catena" o altro.
Quel che mi sembra di notare è una tendenza, peraltro più comune di quanto non si supponga, a spostare fuori di sè il fulcro e la ragione del procedere, con ciò "contaminando" (scusate il termine brutale) di realismo metafisico l'esigenza di indagare, nella sua nudità e purezza, l'unico "reale" che ci sia dato d'incontrare nella chiara esperienza di veglia: l'attività del pensare "in sè e per sè".
Riconosco, nelle parole di Sandro, un aspetto "immaginifico" che si è potuto esprimere nell'ambito dei gruppi solo dopo la morte di Mimma Benvenuti, e questo nonostante Alfredo Rubino, nella sua fedeltà integrale a Massimo Scaligero, abbia cercato di tener ferma la rotta verso quest'esperienza dell'"in sè" del pensare, così logicamente prioritaria rispetto ad ogni aspetto spirituale realisticamente percepito.
Intanto una precisazione: l'eterizzazione del sangue è un dono che scaturisce, per ogni essere umano, dal Sacrificio del Golgota. In quanto tale è trascendente rispetto alla coscienza di veglia.
Si giunge alla sua immanenza rigorosamente attraverso la contemplazione del pensare, ma vi si giunge individualmente, perchè in questo dono si manifesta la Sorgente dell'individualità.
Quindi nessuna "trasmissione" è oggi possibile solo per essere stati vicini al "Maestro", se non si intenda la trasmissione di un impulso che dev'essere individualmente realizzato, vicini o lontani che si possa essere.
Quel che può scaturire da un gruppo è solo il potere delle individualità che lo compongono, che possano liberamente armonizzarsi: quindi incontro e dialogo, piuttostochè azione "rituale", eccezionalmente possibile fino a un secolo fa ed oggi non più relativa al prorompere delle forze dell'anima cosciente.
E con questo giungo a Pierfrancesco e alle sue perplessità rispetto alle meditazioni di gruppo.
Certamente utili, a patto che siano, come scrivevo, il risultato del libero incontro delle individualità: un guardarsi negli occhi e decidere, per provvisorie e contingenti limitazioni spazio-temporali, la sincronia di un'azione che sia prima di tutto sincrona nei cuori e negli intendimenti.
Altrimenti è il mero tentativo di chi non sa incontrare, in sè, la Sorgente della propria individualità, e perciò tenta di spostare nell'incontro corale delle anime la Responsabilità, che è tutta e solo dell'Io.
Allora agisce di certo, come ti accade di presentire, Pierfrancesco, quella cupità di stati d'animo che è precisamente l'operazione occulta, sicuramente non di chi organizza una meditazione di gruppo, -l'intento è certamente onesto- ma di chi, da dietro le quinte, manovra verso un "millenarismo" che disorientando la vita dell'anima, la possa distrarre dal convergere verso la sua Luce, nel pensare.
Non stiamo andando verso una catastrofe, stiamo procedendo verso una Luce; certo attraverso contraddizioni; ma prima che possa giungere la fine di questa evoluzione ne vedremo il fiore spirituale, che già comincia a sbocciare: la sesta epoca.
Dobbiamo però iniziare a cogliere lo Spirito laddove ama manifestarsi, nell'assolutamente inaspettato, non più nella pelle abbandonata dal serpente di ciò che è trascorso.
E per chiarire meglio, mi permetterete un aneddoto della mia giovinezza:
Mi capitò d'incontrare un amico, trent'anni fa, che non vedevo da tempo. Il caso volle che fosse con me anche uno degli amici che costituivano il gruppo che allora (brutta parola) coordinavo.
Insomma, quest'amico, nella gioia di rivedermi, s'era messo a manifestare la sua contentezza nell'unico modo che sapesse esprimere: un resoconto dettagliato delle virtù erotiche di certe "signorine", le cui frequentazioni un tempo furono comuni a entrambi (confesso che ho vissuto) e un'esauriente panoramica sugli ultimi motori in voga, per chi avesse, come noi giovincelli, l'imprescindibile necessità di andarsi a sfasciare le ossa alla prima curva il più velocemente possibile.
L'altro mio amico del gruppo, una volta soli, non ebbe remore di manifestare il suo aperto dissenso per avere io accondisceso a quel turpiloquio, perfino con sorrisi sinceri. In breve, predicavo bene e razzolavo male.
Chi avesse avuto l'occhio interiore aperto per ciò che si esprime nell'anima, avrebbe visto fluire una Luce che si ammantava di rappresentazioni e contenuti certamente irrelativi, non possedendone altri, ed una tenebra che si rivestiva del più rigido rigore formale. Potei spiegare allora? Certo che no!
Buona Pentecoste a noi tutti
Edited by dottormistero - 7/6/2014, 11:40
|